mercoledì 26 agosto 2020

Can: "Soundtracks" (1970)

Nell'agosto di cinquant'anni fa vengono terminate le registrazioni di "Soundtracks", secondo album dei kraut rocker tedeschi Can, o meglio 'album numero due ma non secondo album', come affermano nelle note di copertina, dato che si tratta di una compilation di tracce realizzate tra novembre 1969 e agosto 1970 per le colonne sonore di diversi film.




(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/yxw6ncep)



"Soundtracks" è il secondo album dei kraut rocker tedeschi Can, o meglio 'album numero due ma non secondo album', come affermano nelle note di copertina, dato che si tratta di una compilation di tracce realizzate tra novembre 1969 e agosto 1970 per le colonne sonore di diversi film.

L'album è quindi un disco estremamente eterogeneo, oltre a rappresentare un album di transizione anche per il passaggio di testimone dal primo cantante, lo scultore afroamericano Malcolm Mooney, al secondo cantante, l'artista di strada giapponese Damo Suzuki.

Mooney compare così in "Soul Desert" e in "She brings the rain", un jazz pop che ha veramente poco in comune con la poetica classica dei Can ma che risulta estremamente godibile.

Suzuki è invece il mattatore delle altre cinque tracce: la sua versatilità è immediatamente evidente nel contrasto fra la nevrosi incontrollata di "Deadlock" e la musicalità di "Tango Whiskeyman", uno dei pezzi più significativi dell'album e simbolico del loro rock di atmosfera dalla forte componente ritmica che influenzerà tantissima new wave a partire dai primi esperimenti di Bowie, Eno e Pop.

"Mother Sky" rappresenta la continuità fra il rock psichedelico del primo album "Monster Movie" e le divagazioni minimaliste del terzo album "Tago Mago", con una prova percussionistica superlativa del batterista Jaki Liebezeit. Anche se destinati a scomparire, non mancano i rimandi alla fase space rock dei Pink Floyd (dell'era "Interstellar Overdrive"-"Ummagumma"). Mentre Liebezeit e il bassista Holger Czukay interpretano la ritmica in modo originale e astratto, spetta al giovane chitarrista Michael Karoli infondere vitali iniezioni di rock con la sua elettrica distorta e aggressiva.

Karoli è anche protagonista nella breve "Deadlock (Titelmusik)", dove la sua chitarra lancinante dilania il tappeto epico tessuto dal tastierista Irmin Schmidt per i titoli di testa del film western omonimo.

Per quanto ovviamente poco organico e organizzato, "Soundtracks" è un'altra gemma del catalogo dei Can, fondamentale per comprendere l'evoluzione del suono fra "Monster Movie" e "Tago Mago" e per comparare fra loro gli stili di Mooney e Suzuki.

La natura di 'canzoni per il cinema' delle composizioni fa sì che, di fatto, l'album sia anche più orecchiabile di altre loro opere - non aspettatevi musica leggera, ma prendetelo pure come punto di partenza se non conoscete ancora questo gruppo fondamentale.

- Prog Fox

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