sabato 12 dicembre 2020

Eye Empire: "Moment of Impact" (2010)

12 dicembre 2010, usciva "Moment of Impact", album d’esordio dell’ensemble americano Eye Empire, gruppo dedito a un alternative molto vicino a sonorità nu-metal con forti venature di post-grunge, genere molto in voga oltreoceano per tutta la prima decade degli anni 2000.


(l'album completo qui: )
Formula compositiva già usata e stra-abusata, e nonostante la validità del disco in questione, il gruppo non riuscì ad attirare a sé particolari attenzioni, segno che probabilmente un prodotto del genere è arrivato ormai fuori tempo massimo, e la scelta dell’autoproduzione non li ha aiutati a farsi strada in un mercato così inflazionato.

La band nonostante sia al proprio esordio è formata da musicisti ben navigati e veterani della scena. Dietro al microfono troviamo Donald Carpenter, proveniente dai Submersed, band prodotta da Mark Tremonti, mentre a completare la formazione troviamo praticamente tutti gli ex membri degli sfortunati Dark New Day, band capitanata da un altro ex Creed, Brett Hestla, il chitarrista B.C. Kochmit, il bassista Corey Lowery e il buon batterista Will Hunt, subentrato appena terminata la produzione dell’album, in cui dietro le pelli si sono avvicendati durante le registrazioni Garrett Whitlock (anche lui ex Submersed), il batterista dei Sevendust Morgan Rose e Ryan Bennett. Hunt non resterà comunque a lungo nel gruppo, preferendo entrare in pianta stabile negli Evanescence e intraprendendo la carriera del turnista di lusso per gruppi quali Black Label Society, Crossfade, Soil, e pure per Vasco Rossi (nel tour Live Kom014).

Come detto, la formula compositiva è ben collaudata, i pezzi sono diretti e di facile presa dalla durata standardizzata compresa fra i tre e quattro minuti, il timbro vocale di Carpenter è graffiante quanto basta, e se la cava senza sbavature anche su tonalità alte e pezzi più melodici, la sezione ritmica è solida e il chitarrista Kochmit dimostra anche una interessante padronanza con le distorsioni sintetizzate, nonché un buon gusto esecutivo, assoli inclusi.

Pezzo forte dell’album è l’opener "I Pray", forte di una ritmica molto accattivante e un refrain d’immediato impatto, lodevoli le performance individuali di Carpenter e Kochmit. Con le seguenti "Idiot" e l’altra hit "Bulls in a China Shop" il gruppo sposta l’asticella verso terreni più nu-metal, regalandoci due composizioni aggressive e catchy. Sugli scudi anche l’arena rock dell’orecchiabile "Feels Like I’m Falling", e anche le gradevoli "The Great Deceiver", "Angels & Demons (Be My Angel)" e "Self Destructive". "Victim (of the System)" vede la partecipazione del singer dei Sevendust Lajon Witherspoon in un duetto con Carpenter.

Non possono mancare ovviamente anche i pezzi indirizzati verso un più affabile post-grunge, come "More Than Fate" e la conclusiva "Last One Home", entrambe composte dal fratello del bassista, Clint Lowery, anche lui ex Dark New Day, oltre che storico chitarrista dei Sevendust.

Scottati dalle precedenti esperienze con le major (la controversa Wind Up/Sony per i Submersed e la Warner Bros Music per i Dark New Day), il gruppo opterà per la totale produzione e controllo della distribuzione, pubblicando inizialmente Moment of Impact nella tiratura limitata a 1000 copie, per poi ristamparlo l’anno seguente in formato fisico e digitale. Nel 2012 ne verrà distribuita una versione nuova rinominata semplicemente "Impact", pubblicata sotto forma di doppio album con la scaletta leggermente modificata e l’aggiunta di alcuni inediti e registrazioni live.

Un album concepito non di certo per stupire, innovare o rimescolare le carte in tavola, ma che di certo regalerà soddisfazioni a chi ha sempre apprezzato queste sonorità.

- Supergiovane

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