giovedì 19 novembre 2020

Litfiba: "El Diablo" (1990)

Usciva trent'anni fa oggi "El Diablo", quarto disco dei Litfiba e primo disco del nuovo corso dominato da Piero Pelù e Federico Ghigo Renzulli dopo la fuoriuscita dal gruppo di Maroccolo & De Palma. Qualcuno avrebbe scommesso sul reinventarsi di uno dei gruppi più originali della new wave italiana in hard rocker influenzati da Stones, Cult e Santana? No. Eppure abbiamo per le mani l'ennesimo capolavoro del gruppo e un disco fondamentale del rock italiano.



(il disco completo qui: https://tinyurl.com/y27u5mh5)

"Senza Maroccolo e de Palma, con Aiazzi a mezzo servizio, che cazzo di Litfiba sono?!", retoricamente si chiedeva Giorgio Canali (che della band toscana fu fonico in studio e dal vivo), in un’intervista di qualche tempo fa, a proposito dei Litifba post-Trilogia del Potere. Le guerre intestine che portarono all’allontanamento di Maroccolo, poi bassista di CCCP e Marlene Kuntz (tra gli altri) lasciarono la band fiorentina in mano al triumvirato composto dal produttore Alberto Pirelli, il frontman Piero Pelù e Federico “Ghigo” Renzulli, chitarrista (e, crucialmente, detentore del nome della band); ad essi si aggiungono il polistrumentista Roberto Terzani al basso,l’ottimo Daniele Trambusti alla batteria, e il percussionista colombiano Candelo Cabezas.

I dubbi, e i giudizi tranchant, sul valore dei Litfiba anni ’90, sono dovuti allo scarto tra l’ambizione art-wave della prima fase della band e la commercializzazione, innegabile, avvenuta dopo lo scisma: i LItfiba diventano con “El Diablo” una band da classifica, alla perenne ricerca del colpo radiofonico e del concerto oceanico. Se tutto questo è legittimo, c’è chi dice che utilizzare lo stesso nome di una band tra le più sperimentali dell’Europa del rock per un gruppo di “dinosauri” da palasport sia untradimento.

Se chi scrive può da un lato dirsi d’accordo, non si può ignorare il fatto che Piero Pelù sia e sia sempre stato, il volto della band. Se Axl Rose può pubblicare un disco a nome Guns’n’Roses decenni dopo la fine della band, perché non dovrebbero Pelù e Renzulli farlo dopo un rimpasto, per quanto radicale?

Al di là di tutto, infatti, i Litifba degli anni ’90, quelli della “Tetralogia degli Elementi” iniziata proprio con “El Diablo”, continuano ad essere una band notevole. La pura elettricità della chitarra di Renzulli, libera di esplorare i territori dell’hard rock e del rock sudamericano, è riconoscibile come poche altre, ed inaudita a livello italiano; Pelù prosegue sul suo tracciato di frontman, fatto di istrionismo e utilizzi non convenzionali della voce (a cominciare dal celeberrimo “urlo/rutto” nell’apertura della title track); la band che li accompagna (completata alle tastiere, a turno, dall’ex/separato in casa Aiazzi e dall’ex Matia Bazar Mauro Sabbione) garantisce qualità e atmosfere riconoscibili: in una parola, c’è personalità da vendere in questo disco.

Che sia con la satira antireligiosa di “El Diablo” o l’inno alla legalizzazione di “Proibito”, i polpettoni pseudo-rivoluzionari di “Siamo Umani” e “Resisti”, o le sonorità alla Santana tipo “Woda-Woda”, questi nuovi Litfiba hanno comunque una marcia in più rispetto al resto della scena radiofonica italiana, sia come capacità performative che come songwriting.

E a proposito di song-writing, “El Diablo” contiene anche la struggente “Il Volo”, power ballad dedicata all’ex batterista Ringo de Palma, anche lui transfugo verso i CCCP con Maroccolo, ma morto di overdose nell’estate dell’89.

Per essere completamente chiari: “El Diablo” non appartiene alla stessa categoria cui fa parte un capolavoro come “17 Re”, e l’abbandono delle velleità “europeiste” per scalare le classifiche di vendita è un’evoluzione deludente, soprattutto se messa in atto con lo stesso identico nome, come se nulla fosse cambiato. Ma questi Litfiba, superficiali e grezzi, sono stati comunque una delle band più divertenti e importanti della scena italiana del loro periodo. Se si giudicano con questo metro, non possono che essere promossi, a cominciare da “El Diablo”.

- Spartaco Ughi

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