Esce il 9 aprile di quarant'anni fa "Siamo solo noi", il pinnacolo artistico della carriera del cantautore italiano Vasco Rossi. Quantunque almeno per un decennio si renderà protagonista di prove più che valide, questo è a nostro parere il massimo disco del rocker di Zocca - incisivo, rilevante, sporco e romantico come non mai.
(il disco completo: https://tinyurl.com/4pdzsbx6)
Dopo due buoni dischi d'esordio, Vasco Rossi era giunto alla maturità nel 1980 con "Colpa d'Alfredo", album che arrivava alla completa definizione del personaggio Vasco: scapigliato, rocker, drogato, alcolizzato, erotomane eppure romantico e sornione osservatore sociale di provincia.
"Siamo solo noi" percorre la stessa rotta perfezionandola però con la sequenza di brani migliore realizzata nella carriera del nostro eroe da Zocca, Appennino Modenese, classe 1952. Al suo fianco troviamo le chitarre di Maurizio Solieri e Massimo Riva, il basso di Claudio Golinelli e la batteria di Lele Melotti, oltre alle tastiere di Gaetano Curreri e Fio Zanotti. Alla produzione troviamo invece l'ormai indispensabile Guido Elmi.
Il brano eponimo del disco è una variante di "Colpa d'Alfredo" stessa, con la sua introduzione di chitarra mutuata su di essa, anche se il tema in realtà è l'inno generazionale di una torma di 'sconvolti senza più santi né eroi', almeno questa sarebbe l'aspirazione di Vasco, che non sa che invece come eroi la sua generazione sceglierà i Duran Duran, i paninari e il Drive-In, romanticizzando giovani conformisti come tanti, sempre meglio che romanticizzare gli eroinomani descritti drammaticamente negli stessi anni da Claudio Caligari e Uli Edel.
Il Vasco disincantato osservatore della società emerge in "Valium" (il narcolettico brano che chiude il disco) e soprattutto in "Ieri ho sgozzato mio figlio", originariamente col titolo censurato dalla casa discografica per il tema troppo crudo, un power pop cupo con la devastante chitarra di Solieri in prima fila. Il Vasco pornaccioso erotomane riempie di sé "Voglio andare al mare", un reggae rock da Police emiliano di quarta fila eppure irresistibile, mentre "Dimentichiamoci questa città" percorre un sentiero intermedio fra quest'ultima e "Siamo solo noi", con un ribellismo fine a se stesso fatto di sesso e rock'n'roll.
È comunque il Vasco romantico quello che forse, nonostante tutto, convince di più: quello dei suoi mille due di picche in "Brava", storia di una donna che gli ha spezzato il cuore, quello che consola l'amica "Incredibile Romantica", quello che ci sta sotto per 'una bambina prepotente e cattiva' in tre delle ballate migliori della sua produzione, caratterizzate da chitarre limpide che guidano i pezzi lungo strade inusuali, dalla sinuosità ritmica di "Brava" agli strati di chitarra di "Incredibile Romantica" passando per gli incisi precisi e lancinanti di "Che ironia" (incisa con una sezione ritmica alternativa che vede Romano Trevisani alle chitarre, Andrea Righi al basso e Roberto Casini alla batteria).
Vasco Rossi non ripeterà più gli exploit di "Colpa d'Alfredo" e "Siamo solo noi". Tutto ciò che il rocker di Zocca aveva da dire è stato espresso: seguiranno decenni di mestiere, di buone canzoni, persino ottime, a frequenza sempre minore., di un personaggio a suo modo unico, popolare e populista, fondamentalmente genuino. I suoi primi quattro album, però, restano la testimonianza più vicina allo spirito del rock'n'roll che si siano viste in Italia a cavallo fra gli anni settanta e gli anni ottanta.
- Prog Fox
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