venerdì 12 febbraio 2021

Rush: "Moving Pictures" (1981)

Il 12 febbraio di quarant'anni fa usciva "Moving Pictures", ottavo album in studio dei prog rocker canadesi Rush. Ultimo grande album dell'era classica del gruppo, li vedeva protagonisti di un delicato equilibrio fra suoni anni settanta e modernità incarnata da un uso più diffuso delle tastiere e da inusuali influenze reggae.



(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/uehie6sn)

Determinati a dare un degno seguito al loro ottimo "Permanent Waves", i Rush si rimettono a comporre nell'arco del 1980, testando le nuove composizioni in un breve tour tra ottobre e novembre prima di entrare in sala di incisone con il loro produttore storico Terry Brown.

"Moving Pictures" si apre con "Tom Sawyer", un classico di hard prog che si colloca perfettamente in continuità con la produzione precedente del gruppo e vede il trio sfoderare le proprie credenziali ritmiche da virtuosi, con prove magistrali di Neal Peart alla batteria e Geddy Lee al basso. Analogamente continue rispetto al passato sono le deliziose linee melodiche di "Red Barchetta", condotta da un alternarsi fra limpido arpeggio e power chords del chitarrista Alex Lifeson, che si produce poi in un breve quanto impressionante assolo circa a metà del pezzo.

Il lato A dell'album prosegue con uno dei classici prog della carriera dei Rush, ovvero "YYZ", strumentale composto da Lee e Peart che mette di nuovo in luce il virtuosismo della sezione ritmica fin dalle prime incredibili battute in 10/8 e poi consente a Lifeson di sfoderare uno dei suoi assoli sfolgoranti, ispirato qui dalla musica mediorientale. "Limelight", pur se apprezzata da molti fan, lascia il vostro recensore un po' ambivalente, a causa delle sequenze di accordi delle strofe che ricordano troppo brani precedenti del complesso, per quanto ne apprezzi il ritornello.

Gli undici minuti di "The Camera Eye" vedono i Rush influenzati da una nuova tendenza di uno dei loro vecchi beniamini degli esordi, ovvero gli Yes - siamo infatti chiaramente dalle parti di "Drama", all'epoca ultima fatica del gruppo inglese che risaliva all'agosto del 1980. Troviamo così dopo il lato A più tradizionale e rappresentativo del suono della band un lato B più innovativo. Peculiari infatti sono anche "Witch Hunt (Fear part III)", brano di atmosfera in cui giocano un rilevante ruolo le tastiere pompose di Geddy, che sceglie qui un approccio vocale sobrio appropriato alle liriche cupe di Peart, e la meravigliosa "Vital Signs", che conclude il disco con un reggae prog che deve più che qualcosa alle strutture musicali sviluppate dai Police, naturalmente reinterpretate in modo originale dal gruppo.

"Moving Pictures" si può considerare l'ultimo disco classico dei Rush (se non l'ultimo loro classico in assoluto): è infatti l'ultimo loro disco, per almeno tutto il successivo decennio, in cui il power trio canadese opera ancora con una netta prevalenza delle chitarre elettriche sulle tastiere. Negli anni successivi anche i Rush infatti soccomberanno alle deleterie influenze degli anni '80, perdendo il magico equilibrio che caratterizza positivamente questo disco.

- Prog Fox

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