venerdì 19 marzo 2021

Jethro Tull: "Aqualung" (1971)

Cinquant'anni fa oggi usciva forse il migliore e più importante disco della carriera dei britannici Jethro Tull: "Aqualung", uno dei dischi fondanti dell'hard rock e del progressive britannico di quegli anni.



(il disco completo qui --> https://tinyurl.com/4u7uk6v9)
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Il quarto disco dei britannici Jethro Tull è sicuramente il loro più famoso e prende nome dal loro brano più celebre, uno dei grandi classici del rock anni settanta. In questo caso, come non sempre avviene, l'opera più celebre è probabilmente anche la migliore della loro carriera, capace di trovare un punto di equilibrio tra folk, hard rock e progressive che li rende improbabili padrini dell'heavy metal, improbabili più che altro perché questo è di fatto l'unico disco hard rock da loro realizzato.

Più corrispondente alla loro immagine il fatto che l'album sia uno dei dischi che ha definito l'estetica progressive degli anni settanta, in particolare per la peculiare scelta di farne un mezzo concept album. Il gruppo ha sempre rifiutato di riconoscerlo come concept album, e anche dire un 'mezzo' concept album è sbagliato - in effetti si tratta di DUE mezzi concept, con il lato A che esamina la vita di strada dell'Inghilterra urbana e suburbana attraverso la metaforica figura del barbone Aqualung, così chiamato perché il suo respiro malato ricorda l'ansimare di un polmone meccanico, e il lato B che denuncia l'ipocrisia che anima la religione - cristiana anglicana in particolare, più che altro perché è quella che il gruppo conosce meglio.

La capacità di mescolare hard, folk e prog viene enfatizzata dalle abilità dei musicisti e dal ruolo che a ognuno viene assegnato. Ian Anderson, cantante-flautista e padre-padrone del complesso, tesse le sue liriche verbose e brillanti, recitate nella sua voce virile ed espressiva, per quanto non dotata di particolari qualità o estensione; e colora col flauto il jazz blues rock sgarbato di "Up to Me" e il proto-metal devastante della sghembissima "Cross-Eyed Mary". Martin Barre, il braccio destro, sfodera pentatoniche e wah-wah realizzando uno dei più celebri riff di apertura e uno dei più celebri assoli del rock (1 minuto e 10'' di gloria) in "Aqualung", canzone che con "Stairway to Heaven" diverrà una delle stelle fisse a cui guardare quando comporre grandi progressioni heavy metal. John Evan ha il tocco leggero e retro di un amante di pianoforte e organo hammond, trascura scientemente sintetizzatori vari in favore di un suono naturale che esprime al meglio nella lunga introduzione di "Locomotive Breath", altro classico decorato dalla forza dei solisti del gruppo, ovvero Anderson e Barre. Clive Bunker e Jeffrey Hammond sono una sezione ritmica solida, con Bunker capace di stupire soprattutto in ambiti più percussivi, come la sconclusionata genialità della partitura di batteria di "Aqualung", e Hammond anche eccellente seconda voce, che si tratti del folk rock misurato di "Mother Goose" o del controcanto ubriaco di "Up to Me".

Tutto nel disco funziona incredibilmente bene, con Anderson e Barre che duettano in spazi tanto bilanciati quanto sono ben distribuite le atmosfere del disco: ai classici hard rock ("Cross-Eyed Mary", "Locomotive Breath", la poderosa "Hymn 43") fanno seguito brevi interludi acustici ("Cheap Day Return", "Slipstream"), ballate folk degne di Pentangle e Fairport Convention ("Mother Goose", Wond'ring aloud"), e i brani più inusuali ("Up to Me") e complessi e articolati ("Aqualung", "My God" e "Wind-up").

"My God" in particolare è il pezzo più progressive del disco, con una sezione centrale nella quale tutto il gruppo si esibisce in cori da ubriachi, suonando flauti di vario genere in una sinfonia di musicisti falliti, mentre Anderson declama la sua rabbia nei confronti di un Dio che si lascia usare dalla religione. A "Wind Up" spetta il compito di concludere la facciata dedicata alla Chiesa con una alternanza folk prog/heavy metal in cui ogni componente del gruppo da il meglio di sé e Anderson firma alcune delle sue liriche più significative, salvando infine Cristo dalle sue invettive per rivolgerle ai sepolcri imbiancati della Chiesa: 'I don't believe you, you've got the damn thing all wrong, He's not the kind you have to wind-up on Sundays'.

L'equilibrio e la misura compositive, strumentali e tematiche ne fanno un disco superbo e un capolavoro ai vertici di una delle ere più significative del rock'n'roll - nel 1971 escono "Led Zeppelin IV", "Who's next", "Paranoid", "Sticky Fingers" - Ian Anderson, cantante-flautista e padre-padrone del gruppo, era già andato vicino alla perfezione con il folk blues di "Stand Up" e il folk prog psichedelico di "Benefit", e sfiorerà di nuovo tali vette con "Thick as a Brick", formando così una sequenza di quattro album quasi impareggiabile nel rock - non solo progressivo - britannico.

- Prog Fox

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