mercoledì 7 ottobre 2020

Rino Gaetano: "E io ci sto" (1980)

Era l'ottobre di quarant'anni fa quando usciva "E io ci sto", sesto LP in studio del cantautore crotonese Rino Gaetano - sarebbe anche stato l'ultimo, sebbene non l'ultimo disco da lui pubblicato, visto che avrebbe realizzato un Q-disc con Riccardo Cocciante e i Perigeo nel 1981.



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/y2u8vqy6)

Rino Gaetano entra nel nuovo decennio con la voglia di esplorare e rinnovarsi, e a tale scopo inizia una nuova, proficua collaborazione con il bassista Giovanni Tommaso dei Perigeo, che nello stesso periodo stava lavorando anche con Ivan Graziani.

Questo nuovo approccio si sente già da "E io ci sto", la canzone che apre il suo nuovo album omonimo, che ci mostra un Gaetano alle prese con un riff chitarra-pianola da moderno power pop. L'atteggiamento del cantautore è chiaramente aggressivo e sfrontato, come se volesse dimostrare che dopo il successo di "Gianna" (1978) e le escursioni latinoamericane di "Resta vile maschio dove vai" (1979) non si è affatto ammorbidito nel suo approccio critico e lucido sulla società italiana.

È abbastanza evidente che Rino stia cercando una formula nuova, una strada diversa per la sua musica - impresa che lo aveva accompagnato anche nel precedente "Resta vile maschio dove vai", nel quale aveva in parte abbandonato le tendenze cantautorili di scuola Folkstudio e le pose da idiot savant in favore della musica latina e di esperimenti musicali a dire il vero non sempre riusciti.

In "E io ci sto", il risultato è complessivamente superiore: oltre al pezzo che da il titolo al disco, spiccano "Michele 'o pazzo è pazzo davvero" (ispirata da "Werewolves of London" di Warren Zevon), l'immancabile dedica all'amato Meridione "Metà Africa Metà Europa", la satira sociale e politica di "Jet Set". In ognuno dei brani del disco si sente che l'impegno di Gaetano non si è affatto ridotto, ma anzi è cresciuto per continuare ancora più esplicitamente e fortemente a denunciare le storture dell'Italia che sta per lasciare gli anni di piombo per entrare in quelli del pentapartito.

Non tutto, naturalmente, funziona, ma non funziona non perché la scrittura di Rino si sia fatta banale o ripetitiva, bensì perché l'artista sta cercando con coraggio nuove forme espressive che non si riducano alla ripetizione di gag e idee abusate.

Summa stilistica di un disco riuscito e di una carriera folgorante resta così "Scusa Mery", il capolavoro che chiude l'album (ma non la carriera del Nostro - che proseguirà indomita anche nel 1981, prima di spegnersi il 2 giugno 1981 con la morte del cantautore per le conseguenze di un incidente stradale).

Già il titolo "Scusa Mery" risulta fortemente popolare: si riferisce palesemente allo 'scusa, Ameri' con cui i giornalisti della trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto" interrompevano il conduttore capo Enrico Ameri per annunciare un evento importante, un gol, un rigore, un'espulsione nelle partite di calcio da loro seguite.

Ma tutta la canzone è una rievocazione dell'Italia della Repubblica, un seguito ideale della sua superba "Aida" (1977), che strappa il cuore e il fegato di chi ascolta: commovente spaccato che contestualizza la storia italiana con quella mondiale (il tributo a Martin Luther King, la denuncia della dittatura dei colonnelli, "e mentre la forestale tenta il golpe alla Rai c'era stato un concerto all'isola di Wight"), incarna l'umanesimo civile di Rino Gaetano e il suo amore per la propria nazione e per la razza umana tutta. Sarebbe potuta essere la traccia per un nuovo decennio di amore e rabbia, divenne un epitaffio e un monito inascoltato.

- Prog Fox

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