Il 20 dicembre di cinquant'anni fa venivano completate le registrazioni di "Stormcock", quinto album del cantautore inglese Roy Harper e capolavoro assoluto non solo della sua carriera ma del folk progressive britannico tutto e oltre.
(il disco completo: https://tinyurl.com/y8ec5jff)
Quinto album di Roy Harper, "Stormcock" viene inciso fra l'estate e il tardo autunno del 1970, venendo completato giusto in tempo per Natale.
Uno dei tanti notevoli chitarristi acustici della scena folk e progressive inglese, Roy Harper, amante degli uccelli, sceglie di identificarsi nello stormcock, ovvero la tordella, perché ha l'abitudine di cantare durante il brutto tempo, piovoso e ventoso, delle campagne inglesi. E per Harper il tempo qua fuori è sempre brutto e ventoso, e gli esseri umani sono complici di organizzazioni oppressive come lo Stato e la Chiesa, che rendono la vita impossibile a individui come lui che vorrebbero solo essere lasciati in pace a coltivare la propria ombrosa solitudine.
Non c'è però arroganza o disprezzo nell'epos individualista di Harper, che prova compassione per la moltitudine dei singoli esseri umani e lamenta il fatto che assieme essi diventino la somma delle proprie inettitudini e delle proprie paure, controllate dagli esponenti più conformisti, ottusi od opportunisti della nostra specie. C'è invece sicuramente un titanismo romantico che è l'altra faccia del suo cinismo misantropo che diventa spesso anche verboso, rischiando di perdere giri ed efficacia nelle lunghe composizioni che adornano tanti dischi in tutta la sua carriera. Non è un caso che su questo "Stormcock" appaiano solo quattro canzoni, con durata che va dai sette ai tredici minuti l'una.
Al novero delle composizioni verbose, forse troppo intelligenti per essere completamente brillanti, appartengono "This old rock", pesante attacco a ogni forma di autorità in cui Harper duetta alla chitarra acustica nientemeno che con Jimmy Page, e "One man rock'n'roll band". Si tratta di pezzi notevoli che appartengono all'alto standard compositivo di Harper, rappresentative appunto sia delle qualità che dei difetti del cantautore - al di là di una lunghezza appena eccessiva c'è poco da rimproverare loro, sarebbero certamente punti alti di dischi di tanti altri artisti, ma rimangono sullo sfondo rispetto ai due sommi capolavori che, rispettivamente, aprono e chiudono il disco.
"Me and my woman", tredici minuti di intenso pessimismo romantico e canzone finale dell'album, è una delle poesie più illuminate di Harper. Costituita da numerose variazioni melodiche e ritmiche che ricordano lo stile della migliore Incredible String Band, con la differenza che non ci sono strumenti esotici o inusuali ma solo chitarra acustica e orchestra, magistralmente arrangiata da David Bedford, uno dei collaboratori storici di Roy (e di altri personaggi del prog inglese come Kevin Ayers e Mike Oldfield), si dipana fra momenti di quieto folk pastorale e momenti di intenso, sarcastico prog orchestrale, mentre Harper tratteggia la sua visione dell'amore e l'importanza di costruire una solida coppia per poter proseguire la propria lotta contro un mondo crudele e per trovare un ideale e valori da difendere che rendano la vita di un individuo degna di essere vissuta.
Ancora meglio fa quella che sarà una delle due o tre canzoni più riuscite di tutta la sua carriera, "Hors d'Oeuvres", la canzone iniziale del disco. Al contrario di "Me and my woman", "Hors d'Oeuvres" è brano misurato, con una semplice progressione discendente nella strofa e un ritornello basato su accordi elementari sui quali si inerpica la voce straordinaria di un cantautore che, pare giusto prenderne nota visto che ancora non lo abbiamo fatto, è anche un sensazionale cantante, espressivo e versatile. Le parole di Harper sull'umanità e su se stesso sono vere coltellate al cuore: "Well you can lead a horse to water, but you're never gonna make him drink. And you can lead a man to slaughter
but you're never gonna make him think"; "This singer's just a farce: he's got no healing formulas, he's got no cure-all for our scars, he's got no bra-strap for our bras, and our sagging tits no longer hold a full house of hearts".
La poetica di Harper, pessimista, titanista in senso alfieriano, misantropa eppure capace di grande compassione, cinica e romantica allo stesso tempo, trova qui il vertice lirico e musicale assoluto. La sua carriera continuerà con altri dischi sensazionali, ma questo ne rappresenta probabilmente l'insuperabile culmine.
- Prog Fox
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