venerdì 11 dicembre 2020
John Lennon: "Plastic Ono Band" (1970)
L'11 dicembre di cinquant'anni fa veniva pubblicato l'esordio solista di John Lennon, "John Lennon/Plastic Ono Band". Liberato dalla presenza di Paul McCartney, scelta definitivamente come partner artistica e sentimentale Yoko Ono, John concepisce un lavoro intellettualmente brutale, forse il più illuminato della sua troppo breve carriera.
(il disco completo qui: https://tinyurl.com/y5zymgtt)
Non è sempre la fine, anche quando è la fine. La rinascita ti colpisce come un raggio di sole al mattino e violentemente ti apre ad esperienze nuove. “John Lennon/Plastic Ono Band” è il primo disco di John dopo lo scioglimento dei Beatles, avvenuto legalmente il 1 aprile 1970, anche se John disse a Paul che avrebbe lasciato il gruppo già nel settembre del 1969.
Cosa abbiamo in questo lasso di tempo? Tante cose. In primo luogo va ricordato che Lennon e Yoko Ono avevano iniziato una terapia psichiatrica di coppia con il Dott. Arthur Janov, la nota Terapia primaria, nella quale si rivivono ed esprimono "sentimenti repressi". Poi il loro viaggio negli Stati Uniti, da aprile fino a settembre 1970, in cui hanno continuato a portare avanti queste sessioni, insieme alla scrittura di nuovi brani.
Va sottolineato che questa terapia fu fondamentale per John ed ha influenzato moltissimo il suo primo album post-Beatles. Questa violenta introspezione lo porta a superare il disimpegno creativo a base di droghe e lennonsense, digerendo i contenuti soft del 68’ inglese; John si guarda dentro e vede oltre l'apparenza auto-imposta di ragazzo simpatico e spigliato, innamorato della musica e dei giochi di parole. Un tipo eccentrico, ma troppo inquadrato. La terapia lo pone di fronte ai suoi traumi, ben peggiori del gruppo appena liquidato. Dopo lo scioglimento dei Beatles il suo interesse per i temi sociali, espressi anche brutalmente in musica e parole, insieme ad una rivoluzionaria visione del mondo, entrano di prepotenza nella sua poetica. Libero dal giogo imposto dal gruppo e dal dualismo di Paul, John pone le basi della sua nuova poetica, scrivendo un album magnifico, fondendo coraggiose istanze politiche con raffinate e dolorose introspezioni.
“Mother”, che apre il disco, è una delle più struggenti ballate mai scritte, e il testo affonda con violenza nella disperazione interiore di John, che urla il suo dolore di fronte alla perdita dei genitori (anche se si intitola solo “Madre” il riferimento è verso entrambi, si veda lo straziante finale “Mama don't go, daddy come home”). Un pezzo di rara maestria, struggente e potente al tempo stesso. Nota: un ottimo Ringo Starr alla batteria.
“Working Class Hero” è la canzone politica americana per eccellenza. Dico americana di proposito, non tanto per rimarcare quanto sia stata riproposta da altri autori (come non citare la decente versione dei Green Day), ma per il colpo inferto proprio ai danni di quel capitalismo occidentale, culturalmente avvolto nella bandiera stelle-e-strisce. Non a caso creò i soliti stupidi mal di pancia a quattro benpensanti che si stracciarono le vesti ascoltando la parolaccia trasmessa sulla radio nazionale: “But you're still fucking peasants as far as I can see”. Il rischio del conformismo, diventare un ingranaggio all'interno del sistema, giorno dopo giorno, in un grigiore esistenziale senza fine; sono parole che sorgono dalla melodia con spietata violenza, trasformando nel finale il brano in una nuova “Internazionale”.
“Love” è la tenera riscoperta di una dolcezza interiore. Sembra quasi che in questo album John ci porti per mano all'interno di se stesso, nei luoghi spirituali del suo passato e del suo nuovo presente. Quel vecchio verso dall'ultima canzone dei Beatles “And in the end/The love you take/Is equal to the love you make” qui si espande e prende vita, trova nuovi significati più alti, irradiando l'ascoltatore con un calore quasi palpabile. La voce di John è materna, tranquilla e matura, ora protagonista dell’amore che ha e può dare.
“God” sembra il mantra iniziale di una sessione di terapia primaria. Su cosa credo e su cosa posso fare affidamento? Chi sono e cosa ero? Ero il Tricheco, ma adesso sono John. E Dio in tutto questo? Solo un concetto astratto su cui noi misuriamo il nostro dolore. Fuori il Tricheco, fuori i Beatles. Rimangono solo John e Yoko.
“Isolation” esprime lo stesso concetto di distonia interiore e la difficoltà di cambiare e venire a patti con se stessi, ma più che con le parole lo esprime tramite la musica: la canzone inizia con una quinta, ma poi si sposta di semitono per semitono fino ad arrivare alla settima minore. Questo crea un senso quasi di fatica e di attrito che la rendono così afferrabile alle orecchie di un ascoltatore, ben prima delle parole stesse.
“I Found Out” ancora rabbia, frustrazione e dolore (e Ringo alla batteria) messi in musica con sapiente capacità artistica.
Come in “God” anche qui è presente l'allontanamento definitivo dai Beatles, ma non solo: la critica va ai santoni e compagni di meditazione vari, Krishna e Gesù messi sullo stesso piano, insieme ai fattoni che ha incontrato nella sua vita. Come il già citato Gesù, John si trova nel Tempio del suo Ego e fa piazza pulita degli idoli che lui stesso aveva costruito: i suoi genitori, i suoi compagni di musica, la religione e le false speranze. Tutto è cancellato e tutto è nuovo.
Ma è solo il 1970 e Lennon non sa ancora che la ruota samsarica sta girando.
- Agent Smith
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