domenica 8 novembre 2020

Motorhead: "Ace of Spades" (1980)

Quarant'anni fa oggi veniva pubblicato "Ace of Spades", quarto album dei britannici Motörhead, loro massimo successo commerciale, disco classico del gruppo e dell'heavy metal tutto, nonostante il fatto che Lemmy (voce, basso), Philthy Animal Taylor (batteria) e Fast Eddie Clarke (chitarra) si considerassero solo una semplice (per quanto chiassosa) band di rock and roll.



(il disco completo qui: https://tinyurl.com/yyj4s4ma)

8/11/1980, i guasconi britannici Motorhead gettano il poker pubblicando il loro quarto album da studio, calando l’asso con il celebre Ace of Spades, forte dell’anthemica title-track, diventata un inno del gruppo e della storia del rock.

Dopo l’ancora acerbo esordio, il gruppo capitanato da Lemmy pubblicò nello stesso anno, a distanza di sei mesi, i due masterpiece Overkill e Bomber, e li ritroviamo, a un anno di distanza, a completare la trilogia dei loro album più significativi, con appunto Ace of Spades. Inutile girarci attorno, chi ha iniziato ad ascoltare e apprezzare i Motorhead lo ha fatto con questo pezzo.

Sappiamo già cosa aspettarci dall’intero album, un forsennato, festaiolo, rombante, grezzo, fottuto hard rock dall’attitudine punkeggiante. Lo stesso Lemmy ha sempre tarpato ogni possibile catalogazione alternativa, definendo i Motorhead semplicemente come una band di puro rock’n’roll.

Con il nuovo produttore Vic Maile, il quale aveva già collaborato con Led Zeppelin e The Who, la band si chiude in studio per 5 settimane, un lasso di tempo sufficiente a comporre, registrare e mixare l’album, e renderlo già pronto per essere stampato. Due mesi dopo è già sul mercato, e fa subito il botto. Nei lunghissimi tour che seguiranno, i Motorhead raccoglieranno abbastanza materiale per pubblicare l’anno seguente No Sleep ‘Til Hammersmith, considerato dai più uno dei migliori live della storia.

Oltre alla famigerata canzone che da il titolo all’album, la band rende le proprie composizioni ulteriormente snelle e dirette, adottando sempre la medesima formula, pochi riff, ma ben assestati, ritmiche incessanti e accattivanti, sorrette dal vocione rauco di Lemmy, tutti inconfondibili marchi di fabbrica del gruppo. Una formula tanto semplice quanto vincente.

Oltre a Ace of Spades, posta in apertura, nell’album possiamo trovare Shot You in Your Back, pezzo che testimonia la passione di Lemmy per i western movie (come facilmente intuibile anche dalla copertina dell’album), e un altro inno del gruppo, The Chase is Better than the Catch, il pezzo più lungo ed elaborato del lotto, l’unico sopra i quattro minuti di durata. Da segnalare anche la spassosa (We Are) The Road Crew e l’irriverente cover di Please Don’t Touch suonata assieme alle Girlschool, loro spalla in moltissime occasioni, presente sulla ristampa dell’album (in origine, pubblicata solamente sul mini ep St. Valentine Day Massacre).

Un disco immortale da spararsi tutto d’un fiato, che ha messo d’accordo rockettari, metallari e punkettoni, trainato da uno dei pezzi più celebri che il rock possa offrire, suonato migliaia di volte dal vivo a ogni occasione per trentacinque anni, fino all’11 dicembre del 2015, data dell’ultimo concerto dei Motorhead, due settimane prima della dipartita di Lemmy per una neoplasia in fase terminale.

- Supergiovane

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