mercoledì 30 settembre 2020

Lucio Dalla: "Dalla" (1980)

Usciva nel settembre di quarant'anni fa "Dalla", nono album del cantautore bolognese Lucio Dalla. Si tratta dell'ultimo dei grandi classici del periodo d'oro del musicista.




(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/yyzr5fnf)

Per il suo nono album, Lucio Dalla prosegue il discorso musicale inaugurato con "Come è profondo il mare" (1977) e "Lucio Dalla" (1979). Di fatto, Dalla porta a compimento questo discorso. Sebbene continuerà in quello stile di arrangiamenti e scrittura, con quel gruppo fidato di musicisti, anche per il suo Q disc del 1981 e per l'album del 1983, questo è l'ultimo album del suo periodo d'oro. L'ispirazione infatti non riuscirà a tenere il passo travolgente di questi anni, forse anche per una eccessiva dispersione del proprio talento in mille rivoli e collaborazioni e scritture con e per Ron e gli Stadio in primis.

Ma veniamo a "Dalla". Il disco, abbiamo detto, prosegue sulle sonorità dei due dischi precedenti, con una produzione estremamente limpida e pulita che rileva con chiarezza il contributo di tutti gli strumenti, merito dello storico produttore Alessandro Colombini, davvero un mago in questo senso. Il gruppo che accompagna Lucio è costituito da amici fidatissimi e imprescindibili: Ron a piano, chitarra acustica e cori, gli Stadio al gran completo (Ricky Portera a chitarre e cori, Marco Nanni al basso, Giovanni Pezzoli alla batteria, Gaetano Curreri alle tastiere), più altri ospiti come Francesco La Notte e Paolo Del Conte alle chitarre acustiche e Aldo Banfi al sintetizzatore.

Il pezzo forte dell'album, però, sono le canzoni di Dalla: cosa sarebbe un disco se non ci fosse nulla da valorizzare? L'ispirazione del nostro è ancora una volta ottima, a partire dal riff strepitoso di Ricky Portera che apre l'album e ci introduce a "Balla balla ballerino", ennesimo capolavoro del cantautore e della sua capacità di cambiare tono e atmosfera al brano grazie al connubio perfetto della sezione ritmica che insegue la direzione d'orchestra della sua voce proteiforme.

Le meraviglie non finiscono qui: abbiamo ancora "Il parco della luna", "Mambo", "Meri Luis", "Cara", "Siamo dei" e "Futura", tutti pezzi strepitosi che hanno il solo difetto di non dire qualcosa di nuovo rispetto ai due album precedenti. O forse sì, forse qualcosa di nuovo c'è: mentre "Mambo" è l'ultima canzone veramente arrabbiata di questa fase, gonfia di un odio e di una virulenza davvero rare in Dalla, "Meri Luis", "Cara" e "Futura" sembrano tutte testimoniare che Lucio Dalla vive una fase più serena della propria vita. È come se "Anna e Marco" fossero cresciuti, come se avesse interiorizzato quel sogno adolescenziale di felicità e ora avesse la necessità di cantarlo ancora e ancora.

"Dalla", pur se formalmente impeccabile e indubbiamente ispirato, è il primo disco di Dalla senza una vera evoluzione concettuale, e quindi contiene in sé i prodromi della stanchezza e della perdita di ispirazione degli anni successivi, da cui non guarirà mai del tutto, incarnata qui nel sapore melenso e didascalico de "La sera dei miracoli" (che pure è una delle preferite da tanti fan, per cui, il vostro umile recensore chiede scusa per questa opinione).

Lucio, naturalmente, è artista talmente sublime che gli si perdonerà qualche incespicata. E dopotutto c'è chi preferisce la sua fase più propriamente pop e l'abbandono del cantautorato classico al Dalla da rock band registrata in analogico. Se è così, muovetevi direttamente tre dischi più avanti al 1984 e a "Viaggi Organizzati", quando rivoluzionerà musicisti e personale tecnico per abbracciare appieno le nuove tecnologie e la modernità degli anni ottanta.

- Prog Fox

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