venerdì 2 ottobre 2020

Radiohead: "Kid A" (2000)

Vent'anni fa oggi usciva "Kid A", album dei Radiohead che all'epoca fu chiamato 'il disco più atteso dall'epoca di "In Utero" dei Nirvana'. Attesa che premiò i fan più coraggiosi e gli appassionati di musica dalla mente più aperta; molto meno il pubblico che aspettava una copia carbone di "OK Computer". Riferimenti krautrock, drum machine e glaciali desolazioni elettroniche la fanno da padrone, con le chitarre acustiche che emergono struggenti nella sola "How to disappear completely". Un disco poco meno che superbo.



(l'album completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/y47gms7k)

"KID A" è una enorme presa in giro, mi viene detto. Anzi, per essere precisi: è una serie di furti eseguiti con accurata destrezza. Non lo vedi, è ovvio dai.

La ricetta è semplice, mi viene detto: si prendono le suggestioni più alla moda e di tendenza del particolare periodo, le si saccheggia, le si rimastica, le si ammorbidisce e si indossa con assoluta tranquillità questo nuovo vestito. Il pubblico abituato alle chitarre si stupisce e si meraviglia percependo la loro sostanziale sparizione (how to disappear), si perplime ma alla fine ingurgita il piatto anche se non proprio di suo gusto. Se lo dicono loro, se lo fanno loro sarà sicuramente geniale e sublime.

Ma ecco, se ascolti (gruppo elettronico che fa dischi con le copertine nere) loro si che sono i veri geni del campo, non questi furbetti proto hipster.

Chi scrive queste rapide note, lo ammette: la sua frequentazione di gruppi elettronici che fanno dischi con le copertine nere è marginale e limitata. La preferenza netta è sempre andata a schemi musicali diversi, più legati ai canoni del rock - parlandone da vivo, certamente.

Proprio questo gusto personale aveva fatto si che la parabola dei ragazzi di Oxford fosse ritenuta di assoluto interesse e che ad “Ok Computer” si associasse senza tema di vergogna il termine di capolavoro e di disco epocale.

E che, di conseguenza, si attendesse con ansia e aspettative alte il loro nuovo lavoro. Con perplessità si era ascoltato qualche primo estratto ma, che dire, appena giunta all’udito il singolo “optimistic” ogni nebbia si era diradata.

Certo, la sensazione che si trattasse di un disco in qualche modo diverso, un disco in cui i Radiohead scompigliavano le carte del gioco restava. Ma - digerito il primo giro di pista - si riconosce subito chele chiavi principali di lettura sono invariate: l’estetica emotiva di “How to disappear” o della poderosa “The national anthem” non risultano per niente nuove (e questo forse per i detrattori della poetica di Yorke e soci non è altro che una conferma di insopportabilità e di repulsione verso l’ascolto).

“Ideoteque”, più della traccia di apertura “Everything in it right piace”, diventa icona del cambiamento. Pezzo (a nostro dire) assolutamente ispirato e perfetto simbolo dei tempi, “Ideoteque” in particolare è anche apertamente ironico e citazionista nel calarsi in una dimensione disco per smontarla e restituirla al mittente completamente capovolta.

Ora, non so se questo è un esatto complimento al disco ma a conti fatti l’impressione è che non ci si ritrovi completamente spiazzati da "KID A". Si resta un po’ indifferenti rispetto ai pezzi di collegamento (“In Limbo” e “Treefingers”) ma il nucleo forte ci riporta in territori sostanzialmente ben noti.

Le soluzioni geniali e iconiche di “Ok Computer” e la totale completezza di quel lavoro forse qui mancano ma respingere al mittente il calice senza berne neppure un sorso è scelta forse avventata.

Insomma senza volere etichettare l’opera in questione come rivoluzionaria in quanto portatrice di nuovo verbo musicale, il parere è che "KID A" sia fondamentale e importante proprio in quanto disco dei Radiohead, ovverosia di una band che esplicitamente si colloca in una zona di vicinanza al mainstream e alla produzione di “music for the masses”. Cambiare direzione, almeno formalmente, è un atto di sicuro interesse e a cui va dato il giusto riconoscimento.

Torniamo all’inizio allora e alla presunta presa in giro. No, se posso permettermi "KID A" non è una presa in giro. Se si vuole lo si può derubricare a esercizio di stile e se non si ama il mood complessivo dei ragazzi di Oxford si dubita che sarà proprio questo disco a fare salire sul carro. Ma si ritiene che sia anche interessante considerare chi sul carro ci è restato, pur nella discuntinuità (presunta?) di questa continuità ritenendo che, si, tutte le cose siano ancora una volta al posto giusto.

- il Compagno Folagra

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