Il 1° novembre di cinquant'anni fa usciva "American Beauty", il quinto album in studio degli eroi psichedelici americani Grateful Dead, qui impegnati in uno dei dischi più belli e importanti di tutta la loro carriera, in cui riescono a creare la più riuscita fusione tra country & roots e psichedelia mai realizzata.
(il disco si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/vet9bea)
"American Beauty" è un balzo avanti fantastico rispetto al disco precedente: è proprio così che dovrebbe suonare un disco di country inciso da rocker hippie spinelloni.
Se "Workingman's Dead" aveva visto i Grateful Dead sperimentare con il roots rock, ispirati come un po' chiunque in America in quel periodo dalla riscoperta da parte di Bob Dylan, Byrds e Band della musica country e tradizionale americana, "American Beauty" è il disco che sa tradurne le premesse in un gioiello assoluto del genere.
"American Beauty" è una fondo country rock con crema psichedelica, in cui finalmente le composizioni oltre a essere suonate con puntiglio professionale sono arrangiate con cura, impreziosite nei dettagli e guidate da un sinuoso taglio lisergico che le rende imprevedibili e sfuggenti.
Ad aprire l'album c'è già un capolavoro, ovvero "Box of Rain", scritta dal bassista Phil Lesh per il padre che sta morendo di cancro, con liriche curate, come per tutto l'album, dal poeta e amico del gruppo Robert Hunter. Le armonie vocali fra Lesh (qui per la prima volta nella sua carriera alla voce solista) e il chitarrista Bob Weir, la brillantezza luminosa delle chitarre (l'acustica di Lesh, le elettriche di Weir e dell'ospite David Nelson, futuro fondatore dei New Riders of the Purple Sage, mentre l'altro chitarrista Jerry Garcia si confina da solo al pianoforte), tutto concorre a farne il perfetto manifesto di tutto il disco.
E' un LP in cui molti sono i momenti languidi, mai però noiosi: ora i cori, ispirati da Crosby Stills Nash & Young, ora i tocchi di chitarra o pianoforte, si insinuano sparigliando le carte - si ascoltino "Brokedown Palace" e soprattutto "Attics of my life", brano di andamento surrealmente obliquo che rappresenta uno dei più grandi esperimenti di armonie vocali mai tentati sulla West Coast - esperimento totalmente riuscito, peraltro, in un brano lentissimo, indolente e affascinante, con una ritmica imprevedibile che riesce a inserire frammenti di nevrosi su un andamento apparente di opprimente placidità.
Il migliore dei momenti più ritmati è invece la brillante "Friend of the Devil", in cui è l'interazione fra i batteristi Bill Kreutzmann/Mickey Hart e il bassista Phil Lesh a reggere le differenti figure melodiche della canzone, impreziosita dal mandolino dell'ospite David Grisman.
Disco collettivo, in cui a ogni membro del gruppo è concesso uno spazio per emergere, vede anche l'unica composizione esclusivamente firmata dal tastierista Ron 'Pigpen' McKernan, qui protagonista alla voce solista e all'armonica.
Certo, non tutti i brani riescono a risultare altrettanto significativi ("Till the morning comes" è un brano assolutamente nella media, mentre "Truckin'" è quantomeno impreziosito da bei fill della chitarra elettrica di Garcia), ma questo non diminuisce in alcun modo la rilevanza dell'opera nel catalogo dei Dead e nel novero della musica rock americana.
Oltretutto, "American Beauty" ha anche il vantaggio di essere un'opera piuttosto fruibile. Pertanto è assolutamente consigliato come punto di partenza per conoscere i Grateful Dead.
- Prog Fox
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO: # -- A -- B -- C -- D -- E -- F -- G -- H -- I -- J -- K -- L -- M -- N -- ...
-
Nell'ottobre di quarant'anni fa viene pubblicato "Robinson - come salvarsi la vita", nono album del cantautore milanese ...
-
Il 23 gennaio del 1967 esce "Jacques Brel 67", il nono album del cantautore belga Jacques Brel. Brel entra nello studio Barclay di...
Nessun commento:
Posta un commento