giovedì 23 luglio 2020

Francesco Baccini: "Il pianoforte non è il mio forte" (1990)

Il 23 luglio di trent'anni fa usciva "Il pianoforte non è il mio forte", secondo album del cantautore e pianista genovese Francesco Baccini. Si tratta di uno dei migliori dischi di un decennio magico iniziato con il suo esordio l'anno precedente; forse, questo album è il migliore in assoluto di un artista da riscoprire.



(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/yynco6th)

Francesco Baccini, classe 1960, ha già avuto un assaggio di buona sorte con il suo debutto "Cartoons" del 1989, che vince il Premio Tenco per il miglior artista esordiente. Per il nuovo lavoro, Baccini decide di tenere la squadra di base di quel disco: ci sono Andrea Braido, uno dei migliori chitarristi italiani, a chitarre, basso, strumenti vari e arrangiamenti; c'è l'eccellente Lele Melotti alla batteria; c'è Giorgio Conte, cantautore e fratello di Paolo, come produttore. Quasi tutto il disco è realizzato da queste sole quattro persone, il che ha il vantaggio di donargli un suono coerente e intenso, senza mai una caduta di tono.

L'album è un quasi perfetto esempio di cantautorato pianistico, impreziosito da un lato dalla vena ironica e surreale di Baccini, reduce da anni di cabaret a Milano, e dall'altro dalle numerose influenze afroamericane - termine inteso in senso lato: dallo swing di "Berenice" al doo woop di "Qua qua quando", dal calypso di "le Donne di Modena" al rhythm'n'blues di "Sotto questo sole", dallo ska di "Coatto Melody" al blues di "Genova Blues".

Baccini si dimostra per certi versi il migliore erede di Sergio Caputo (con cui non a caso in futuro si troverà a collaborare). "le Donne di Modena" è uno dei più begli inni del maschio single scritto da un italiano del dopoguerra, capace, per una volta, di fare di questa categoria qualcosa di diverso e di più rispetto a un bagnino o a un vampiro, allo stesso tempo giocando con gli stereotipi delle donne liguri, emiliane, venete, meridionali - il mandolino che compare in mezzo alle donne di Napoli è allo stesso tempo struggente e ironico, così come tutta la canzone che potrebbe essere la migliore di tutta la sua carriera, grazie al passaggio dal pop pianistico al calypso al folk nel giro di poche strofe e alla prova magistrale di Braido al basso elettrico, oltre che ai suoi solo di gusto e tecnica squisiti.

"Ragazza da marito", scritta assieme a Giorgio Conte e dedicata a Norma Jean Mortenson ovvero Marilyn Monroe, segnerà la traccia del successivo album "Nomi e cognomi", tutto dedicato a personaggi famosi, e sua prossima consacrazione a livello di vendite. "Coatto Melody" è la storia di un ladro dell'est (zingaro? jugoslavo? albanese?), raccontata prendendo in giro tutti i pregiudizi e gli stereotipi dell'epoca, con musiche tra ska e folk tzigano che anticipano certe forme espressive di punk gitano di Goran Bregovic, Emir Kusturica e Eugene Hütz. "TIR" riesce a passare dal pop rock pianistico all'hard rock guidato dalla chitarra metal di Braido in modo straordinariamente naturale. Il brano che da il titolo al disco affianca addirittura sonorità caraibiche e un quartetto d'archi classicheggiante.

Quando Baccini e i suoi scelgono di farsi accompagnare, le scelte sono di classe assoluta: Fio Zanotti illumina con la fisarmonica la straziante, dolcissima "la Giostra di Bastian", scritta da Giorgio Conte; troviamo nientemeno che Fabrizio de Andrè nel ritratto di "Genova Blues", che nasconde nel ritornello il tifo calcistico dei due cantautori per il Genoa; fantastica "Sotto questo sole", il duetto con i Ladri di Biciclette (all'epoca con Paolo Belli cantante solista), successo clamoroso dell'estate 1990, un'altra gemma di valore assoluto. Il disco si chiude col pezzo più debole del lotto, "Il mio nome è Ivo", poco più di una pubblicità progresso del preservativo, apprezzabile giusto in questo contesto vista anche l'epoca ancora (più) oscurantista (di questa) in tema di educazione sessuale.

Baccini conferma le promesse dell'esordio e da fondo a una incredibile vena compositiva, stimolato dalla produzione di Giorgio Conte e dagli arrangiamenti implacabili di Braido. Anche i suoi detrattori concederanno l'invidia per avere scritto due perle come "le Donne di Modena" e "Sotto questo sole", ma forse pochi ammetteranno che raramente si trova l'ispirazione per scrivere e incidere un intero disco di questo livello. Baccini proseguirà a sfornare dischi notevoli almeno fino a fine anni novanta. Dimenticatevi i pregiudizi dovuti alle sue avventure nei reality show, e riscoprite l'artista.

- Prog Fox

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