Cinquant'anni fa a gennaio usciva "Nantucket Sleighride", secondo album e capolavoro assoluto della carriera dei Mountain, gruppo di hard rock progressivo americano formato dai luminari Felix Pappalardi (voce, basso), il recentemente scomparso Leslie West Mountain (voce, chitarre), Corky Laing (batteria) e Steve Knight (organo & piano).
(il disco completo si può sentire qui: https://tinyurl.com/yyohet2d)
Anche se "Nantucket Sleighride" è il secondo disco ufficiale dei Mountain, il gruppo era nato nel 1969 dal terzetto che suonava sull'album solista "Mountain" del chitarrista Leslie West, completato dal bassista Felix Pappalardi e dal batterista Norman D. Smart. Dopo avere suonato a Woodstock, i Mountain raggiungono la stabilità in forma di quartetto sostituendo Smart con Corky Laing e aggiungendo l'organista Steve Knight per il loro primo album vero e proprio, ovvero "Climbing!", del 1970. Il culmine dell'esperienza comune dei quattro musicisti è questo secondo "Nantucket Sleighride", il cui titolo si ispira alla tremenda vicenda della baleniera Essex, affondata nel 1820 nell'Oceano Pacifico da un capodoglio.
La fantastica "Don't look around" apre il disco con l'organo di Knight in primo piano e mette in mostra le grintose qualità vocali blues di Leslie West. I Mountain si dimostrano subito seguaci di Vanilla Fudge e Cream nel loro hard rock psichedelico che segue una propria via personale nel tenersi equidistante sia dal rock americano alla Steppenwolf e Grand Funk Railroad sia dall'hard della trimurti britannica Zeppelin-Purple-Sabbath.
Il brano che da il titolo al disco è dedicato a Owen Coffin e alla vicenda dell'Essex già anticipata nel cappello. La baleniera fu affondata nel 1820 e l'equipaggio superstite percorse migliaia di chilometri su tre scialuppe: una si disperse e gli occupanti morirono; sulle altre due, cinque marinai sopravvissero mangiando prima i compagni morti di stenti e poi estraendo a sorte chi dovesse sacrificarsi per gli altri. I tre più fortunati si rifugiarono su un'isola deserta in attesa di soccorsi.
La storia, che ispirò anche Hermann Melville nella scrittura di "Moby Dick", fornisce lo spunto a quello che è fra i brani più riusciti del complesso, un'affascinante, sinuosa cavalcata psych-prog condotta mirabilmente dall'organo di Knight e dalla voce melliflua e ariosa di Felix Pappalardi.
Altri momenti di altissimo livello del disco sono rappresentati da "Tired Angels", anch'esso pezzo che alterna le voci di West e Pappalardi così come una parte hard e una melodica, e che reca una dedica, stavolta per James Marshall ovvero Jimi Hendrix, scomparso pochi mesi prima della pubblicazione dell'album; e "Travellin' in the dark", altro hard psichedelico che segue il dualismo West/Pappalardi nella voce e ospita un memorabile inciso di apertura del chitarrista: momenti di livello superiore in un disco che rimane comunque sempre godibile dall'inizio alla fine non solo grazie ai due cantanti ma anche all'indubbio gusto musicale dei loro gregari Knight e Laing (batterista dal tocco immediatamente riconoscibile, secco, slegato e ossessivo).
Esempio originale di un gruppo originale che si riconnette all'originale missione di hard rock e blues psichedelico dei Cream, "Nantucket Sleighride" è un disco che non può mancare agli appassionati dei primi anni dell'hard'n'heavy e delle affascinanti figure di Leslie West e Felix Pappalardi.
- Prog Fox
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