sabato 6 marzo 2021

Spandau Ballet: "Journeys to Glory" (1981)

Il 6 marzo di quarant'anni fa (il 27 febbraio in UK) veniva dato alle stampe "Journeys to Glory" degli inglesi Spandau Ballet, che con questo disco avrebbero lanciato un ponte fra la new wave di Ultravox e David Sylvian e il movimento new romantic di cui sarebbero stati fra i maggiori portavoce assieme ai cugini-rivali Duran Duran.



(il disco completo qui: https://tinyurl.com/bw244syy)

Non sono poche le band che, sulla scia lasciata dagli Ultravox con “Vienna” e dagli Orchestral Manouvers in the Dark con i loro primi due dischi, si sono date appuntamento, all’inizio degli anni ’80, sul palcoscenico della musica popolare, per riempire il vuoto lasciato dalla rivoluzione punk/wave. Una pletora di sottogeneri nacque dalle sementi dei pionieri della musica elettronica per le masse e, complice la nascita di MTV nell’estate dell’81, il pop elettronico ballabile divenne ubiquitario nelle radio e sui dancefloors, pensiero unico di un decennio che viene ricordato poco per i voli pindarici degli sperimentatori e troppo per le molte, molte band derivative che si innalzarono sulle spalle dei giganti.

A questo proposito, eccoci a parlare degli Spandau Ballet, che del synthpop - categoria New Romantic - sono tra i più titolati esponenti. L’esordio del quartetto di Islington avvenne proprio nei primi giorni dell’81, quando uscì questo “Journeys to Glory”, titolo ottimista ma tutto sommato profetico, se consideriamo che fino ad oltre la metà degli anni ’80 gli Spandau saranno una delle band di maggior successo nel loro ramo di business.

Purtroppo, gli otto brani che lo compongono non sono all’altezza dell’ambizione: per cominciare, l’uno-due d’apertura “To Cut a Long Story Short” e “Reformation” è composto da due canzoni melodicamente ripetitive e poco ispirate. Le cose migliorano solo marginalmente con “Mandolin”, che è uno sfacciato calco in gesso di “New Europeans” degli Ultravox, così come lo strumentale “Age of Blows” pare una versione demo di “Astradyne”. “Confused”, d’altro canto, ha un grosso debito melodico verso “Messerschmitt Twins”, dall’esordio degli OMD.

Le sorprese arrivano dai brani più rockettari come “Muscle Bound” e “Toys”, che ricordano abbastanza da vicino i ritmi suadenti dei Franz Ferdinand da rendere difficile credere sia una coincidenza; “The Freeze” è invece una cavalcata wave/rock divertente e melodicamente azzeccata, nonostante gli intermezzi strumentali suonino (oggi?) un po’ più buffi di quanto inteso dagli autori.

Gli Spandau Ballet sono riuscit ad avere un successo commerciale infinitamente superiore a quello dei succitati padri putativi, pur senza avere dalla loro né un musicista raffinato come Billy Currie, né un duo di pazzi come McCluskey e Humphreys; i Duran Duran saranno superiori come boy-band del New Romantic, e i Depeche Mode sono semplicemente un altro pianeta. Senza voler mancare di rispetto a una band capace comunque di segnare un’epoca, c’è di molto meglio tra i loro coetanei.

- Spartaco Ughi

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