lunedì 31 agosto 2020

Beach Boys: "Sunflower" (1970)

Il 31 agosto di cinquant'anni fa veniva pubblicato "Sunflower", album in studio dei Beach Boys che prosegue la moderata ripresa creativa iniziata l'anno prima con l'album "20/20". Purtroppo, il pubblico continua a ignorare quella che era stata una delle più importanti band al mondo.



(il disco completo si trova qui: https://tinyurl.com/y5henynt)

Dopo "20/20", i Beach Boys si ritrovano senza un contratto discografico per la prima volta nella loro carriera, e, contrariamente alle loro aspettative, non molte case discografiche sembrano interessate a scritturarli. Convinti di avere ancora delle frecce al loro arco, iniziano a scrivere canzoni e a lavorarci collettivamente, con rinnovato entusiasmo.

Sulla base di un primo demo, ottengono un contratto con la Warner Bros che però rifiuterà ben due ulteriori versioni del disco ritenendole di livello non sufficientemente buono. Alla fine, dopo avere lavorato ad oltre quaranta canzoni, il gruppo completa i dodici pezzi che compongono questo album, finito appena un mese prima di essere pubblicato.

Come si può sentire già dalle prime note di "Sunflower", nel 1970 i Beach Boys sono tornati una band del tutto rispettabile, per cui ci si può confrontare con la loro musica senza l'imbarazzo provato per l'epoca immediatamente post-"Smile".

Purtroppo il loro appeal commerciale è ormai sparito, nonostante non facciano certo dischi meno interessanti di tanti idoli dell'epoca post-hippie (tipo James Taylor, per dirne uno). Ma quando si perde la fortuna commerciale poi è difficile ritrovarla; peccato, perché questo è un altro album assolutamente dignitoso, sebbene profondamente discontinuo sia nelle forme musicali sia nei risultati.

I brani migliori del disco sono sicuramente i rocker: "Slip on through", "This Whole World" e "It's about time", canzoni energiche e coinvolgenti (l'ultima delle quali anche impreziosita da un esuberante arrangiamento delle percussioni e da un bell'assolo di chitarra).

Fra quelli melodici, "Forever" è probabilmente il più riuscito, grazie a una vena di malinconia spesso presente nelle canzoni di Dennis Wilson, che ne attenua la saccarinità. Segue "All I wanna do", che se incisa negli anni '80 dai Tears for Fears o negli anni '90 dai Teenage Fanclub, sarebbe probabilmente stata considerata un capolavoro e avrebbe sbancato nelle classifiche.

Meno riuscite sono le altre canzoni melodiche: "Deirdre", "Tears in the morning" con la sua fisarmonica, "Our sweet love" con i suoi archi e fiati irritanti, la fanciullesca "At my window", per quanto non offensive, sono abbastanza chiaramente dei riempitivi basati su melodie elementari e sui tipici arrangiamenti corali della band.

Infine vi sono le due mini-suite, "Add some music to our day" e "Cool, cool water", che suscitano ambedue perplessità ma che non possono essere considerate un fallimento - entrambe sono caratterizzate dall'alternarsi di diversi movimenti nello spazio di pochi minuti, che però non sembrano riuscire veramente a portarle in qualche luogo preciso. Così come sono danno l'idea di un qualcosa di incompiuto; in particolare gli arditi esperimenti vocali di "Cool, cool water" sembrano una meravigliosa scenografia per un atto teatrale che non verrà mai recitato.

La crescita del gruppo continuerà sul successivo "Surf's up", il migliore disco della seconda fase della loro carriera.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...