giovedì 19 novembre 2020

Fabrizio De André: "la Buona Novella" (1970)

Il 19 novembre di cinquant'anni fa vedeva la luce "la buona novella", quarto album in studio del cantautore genovese Fabrizio De André e uno dei suoi capolavori.



(il disco completo qui --> https://tinyurl.com/yyzp6nkr)

Stupendo omaggio alla figura di Gesù Cristo, ai vangeli apocrifi e all'umano nascosto nel sacro da parte di un cantautore dotato di una rarissima sensibilità per gli ultimi, "la Buona Novella" è indubbiamente uno dei migliori dischi di Fabrizio de André.

Realizzato con l'aiuto dei futuri membri della Premiata Forneria Marconi, il disco suscita perplessità e malcontento all'interno dell'ambito dei giovani di sinistra. Ma come, siamo in piena contestazione, è iniziata la strategia della tensione, e questo parla di Gesù Cristo? Ma la lettura di De André affronta temi come il linguaggio politico rivoluzionario di un messaggero d'amore, il femminismo e il patriarcato, il rapporto tra potere e individuo. In tutto questo, la figura di Gesù giganteggia sullo sfondo ma non compare mai come protagonista di alcun brano, al contrario di Maria, dei ladroni, delle madri dei ladroni, di Giuseppe.

La prima facciata del disco è tutta dedicata a Maria, vista, grazie anche alla luce dei vangeli apocrifi, come un essere umano, una donna, che incarna tanti dolori patiti dal genere femminile, fin dalla malinconica "L'Infanzia di Maria", nella quale lo stile da chansonnier francese di De André ha come contraltare un corale faux-religioso arrangiato dal grande Giampiero Reverberi.

"Il ritorno di Giuseppe", invece, è già world music ante litteram e forse il primo esempio della fascinazione del cantautore per la musica mediterranea che tornerà prepotentemente nella seconda fase della sua carriera.

Ne "il Sogno di Maria", l'arcangelo Gabriele che annuncia la gravidanza divina si tramuta in uno dei tanti uomini-orco, un violentatore pedofilo, un famigliare, un religioso, comunque qualcuno di cui ci si sarebbe dovuti fidare - De André parla del problema molti anni prima che lo stupro venga istituito come reato contro la persona, cinque anni dopo lo stupro di Franca Viola, molti anni prima dello scandalo della pedofilia nella Chiesa.

Il lato B si apre con lo strepitoso pezzo "Maria nella bottega di un falegname", che con la successiva "Via della Croce" rappresentano i momenti più rock del disco grazie al contributo dei futuri PFM Franco Mussida (chitarra), Giorgio Piazza (basso), Flavio Premoli (organo), Mauro Pagani (flauto) e Franz Di Cioccio (batteria), che danno alla canzone un taglio tra il progressive e il morriconiano che anticipa di quasi un decennio le atmosfere della loro fortunata tournée del 1979. Con loro su questo album suona anche il brillante chitarrista acustico Andrea Secchi, turnista di valore.

Non esiste brano allo stesso tempo più anticlericale, antiborghese e anti-ipocrita di "il Testamento di Tito", scritta sulla base di una idea del chitarrista Corrado Castellari. Il rifiuto dell'autorità paterna, di quella religiosa, il rifiuto della proprietà privata che anticipa l'Elio Petri di "la proprietà non è più un furto", il rifiuto della guerra e della securitizzazione, l'inno alla libertà sessuale, il manifesto del ladrone Tito è il manifesto della protesta, pacata ma non per questo meno eversiva, di Fabrizio stesso - placata solo dalla profonda umanità dell'uomo che predica l'amore sopra ogni cosa (se vogliamo concederci il blasfemo paragone con Bocca di Rosa che di certo De André non disprezza) e che riscatta così l'umanità incarognita del ladrone stesso.

A chiudere il disco poi arriva una magnifica partitura per coro di Giampiero Reverberi, sulle parole di De André, che rappresentano il sommario del disco e delle convinzioni del cantautore stesso sulla figura di Gesù ("non voglio pensarti figlio di Dio ma figlio dell'Uomo, fratello anche mio"). Un finale solenne, maestoso, che conduce al culmine quello che per il valore dei contenuti lirici e musicali e degli strumentisti coinvolti può essere considerato il nostro "Jesus Christ Superstar".

A tanti anni di distanza, "la buona novella" resta il disco clamoroso di un artista clamoroso, un'opera che ancora oggi non può lasciare indifferente l'ascoltatore.

- Prog Fox

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