martedì 3 novembre 2020

Damned: "The Black Album" (1980)

Il 3 novembre di quarant'anni fa usciva anche "The Black Album", quarto album dei punk rocker inglesi The Damned, strepitoso tour de force su due LP, il primo in studio, il secondo diviso fra una facciata dal vivo e una occupata da un unico brano.



(il doppio LP completo con mille tracce extra qui: https://tinyurl.com/yxnonqog)

Ci sono gruppi che per qualche motivo non hanno ricevuto la giusta considerazione dalla storia. Nel rock ce ne sono tanti, tantissimi, anche perché essere lievemente sfasati rispetto ai trend del momento, o non avere la giusta immagine all'interno di quell'era musicale, può portare a diventare un gruppo di culto o a estinguersi dopo una breve stagione.

I Damned sono uno dei primi gruppi punk in assoluto. Nati nel 1976, vengono ricordati perché sono il primo gruppo punk britannico a pubblicare un singolo ("New Rose"), il primo a pubblicare un album ("Damned Damned Damned") e il primo ad andare in tour negli Stati Uniti.

Di solito, nelle enciclopedie del rock, la storia finisce qui. Qualcuno parla (senza avere idea di cosa sta dicendo) del presunto fallimento del disco "Music for Pleasure", prodotto da Nick Mason, batterista dei Pink Floyd. Diamine, un gruppo punk prodotto da un Pink Floyd, il disco deve essere brutto per forza.

Riformatisi per il terzo album "Machin Gun Etiquette" spostando il bassista Captain Sensible alla chitarra elettrica, al piano e all'organo, nel 1980 i Damned pubblicano il quarto lavoro, l'eclettico, dirompente "The Black Album", doppio album poderoso e superbo, sul quale appare per la prima volta il nuovo bassista Paul Gray, proveniente dagli Eddie and the Hot Rods. Per espandere il suono del gruppo in ogni direzione, Sensible, Gray, il cantante Dave Vanian e il batterista Rat Scabies collaborano anche con ospiti peculiari come Giovanni Dadomo degli Snivelling Shits, il compositore Hans Zimmer e il trombettista Ray Martinez.

I Damned rimangono fedeli alla loro violenza sonora di matrice punk ("Wait for the Blackout", "Lively Arts"), talvolta con quell'eccesso muscolare che aveva illuminato il precedente album ("Hit or Miss"), ma sono capaci anche di veicolare contenuti art rock (le armonie vocali di Sensible e Scabies; il piano amatoriale di Captain Sensible in "Drinking about my baby", che con i coretti finali e il battimani dissacrano il punk vecchio stile; il rock barocco di "13th Floor Vendetta", che ha qualcosa dei pezzi più misurati degli Stranglers) e quasi di musica totale (la tromba latineggiante di Martinez nella new wave minacciosa e ondeggiante di "Twisted Nerve").

Il primo disco procede esperimento dopo esperimento, classico power pop ("Sick of this and that"; "The History of the World, part 1", da fare invidia ai Jam e Paul Weller) dopo classico punk, lasciando sbigottiti per la maturità musicale del quartetto. Quale altro gruppo punk delle origini sarebbe in grado di mescolare Ramones, doo woop e il Canone di Pachelbel ("Silly Kids Games", la canzone da meno di tre minuti più bella del 1980)? Qualcuno si è addirittura spinto a definire "The Black Album" uno dei primi dischi di gothic rock: ma pezzi come "Dr Jekyll & Mr Hyde" e "Therapy" sono quasi parodie horror, più imparentate con l'opera dei Blue Oyster Cult che non con gruppi seriosi come i Bauhaus loro contemporanei, e il fatto che Dave Vanian, un ex-becchino proprietario di un carro funebre, si vesta come un vampiro non è sufficiente a qualificarli come tali.

Come se il primo, strepitoso LP non bastasse, i Damned ci fanno il regalo di un secondo LP, diviso fra una facciata incisa dal vivo con ottime versioni di alcuni dei loro brani di maggior successo ("Love Song", "Smash it up", "New Rose") e una facciata interamente occupata dai 17:15 di "Curtain Call", forse il primo pezzo art punk della durata di una facciata (e certamente uno dei pochi nel genere), in cui si percepiscono influenze dei Doors sia nella chitarra di Sensible che nel canto baritonale ed enfatico di Vanian, prima che il brano si trasformi in una cavalcata punk progressive che sembra quasi una parodia del genere, dai coretti alla Yes al basso muscolare di Gray. Vanian e Sensible proseguono l'analogia duettando alle tastiere in melanconie da Pink Floyd nella sezione centrale del disco (il lavoro con Nick Mason è servito), tanto più che il crescendo finale sembra la versione punk di quello di "Echoes" dei Floyd stessi.

Appare quasi incredibile che, con la quantità infinita di pezzi orecchiabili presenti sul disco, non ce ne sia uno che sopravviva nelle radio commerciali, il che peraltro si può dire di quasi tutto il repertorio dei Damned. Tra i crimini perpetrati ai danni del punk di quegli anni, questo è sicuramente uno dei più gravi, e uno dei modi migliori per rimediarvi è ascoltare "The Black Album".

- Prog Fox

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