Il 18 gennaio di venti anni fa usciva "Per amore mio", uno dei migliori dischi degli anni maturi del cantautore milanese e professore di liceo, nonostante l'eccesso di suoni programmati che dominava le sonorità pop dei primi anni novanta.
(il disco completo qui: https://tinyurl.com/8sknr53w)
Quando vede la luce "Per amore mio", Roberto Vecchioni ha 47 anni e 20 anni esatti dalla pubblicazione del suo primo album, "Parabola" (1971). Dopo inizi altalenanti in cui la canzone impegnata si affianca a stilemi pop, Vecchioni scopre il folk rock americano e Bruce Springsteen e consegue un suo stile personale che gli permette di realizzare una sequenza di album talvolta buoni, talvolta eccellenti, da "Ipertensione" (1975) a "Hollywood Hollywood" (1982). Il disco parzialmente antologico "Il Grande Sogno" (1984) segna sia la fine di un'era musicale sia la fine della proficua collaborazione con il disegnatore Andrea Pazienza, che aveva firmato le copertine di alcuni dei suoi dischi migliori.
Segue una fase transitoria, a tratti sperimentale, che vede sperimentazioni di suoni più moderni in "Bei Tempi" (1985), complesse suite rovinate da un eccesso di suoni artificiali ("Ippopotami", 1986), e un ritorno a un cantautorato romantico con "Milady" (1989) che ricorda a tratti le primissime e non sempre felici produzioni della carriera.
"Per amore mio" è per Vecchioni il tentativo di confermare sia il successo commerciale sia la nuova strada musicale di "Milady", e i risultati sono certamente migliori dell'album precedente, nonostante l'era del cd anche per il cantautore milanese si traduce in una eccessiva lunghezza, ovvero nella presenza di canzoni che suonano un po' troppo come un riempitivo o un duplicato delle altre.
Altro problema del disco è, ancora una volta, un uso eccessivo delle tastiere e della programmazione elettronica: il compagno di lungo corso Marco Paoluzzi arrangia l'album praticamente senza strumenti acustici, a corda né percussioni, con l'aiuto di Vittorio Cosma (sessionman di prestigio della scena milanese anche per Eugenio Finardi e collaboratore storico di Elio e le Storie Tese), uniformando e deprimendo la timbrica dei suoni, come purtroppo era la moda del tempo.
Fin qui i difetti: i pregi però non mancano, soprattutto nella scrittura delle canzoni: il pezzo che da il titolo al disco è uno dei grandi capolavori della carriera di Vecchioni, forse l'ultimo brano di livello sommo scritto dal cantautore nella sua carriera, sorta di racconto struggente e solenne degli ultimi giorni di Sancho Panza (come da titolo), che riflette tra sogno e realtà sulla sua vita in compagnia di don Chisciotte, ancora una volta rievocando l'immagine del doppio e della confusione fra io e doppio stesso che si trova in tanti lavori di Vecchioni.
L'altro grande pezzo del disco, che questa volta percorre con grandi pennellate la storia dell'uomo, si potrebbe dire con linguaggio odierno individuando ante litteram la crisi del maschio bianco etero cis, è "Tema del soldato eterno e degli aironi", impreziosita dalla voce della cantante Andrea Mirò.
Sarebbe ingiusto ridurre tutto il disco a queste due sole composizioni: ci sono anche la commovente "Tommy", dedica a un amico morto suicida, l'etno pop di "Algeri", la buffa "Lamento di un cavaliere dell'ordine di Rosacroce", e "Piccole donne crescono", sorta di parte seconda di "Milady", sebbene tutte inferiori alle due perle sopracitate. La solenne "Che dire di lei" ebbe parecchi passaggi radiofonici ma non brilla particolarmente, anche se peggio fanno sicuramente "Horses" e "Piccolo pisello", due canzoni che vedono il cantautore ritornare allo stile tremulo e fragile abbandonato dopo gli esordi del 1971-1973 e che diverrà una delle principali modalità espressive dei successivi venti anni di carriera di Vecchioni. Uno stile che al vostro recensore non è mai piaciuto e che rappresenta uno degli aspetti più negativi dell'ultima fase della sua produzione.
La discreta ispirazione di Vecchioni si conferma nel successivo, ottimo tour promozionale, dal quale verrà tratto "Camper", un bellissimo doppio album dal vivo che rappresenta forse la migliore antologia disponibile del cantautore e che vede diversi brani di "Per amore mio" realizzati pienamente da un gruppo rock di alto livello. Se solo si fosse fatta questa scelta anche in studio!
- Prog Fox
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