lunedì 5 ottobre 2020

Brian Eno & John Cale: "Wrong Way Up" (1990)

Usciva il 5 ottobre di trent'anni fa l'invisibile "Wrong Way Up", una gemma luminosa nel catalogo dei suoi autori Brian Eno e John Cale, un disco ingiustamente dimenticato, solare, luminoso e brillante che vede i due sperimentatori al meglio delle loro capacità pop.



Il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/y2nb397h

"Wrong Way Up" è il frutto della collaborazione tra due giganti sperimentatori della musica del ‘900: Brian Eno, ex Roxy Music, inventore dell’Ambient Music nonchè produttore di alcuni dei migliori acts di sempre; e John Cale, ex Velvet Underground, polistrumentista, musicista sperimentale e produttore a sua volta di tante cose belle.

I due si conoscevano dalla prima metà degli anni ’70, ed avevano occasionalmente lavorato insieme su progetti dell’uno o dell’altro; solo nell’estate del 1990, però, uniranno davvero le proprie forze per un sforzo discografico comune, che porterà (paradossalmente, o forse no) a uno degli album più easy-listening della carriera di entrambi.

La formula è piuttosto semplice: suoni rilassati, tra adorabili, delicate chitarrine e sintetizzatori ancora in larga parte molto eighties (ma non senza qualche twist qui e là), melodie semplici e, se possibile, aderenti alla forma canzone.

E che canzoni: “Lay My Love” e “In the Backroom” sono tipici gioiellini à la Eno, un flusso di melodie insolite, ritmi obliqui e stratificazioni strumentali che portano a ritornelli memorabili; “One Word” e “Empty Frame” sono due mid-tempo gustosi, con vaghi richiami al pop-rock degli anni ’60; chiude il lato A dell’album “Cordoba”, unica concessione a stravaganze free-form e ambient del disco, affascinante e ricca di ottimi momenti atmosferici ma forse un po’ troppo lunga.

Il pezzo da novanta di “Wrong Way Up” arriva però in apertura del lato B: “Spinning Away”, dichiarazione d’amore per - e rappresentazione sinestetica de - l'arte di Van Gogh, con 'Il vento dei pianeti che forma una spirale', 'come sulle colline di Arles' simboleggiati da un arpeggio. Una canzone straordinaria ed emozionante, tra le più belle scritte da due autori che di canzoni meravigliose ne hanno scritte diverse.

Nonostante la presenza della mediocre “Footsteps”, il lato B mantiene alto il livello del songwriting grazie a due pezzi ad alto voltaggio come “Been There, Done That” e “Crime in the Desert”, che rinnovano il feeling sixties col loro rock’n’roll solare, per poi finire con l’ennesima canzone sui fiumi cantata da Eno (“The River”, appunto).

“Wrong Way Up” è un disco dimenticato nella discografia di Eno e Cale, piuttosto ingiustamente aggiungeremo. Probabilmente è il suo suono un po fuori dal tempo, troppo 80’s per il 1990 ma non abbastanza synth-pop per l’interesse revival; o forse che le canzoni, per quanto bellissime, siano troppo sofisticate ed intellettuali per diventare delle vere e proprie hit. Quale che sia la ragione, “Wrong Way Up” è una perla nascosta che, se non conoscete, dovreste davvero ascoltare.

- Spartaco Ughi

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