domenica 28 febbraio 2021

Beady Eye: "Different Gear, Still Speeding" (2011)

Il 28 febbraio di dieci anni fa viene pubblicato "Different gear, still speeding", primo album di Liam Gallagher post-Oasis, al timone di una nuova formazione chiamata Beady Eye e formata da ex-componenti del suo vecchio gruppo. Non tutto va come dovrebbe, purtroppo, e il disco non è particolarmente riuscito, anche se conserva una sua importanza per la vicenda artistica personale di Liam.



(il disco completo qui: https://tinyurl.com/ymdnpbtj)

Nell’agosto del 2009 gli Oasis terminano bruscamente la loro esperienza come band, mettendo in scena uno dei più scioccanti scioglimenti della lunga storia del rock contemporaneo. Nel bel mezzo di un tour mondiale, a pochi minuti dall’attesissima esibizione di Parigi, i Nostri ingaggiano una furiosa lite nei camerini, senza esclusione di colpi: ubriacature molestie, faringiti debilitanti ed immancabile frantumazione di chitarre e cimeli musicali. L’annuncio spacca il cuore dei fan: “Gli Oasis non esistono più”, sentenzia lapidario Liam. Il fratello replicherà poco dopo, annunciando l’irrevocabile decisione con “tristezza e sollievo”.

L’evento in sé rappresenta certamente qualcosa di unico ed inimmaginabile, ma non per i fan più attenti, consapevoli che la fine era nell’aria da mesi. Anzi anni, visti i rapporti sempre tesissimi tra i due fratelli Gallagher, tenuti insieme solo da un sottilissimo collante fatto di musica, arte, alchimia e perfino sregolatezza, nonché da imprescindibili interessi economici. Ma di certo, oltre alle solite sfuriate e esternazioni dei due fratelli, non era sfuggito ai fan l’inesorabile e progressivo calo delle loro ultime fatiche: nessuno sapeva dire quale sarebbe stato il proseguo per una band che aveva definito il Brit Pop negli anni ’90 e che stava passando i primi dieci anni del nuovo millennio alla perenne ricerca di un sound che il pubblico ascoltava oramai per inerzia e non per passione. La fine quindi era inevitabile, dal punto di vista artistico, perché gli Oasis erano arrivati al crocevia mortale della sperimentazione autoreferenziale, ingranando un’unica marcia, quella di Noel.

Nell’angolo, in disparte, Liam rimaneva front-man di una band che tollerava sempre più a fatica il suo debordante apporto creativo. Ma nella seconda metà del 2009 gli Oasis cessano di esistere. Sollievo e tristezza, con un senso appagante di libertà. Liam si sente esaltato come John Lennon dopo la fine dei Beatles e prende con se tutti i componenti della vecchia band, per mettersi subito al lavoro in studio di registrazione. Il Nostro è così in palla che comunica a ripetizione di un nuovo album imminente. Tra proclami trionfalistici a partire dall’inverno del 2009-2010, fino all’annuncio dell’album per ottobre 2010. Dopo qualche tentennamento la nuova band, chiamata Beady Eye, rilascia il non esaltante singolo “Bring the Light” a novembre per poi bissare con il b-side “Sons of the Stage”, un pezzo rockabilly dimenticabile. L’attesa per la nuova fatica di un Gallagher al timone di una band nuova di zecca è ovviamente alta, ma già dalle premesse sembra che qualcosa non vada per il verso giusto. Il singolo commerciale deputato al lancio dell’album, “The Roller”, sembra in parte rispondere alle preghiere dei fan. C’è qualcosa degli Oasis, anche se ancora in un formato dell’ultimo periodo, ma è meglio di niente. L’album “Different Gear, Still Speeding” viene rilasciato il 28 febbraio 2010 e le prime reazioni vanno dal freddo al cautamente ottimista. I critici sono ottimisti per il futuro, non per l’album in se. I fan e il pubblico reagiscono bene e le vendite sono buone, ma qualcosa non va come dovrebbe.

La band è sostanzialmente la stessa tranne per l’assenza di Noel. Tutte le canzoni sono firmate dal gruppo originale, ovvero Liam, Gem ed Andy Bell. La premessa e i contenuti ci sarebbero pure, ma l’album non decolla. Sostanzialmente ci troviamo di fronte ad una collezione di brani b-side dell’ultimo periodo degli Oasis. Sembrano le canzoni che Noel consentiva con magnanimità al gruppo di comporre ed eseguire, ma solo di nascosto, infilate solo nel lato B di un suo predestinato singolo. L’album è composto dagli scarti di produzione di un processo artistico già compromesso ed in rotta di collisione, senza la grazia dei tempi passati ma con il solo desiderio urlato di poter dire qualcosa. I singoli brani, presi uno alla volta ed ascoltati oggi, non sono neppure così malaccio, ma il risultato complessivo è mediocre e non ha retto alla prova del tempo. La voglia di emergere al di sopra del genio incontestabile di Noel si trasforma in un atto meccanico di riproduzione pedissequa del sound originale, senza spinta, senza quello “speeding” sbandierato nel titolo. Siamo al limite della riproduzione di un compitino, e perfino quando Liam prova a innestare una nuova linea creativa, mostra tutti i suoi limiti come autore e l’incapacità di uscire dalla sua confort zone musicale.

Come scrivevo sopra, i brani presi singolarmente non sono male e si possono ascoltare anche oggi, mantenendo una giusta dose di comprensività: pezzi come “The Roller”, “Four Letter Word” e “The Beat Goes On” sono passabili e possiamo perfino intuire un germe di genuino cambiamento nelle mediocri “Bring the Light” o “Millionaire”. Però rimane un esercizio di mero sforzo intellettuale. Tracciando il confine nella lavagna del giudizio musicale e scrivendo i nomi dei due fratelli Gallagher ai lati opposti, non possiamo che attribuire un punto netto a Noel, giudicando i due esordi. E’ innegabile che Noel regni ancora incontrastato, grazie ai due capolavori “Noel Gallagher's High Flying Birds” e “Chasing Yesterday”. Ma conosciamo la storia e sappiamo che Liam, liberatosi dal peso dei suoi Beady Eye, supererà di gran lunga il geniale fratello con le sue prime prove da vero solista.

- Agent Smith

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