venerdì 27 novembre 2020

Gentle Giant: "Gentle Giant" (1970)

Il 27 novembre di cinquant'anni fa vedeva la luce anche l'esordio discografico eponimo dei sommi Gentle Giant, uno dei gruppi più importanti del rock progressivo inglese. "Gentle Giant" vedeva il sestetto impegnato in una ottima variazione sul tema del primo disco dei King Crimson - praticamente ogni brano corrisponde con buona approssimazione a un brano del loro "In the court of the crimson king". Ma quando si è musicisti così originali, non mancano spunti del tutto personali che si svilupperanno molto presto negli album successivi.



(il disco completo: https://tinyurl.com/y693db4a)

Nati dalle ceneri del gruppo r&b Simon Dupree and the Big Sound, i Gentle Giant incidono nell'agosto del 1970 il loro album di esordio eponimo.

Il gruppo nasce su spinta dei fratelli Shulman: il sassofonista, trombettista e cantante Phil (classe 1937), il violinista e bassista Ray (classe 1949) e il cantante, sassofonista e bassista Derek (classe 1947). A loro si aggiungono il chitarrista blues Gary Green, il tastierista-cantante Kerry Minnear (laureato in composizione al Royal College of Music) e il batterista Martin Smith (anche lui proveniente dai Simon Dupree). Ray e Gary contribuiranno ai cori del gruppo per tutta la sua carriera, senza mai assumere il ruolo di cantante solista come Phil, Derek e Kerry.

È evidente come i ragazzi, abbandonati il blue eyed soul e il r&b delle loro origini musicali, siano stati folgorati sulla via di Damasco dal rock progressivo di "In the court of the Crimson King", disco d'esordio dei King Crimson pubblicato l'autunno precedente. Quattro delle sette canzoni che compongono "Gentle Giant" corrispondono a diverse delle canzoni che componevano "In the court of the Crimson King".

"Giant", brano che inaugura la mitologia del gruppo e il suo amore per i personaggi di Rabelais, è la loro "21st century schizoid man"; sebbene ne rappresenti una versione assai più compassata, va a rubarle persino l'arrangiamento di mellotron e il riff per la fase strumentale centrale. Siamo di fronte subito a un capolavoro del prog, grazie all'innesto di tromba e cori angelici che gli imprimono un particolare sapore medievaleggiante.

"Funny ways", che corrisponde di fatto a "I talk to the wind", è una delicata ballata acustica, con Kerry che la decora con il violoncello. Qui la variazione personale è rappresentata da un segmento di piano honky tonk e fiati r&b che introducono un perfetto solo di Green, chitarrista tanto capace quanto sottovalutato fra i grandi nomi dei protagonisti alla sei corde dell'epoca.

L'inquietante "Alucard", creata in studio raddoppiando il coro del gruppo con un altro coro inciso alla rovescia (da cui il titolo, che non è altro che la versione specchiata di 'Dracula'). Il crescendo obliquo del pezzo è davvero affascinante. "Isn't it quiet and cold?" è il primo di molti brani scherzosi incisi dal gruppo, in un interessante corrispettivo questa volta non con i King Crimson ma con Emerson, Lake & Palmer (si pensi a loro canzoni come "Jeremy Bender" e "Benny the Bouncer").

"Nothing at All", che apre il lato B, è la loro "Moonchild" - la malinconia profonda della strofa viene poi divorata dalla complessa sezione strumentale, che motteggia il rumorismo del pezzo dei King Crimson. Segue "Why not?", un altro piccolo capolavoro che mostra i Gentle Giant già proiettati verso sonorità del tutto autonome dai modelli precedenti.

"Gentle Giant" è un ottimo esordio di un gruppo che farà la storia del rock progressivo, producendo una lunga serie di dischi eccezionali. Non è il loro disco migliore, ma l'esuberanza giovanile e il desiderio di sfidare i propri limiti lo rendono uno dei loro dischi più affascinanti.

- Prog Fox

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