giovedì 20 agosto 2020

Duran Duran: "Liberty" (1990)

Il 20 agosto di trent'anni fa esce "Liberty", sesto album in studio dei Duran Duran. I re del new romantic di inizio anni '80 hanno scambiato il loro rock con un dance pop che li ha messi sempre più all'angolo. Però qui ci sono alcuni segnali di risveglio, che troveranno compimento nel successivo "The Wedding Album".



(il disco completo si può trovare qui: https://tinyurl.com/yxguj4ml



Si può credere ai Duran Duran quando dicono che i demo di "Liberty" erano più interessanti del prodotto finale? Probabilmente sì, innanzitutto perché il prodotto finale non è poi malaccio, nonostante alcuni difetti difficilmente superabili.

Partiamo dalle cose buone: per "Liberty", i Duran Duran tornano a essere un quintetto: Warren Cuccurullo, talentuoso chitarrista italoamericano già membro della band di Frank Zappa e dei Missing Persons, che aveva lavorato ai due dischi precedenti dei Duran Duran, così come il batterista afroamericano Sterling Campbell, già presente in diverse tracce nel precedente "Big Thing", diventano membri a pieno titolo della formazione. Questo da un senso uniforme e unitario a tutto il disco, che suona come il prodotto di un gruppo e non il risultato della giustapposizione di produttori e musicisti di studio.

Ma com'è questo suono? Essenzialmente quello che unisce il disco è la produzione e la presenza della batteria vera, testimonianza anche questa che il vento sta cambiando e che synth pop e dance pop stanno lasciando spazio al rock duro e puro. A livello di composizioni, i Duran Duran ribadiscono i valori musicali della seconda fase della loro carriera, con un pop rock più o meno ballabile e troppo spesso blando, che in certi casi vuole rifarsi ai fasti di "Notorious" ("Liberty"), in altri strizza l'occhio ai club ("Can you deal with it", "All along the water"), in altri ancora cerca di accreditarsi presso gli amanti del r&b americano moderno, come il new jack swing e cosette simili ("Hothead").

Il disco funziona maggiormente quando i Duran Duran non pensano a ballare e guardano al futuro più che agli anni ottanta, non importa in che forma: la meditabonda, solenne, introversa "My Antarctica" e la nevrotica "Serious" entrano di diritto nel pantheon delle loro composizioni - "My Antarctica" con la resa vocale intensa e struggente di Simon Le Bon e le tastiere algide di Nick Rhodes, "Serious" con le frustate di chitarra di Cuccurullo e con Sterling Campbell in primo piano, ad accentrare tutta la dinamica del pezzo su di sé come un centro di gravità, un motore immobile pulsante al centro dell'universo sonoro.

Le capacità musicali del quintetto (completato dal sottovalutato bassista John Taylor) riescono non di rado a salvare un brano dall'anonimato - paradossalmente, alcuni brani hanno lunghe code più coinvolgenti rispetto al cuore del pezzo stesso ("Liberty", "All along the water", "Venice Drowning", "Downtown"), permettendoci talvolta di entrare progressivamente nell'atmosfera e nell'idea al cuore del gruppo - ma ciò non toglie che il disco sia un po' troppo inconcludente, con vari pezzi che finiscono per essere riempitivi privi di scelte melodiche interessanti, soprattutto nel lato A che si sforza troppo di fare colpo sull'ascoltatore discotecaro.

Il futuro dei Duran Duran non sembra particolarmente roseo, ma sebbene Sterling Campbell lasci a inizio 1991, Warren Cuccurullo continua a credere nel progetto e fa bene, visto che il loro successivo disco sarà "The Wedding Album", l'album del ritorno al trionfo commerciale.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...