Veniva pubblicato il 20 novembre di cinquant'anni fa "Emerson, Lake & Palmer", disco eponimo di un trio di progressive rock britannico che avrebbe fatto la storia del genere proprio a partire da questo capolavoro.
(il disco completo si trova qui: https://tinyurl.com/yyh6vpmz
La pubblicazione di "In the court of the Crimson King" a fine 1969 fu un evento tellurico di vasta portata nel mondo del rock britannico: fu infatti il momento in cui il progressive rock divenne un genere proprio. Fino ad allora, gruppi come Moody Blues, Nice e Procol Harum erano stati considerati una variante sinfonica del rock psichedelico. Con l'avvento dei King Crimson, si capì che la strada che avevano intrapreso li portava verso lidi avventurosi e del tutto nuovi.
Meno nel mondo delle idee ma più concretamente in quello reale, l'effetto fu una cascata di dischi che si ispiravano a quella prova magistrale: i Van der Graaf Generator di "The least we can do is wave to each other", i Genesis di "Trespass", l'esordio dei Gentle Giant, "The Yes Album" degli Yes e perfino veterani come Procol Harum e Pink Floyd ne furono influenzati rispettivamente per "Home" e "Atom Heart Mother".
Nel caso di Emerson, Lake e Palmer, però, le influenze e le derivazioni seguono un percorso abbastanza differente.
Keith Emerson era stato il leader indiscusso dei Nice, una delle tre sopracitate formazioni che portarono la musica classica nel rock e che inventarono il rock sinfonico. Greg Lake era stato non solo il cantante e il bassista dei King Crimson e il co-autore di tre delle cinque canzoni del loro disco di esordio, ma aveva anche prodotto da solo l'album, mostrando una superba padronanza delle tecniche di studio e la volontà di gonfiare volume ed energia del rock basandosi sul lavoro di Jimmy Page con i Led Zeppelin - ovvero, coloro che avevano creato il tipo di suono che avrebbe dominato gran parte degli anni settanta. Infine, Carl Palmer, all'epoca il meno quotato dei tre, era un giovanissimo batterista che aveva comunque già trovato successo come membro dei Crazy World del cantante Arthur Brown e degli Atomic Rooster.
Emerson e Lake si erano incrociati un paio di volte sui palchi inglesi con le rispettive formazioni; ma fu durante un tour assieme negli Stati Uniti che Greg Lake, primo dei tanti musicisti insofferenti al padre-padrone dei Crimson Robert Fripp, e Keith Emerson, convinto di avere spremuto il potenziale dei Nice fino all'ultima goccia, legarono fra loro e decisero di chiudere col passato e fondare un nuovo trio. Mancava solo il batterista: dopo avere sondato la disponibilità di Mitch Mitchell (ex-Jimi Hendrix Experience), fu loro consigliato Palmer, che esitò a lungo prima di accettare. Il nome fu scelto per mettere a fuoco il ruolo alla pari di Lake e Palmer, dato che il virtuosismo tastieristico di Emerson, il più noto dei tre al grande pubblico, avrebbe potuto far pensare che il gruppo fosse solo una prosecuzione dei Nice.
A scongiurare questo pericolo stanno soprattutto due cose: la voce assolutamente unica, limpida, argentina e intensa di Greg Lake, e la sua produzione minacciosa ed esaltante, tecnicamente e sonicamente molto superiore a quella di molti gruppi dell'epoca e anche senza confronto con quella dei Nice. Le fortune commerciali del gruppo iniziano dal festival rock di Wight del 29 agosto 1970, il secondo concerto in assoluto del trio, che riceve una reazione positiva da pubblico e critica grazie ai soliti istrionismi di Keith Emerson, che conclude l'esibizione facendo esplodere due colpi di cannone dal palco.
Il disco d'esordio del gruppo, intitolato semplicemente "Emerson Lake & Palmer", si compone di sei brani: quattro sono composizioni del gruppo e due sono liberi arrangiamenti di pezzi classici.
Il livello di minaccia portato dal trio emerge subito con l'attacco pazzesco di quello che appare essere il basso preistorico di Lake in "The Barbarian", ispirato al cosiddetto "Allegro Barbaro" di Bela Bartok (rubato senza chiedere, ma sgamato subito dalla vedova, che ne pretese e ottenne i diritti). Qua siamo già di fronte al capolavoro, la violenza sonora sulla scala Led Zeppelin è a 11, il lavoro di Lake al basso fa strabuzzare gli occhi quasi più delle pur fantastiche escursioni di organo di Emerson e della batteria metronomica, tecnicamente perfetta eppure fantasiosa di Palmer.
"Take a Pebble" prosegue la meraviglia con la prima delle struggenti declamazioni vocali di Lake, tessute su un delicato tappeto di chitarre acustiche e pianoforte prima di lasciare spazio a un'altra cavalcata strumentale, questa volta non dedicata alla violenza esplosiva bensì a maestosi giochi tra il neoclassico e il meraviglioso (nel senso artistico del termine). Conclude il lato A la strepitosa "Knife Edge", un pastiche di rock del gruppo e citazioni classiche di Leoš Janáček e J. S. Bach che vede Lake librare la propria voce su musiche minacciose dal sapore modernista.
Sul lato B troviamo due strumentali scelti per mettere in mostra le abilità di Emerson e Palmer rispettivamente, ovvero "The Three Fates", mini-suite in tre movimenti dedicati alle moire o parche della mitologia greca nella quale Keith da sfogo a tutte le sue turpi voglie al pianoforte e all'organo, e "Tank", pretesto per consentire a Carl di togliersi lo sfizio di un assolo di batteria.
A chiudere il disco, dopo un lato B lievemente meno all'altezza del primo, arriva una delle più belle ballate del rock progressivo, ovvero "Lucky Man", dolorosa canzone antimilitarista di Lake che si chiude con il sintetizzatore moog di Keith Emerson in uno dei più famosi assoli dello strumento, affiancato dalla batteria ancora una volta immaginifica e puntuale di Palmer.
Uno dei più grandi esordi del progressive rock, "Emerson Lake & Palmer" tessé un legame artistico e umano fra tre dei musicisti più dotati che l'Inghilterra ebbe negli anni sessanta e settanta. Sarebbe stato un legame complesso e pieno di eccessi fino alla fine tragica di Keith Emerson, ma seppe donarci una fertile messe di musica che troppe persone ancora devono cogliere.
- Prog Fox
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