venerdì 2 ottobre 2020

Pink Floyd: "Atom Heart Mother" (1970)

Usciva il 2 ottobre di cinquant'anni fa "Atom Heart Mother", quinto album dei Pink Floyd reso iconico tanto dalla stupefacente copertina bucolica (è l'indimenticabile 'disco della mucca') quanto dalla musica, che forse mai prima e mai in seguito nella carriera del gruppo saprà equilibrare a questo modo acid rock e musica classica, psichedelia e progressive, suite e canzoni.




(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/y9oo5o3f)

Dopo la spiacevole esperienza delle incisioni a Roma di brani per la colonna sonora di "Zabriskie Point" (spiacevole a causa dell'alto numero di brani scartati dal regista Michelangelo Antonioni), i Pink Floyd presero questo materiale e lo riportarono a Londra per usarlo come base del nuovo album.

Fu in tale occasione che il gruppo decise di unire le varie parti dando loro omogeneità sfruttando un tema portante scritto dal chitarrista David Gilmour e che ricordava ai Pink Floyd la musica di un film western 'di serie B', formando così una lunga suite di 23 minuti, per il momento interamente strumentale. Dopo avere testato la nuova creatura dal vivo, fu deciso che avrebbe formato la base del loro nuovo album.

Dopo avere inciso la traccia del pezzo, una fatica improba a causa del nuovo registratore 8 tracce usato, che costrinse il bassista Roger Waters e il batterista Nick Mason a registrare l'intera sezione ritmica in una sola seduta ininterrotta, i Pink Floyd rifletterono su cosa mettere in primo piano. La scelta, inusuale, fu quella di coinvolgere Ron Geesin, un musicista di formazione classica dedito a musica sperimentale che aveva lavorato con Roger Waters per la colonna sonora di un documentario chiamato "The Body". A Geesin fu data carta bianca, in parte perché il gruppo registrava l'album a spizzichi e bocconi fra un tour internazionale e l'altro, in parte perché l'unico del gruppo che sapeva leggere la musica era il tastierista Richard Wright e quindi il linguaggio che Geesin e i Floyd parlavano non era lo stesso.

Ciò nonostante, il lavoro di Geesin è magistrale, e contribuisce in modo determinante alla creazione di uno dei migliori album della carriera dei Pink Floyd. L'uso del coro e dell'orchestra in una funzione primaria nel brano, e non come pasticciato accompagnamento o come sottofondo, rende "Atom Heart Mother" tanto più memorabile e riuscita. Il pezzo, e di conseguenza l'album, traggono il nome da una copertina di un settimanale visto da Geesin mentre l'arrangiatore e i quattro Floyd aspettavano di eseguire la canzone dal vivo.

Tutto il tema di "Atom Heart Mother" viene poi sublimato dalla copertina, sulla quale il gruppo raffigura solo una mucca (così come varie mucche sono l'unica cosa sul retro), senza dare indicazioni di artista o titolo alcuno. La mucca al pascolo rappresenta così una sfida a chi ha inquadrato il gruppo come 'space rock' rispondendo con la più terrestre e rurale delle creature; allo stesso tempo inquadra perfettamente la musica, che per quanto acida e visionaria è molto più solida. Il viaggio non è più astrale, ma si percorre attraverso la campagna inglese, attraverso squarci di luce nella nebbia, ricordando che anche i Floyd conoscono bene quanto sia sanguigno il carattere più profondo della musica rock.

L'album segue una struttura ben precisa e quasi speculare: suite strumentale (che occupa tutto il lato A) - tre canzoni, scritte da ognuno dei tre cantanti del gruppo - suite strumentale. Se "Atom Heart Mother" è un brano corale dei quattro Floyd con Geesin, la suite che conclude il disco, "Alan's Psychedelic Breakfast", è frutto del lavoro dei quattro Floyd, guidato in particolare dall'affetto di Nick Mason per gli effetti sonori preparati con il roadie Alan Styles, che danno un tocco di umorismo ai tre temi musicali in cui è divisa. La musica spazia dal country psichedelico alla Grateful Dead attraverso momenti meditativi accarezzati dalla pedal steel di Gilmour fino al glorioso finale - il tutto pervaso da un melodismo lirico e classicheggiante che fornisce una variazione in atmosfera e toni della suite di apertura.

Quanto alle tre canzoni, "If" è una confessione per chitarra acustica di Roger Waters, che riconosce pubblicamente il proprio pessimo carattere in modo poetico e commovente. Addirittura superiori le sono "Fat Old Sun", una ballata progressive dolcissima condotta dalla voce magistrale di Gilmour e conclusa da un ottimo assolo di chitarra lanciato sulla ritmica inconfondibile di Mason, batterista certo non virtuoso ma dal tocco assolutamente personale, e soprattutto "Summer '68", uno dei non pochi pezzi di Richard Wright dedicato al male di vivere, in questo caso particolare al male di vivere la propria vita da rockstar, assediato da groupie e fan e costretto a una esistenza nomade sballottato da un tour e l'altro. La profonda malinconia nella voce vellutata e incerta di Wright sono fondamentali nella riuscita della canzone, il cui arrangiamento è completato da una sezione fiati che magnifica il cambio di passo del pezzo messo in gioco dal primo ritornello.

Uno dei massimi risultati della pur stratosferica carriera dei Pink Floyd, "Atom Heart Mother" è da ogni punto di vista il preferito di chi scrive, che lo considera uno degli album di musica rock più riusciti di sempre. Perfetto ponte fra il passato e il futuro della band, contiene già tre canzoni che non hanno nulla da invidiare a tutto il loro ben più famoso repertorio successivo, e che ancora sono capaci di incarnare suggestioni barrettiane ("Summer '68" su tutte - dopotutto Wright stava lavorando con Gilmour al secondo disco solista di Syd proprio in quel periodo). Analogamente, i due strumentali rappresentano rispettivamente il completamento e la sublimazione del loro passato, riletto però in una versione bucolica ("Atom Heart Mother") e il futuro del prog sinfonico, sia quello più folk di "Meddle" che quello più tecnologico di "Wish you were here" ("Alan's Psychedelic Breakfast").

Un disco che è assieme passato e futuro di una intera carriera, e che ne rappresenta il simbolo e forse il risultato più elevato.

- Prog Fox

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