martedì 17 novembre 2020

John Lennon & Yoko Ono: "Double Fantasy" (1980)

Il 17 novembre di quarant'anni fa usciva "Double Fantasy", album di John Lennon e Yoko Ono, che sarebbe stato l'ultimo pubblicato dal cantautore inglese prima di venire ucciso l'8 dicembre del 1980. Album estremamente controverso, fu recensito negativamente dalla critica fino a che la morte di Lennon non cambiò tutto, proiettandolo ai primissimi posti delle classifiche di tutto il mondo. Questo non toglie però che l'album sia davvero controverso, rispecchiando in pieno la controversia sul ruolo di Ono sulla vita di John.



(album completo qui: https://tinyurl.com/y5jc7yxc)

Partiamo dalle cose semplici, dirette, immediate. “Double Fantasy” è una merda.

Scusate la franchezza, ma devo prima togliere ogni dubbio riguardante i miei sentimenti circa questo disco, per affrontare con maggiore serenità la recensione. Recensione che sarà molto breve, perché ricercando i soli brani di John possiamo con facilità scrivere che “Beautiful Boy”, “Watching the Wheels e “Woman” sono dei pezzi molto belli, degni di un best-of e pieni di tutto quel groove per cui continuiamo ad ascoltare John ancora oggi. Se dovessimo dare dei voti, il podio va a “Beautiful Boy”, in questa nostrana e personalissima hit parade; non solo per motivi squisitamente sentimentali, ma anche perché un ascolto più adulto riesce ad intercettare un ottimo sound che è il vero mix tra Oriente ed Occidente, rendendola l’unica traccia dell’album in grado di consegnare il compito, restando a tema.

“(Just Like) Starting Over” e “I'm Losing You” sono passabili ma invecchiate malissimo, ancorate a certi ritmi beatlesiani, e forse dopo 5 anni di silenzio il pubblico si sarebbe meritato qualche scatto in avanti. Ma non le squalifichiamo certo per questo motivo, anzi le recuperiamo proprio per questo oggi. “Dear Yoko” è invece l’anticipo dell’abisso; non è orrenda, ma forse è ben peggio. Sarebbe almeno trascurabile, una riedizione di “The Ballad of John and Yoko”, se non fosse che l’album è firmato da entrambi i coniugi Lennon. Pertanto è complice dello scempio perpetrato con efferato sadismo dalla Ono. Qui pertanto finisce la recensione di “Double Fantasy” del solo John Lennon.

La parte scritta ed interpretata da Yoko Ono è ciò che rende l’album una merda. Le canzoni della signora Lennon sono imbarazzanti ed impossibili da ascoltare per un tempo prolungato. L’ascoltatore è vittima di una lunga tortura premeditata, in cui momenti di acuto dolore arrecato dai brani di Yoko Ono sono intervallati da momenti di sollievo, in cui l’orrore è stemperato dalle canzoni di Lennon. Una pratica abominevole da camera delle torture medievali, in cui l’alternanza di questi momenti serve solo a prolungare la sofferenza ed impedire che l’ascoltatore capitoli prima del previsto.

Tutto questo non è giustificabile. La doppia firma dell’album rappresenta la chiara volontà dell’ex Beatles di portare la sua compagna e musa ispiratrice all’interno del suo mondo e contaminarlo, in un indegno processo iniziato dalla fine degli anni 60’. Non voglio certo indagare ulteriormente sulla misera figura di Yoko Ono, ma una cosa fatemela dire. Si è scelta il redditizio lavoro di custode unica del tempio da lei stessa eretto al culto di John Lennon, trasfigurandolo oltre il mito, assunto in trono tra le coperte dei Bed-Ins, raffigurato con occhialini e capelli lunghi su murales e magliette. Una divinità assoluta del pacifismo, Kami eterno della fricchettonaggine e del disimpegno, del “Give Peace a Chance”, il tutto condito da un infinito e nauseante giro di “Imagine” (NB, non è nauseante “Imagine”, ma la sua ripetizione fino al parossismo). John Lennon è divenuto suo malgrado intoccabile, martire tra i rocker impegnati, una grottesca figura venerata in modo acritico, senza il giudizio che spetterebbe ai soli meriti dell’artista.

Ma forse succede sempre così, quando la morte dell’uomo distrugge con fragorosa determinazione il contesto tra passato e presente, contagiando il futuro. “Double Fantasy” esce il 17 novembre 1980 e Lennon viene assassinato l’8 dicembre davanti al Dakota Building dal noto Mark Chapman, con ben quattro colpi di pistola. La storia dell’uomo si ferma e inizia il mito. L’album è uscito da due settimane e le primissime recensioni sono fredde, anzi quasi negative. C’è qualcosa che non va per i critici, che dopo 5 anni di assenza dallo studio di registrazione forse si aspettavano qualcosa di più, considerando che si è entrati in un’era nuova per la musica, il superamento cosmico degli anni 70’ per gli 80’. Ma queste voci si spegneranno presto.
La morte di Lennon fa impennare le vendite dell’album, con conseguente vittoria postuma del disco dell’anno per il 1981 ai Grammy Award, più 5 dischi d’oro e 1 di platino.
Non so più che altro dirvi, se non finire con la solita abusata battuta di Daniele Luttazzi: “Il mondo non è perfetto. In un mondo perfetto Mark Chapman avrebbe ucciso Yoko Ono.

- Agent Smith

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