domenica 3 gennaio 2021

Uriah Heep: "Salisbury" (1971)

Quarant'anni fa ieri usciva "Salisbury", secondo album degli hard rocker britannici Uriah Heep. Il disco vedeva una grande maturazione rispetto all'acerbo esordio, con il tastierista Ken Hensley divenuto rapidamente uno dei principali compositori del gruppo.



(l'album completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/yad6mnpy)

Dopo l'incisione del primo album, "Very 'eavy very 'umble", il batterista Nigel Olsson, che aveva sostituito il batterista originale Alex Napier, lascia il gruppo per accasarsi con Elton John e viene sostituito da Keith Baker, proveniente dal gruppo blues rock dei Bakerloo. Baker raggiunge così il cantante David Byron, il chitarrista Mick Box, il bassista Paul Newton e il tastierista Ken Hensley. Hensley, che era arrivato nel gruppo a sessioni di registrazione già iniziate, può questa volta sfoderare il proprio talento compositivo e firma da solo tre delle cinque canzoni dell'album, oltre a essere co-autore delle altre due e soprattutto della suite che da il titolo al disco, quella "Salisbury" da 16 minuti arrangiata con una orchestra sinfonica di 24 elementi.

Proprio questa suite è uno dei capolavori del disco, degna di stare al passo delle migliori opere in questo genere come i concerti per rock e orchestra scritti da Jon Lord per i Deep Purple o i lavori dei Procol Harum. La traccia segnata è quella di una commistione fra hard rock ispirato in primis proprio ai Deep Purple e nuove tendenze del progressive, con risultati davvero notevoli.

Ad affiancare "Salisbury" stanno poi due pezzi che diverranno classici del repertorio del gruppo, l'eccellente "Bird of Prey" (potente traccia hard rock chiaramente influenzata dai Deep Purple con un crescendo favoloso, un grande riff di chitarra nell'intermezzo, anche se il falsetto della voce solista di Byron in questo brano non suona convincente come sue le armonie corali, forse per una questione di produzione) e "Lady in Black", una sorta di ballata hard folk tra i Led Zeppelin di "Gallows Pole" e i Deep Purple, con Hensley alla prima voce e Byron a riempire lo spazio con il suo controcanto in falsetto faux-operistico.

Completano il disco "The Park", delicata ballata per clavicembalo e chitarre acustiche in cui il falsetto di Byron raggiunge vette sublimi, "Time to Live", altra grande prova vocale di Byron, con la chitarra di Mick Box in grande spolvero, e "High Priestess", con Hensley di nuovo alla voce solista: tutti brani piuttosto interessanti e riusciti, che testimoniano del fatto che se anche "Salisbury" non è il migliore disco degli Uriah Heep, resta comunque il disco della raggiunta maturità della formazione e quello che segna con chiarezza e lucidità la strada da seguire per i loro anni migliori.

- Prog Fox

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