sabato 25 luglio 2020

AC/DC: "Back in Black" (1980)

Il 25 luglio di quarant'anni fa esce uno dei dischi più venduti della musica hard'n'heavy: parliamo di "Back in Black" degli AC/DC, il primo con il nuovo cantante Brian Johnson, che ha il compito niente affatto facile di sostituire una leggenda come Bon Scott, morto di avvelenamento da alcol il 19 febbraio dello stesso anno, mentre erano appena iniziate le prove per l'incisione del nuovo album. "Back in Black", con il fantasma di Scott che aleggia e benedice profanamente le canzoni, è un disco magistrale e una delle massime opere del rock duro, non solo degli anni '80.



(l'album completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/y4xj89tb)

È il 1980 e gli AC/DC hanno tutto ciò che serve per sfondare: il loro ultimo disco, "Highway to Hell", ha venduto bene, anche grazie alla direzione più concisa, concreta e commerciale imposta dal produttore Mutt Lange; hanno un cantante da paura come Bon Scott, che scrive anche testi semplici, diretti da erotomane ubriaco ma dopotutto simpatici e autoironici; hanno due autori fenomenali nei fratelli chitarristi Angus e Malcolm Young; e una buona sezione ritmica blues rock senza fronzoli né pretese in Cliff Williams (basso) e Phil Rudd (batteria).

Hanno tutto, ma il 19 febbraio del 1980 Bon Scott si sbronza o si droga a morte, nessuno lo saprà mai veramente, forse soffoca nel suo vomito, forse si avvelena per il troppo alcol. Ha solo 33 anni, e la cosa devasta il gruppo.

Qui però interviene il fato: qualcuno maligno potrebbe dire che sapendo di avere quattro assi serviti, gli AC/DC rimasti in vita se ne fotterono di Bon Scott - dopotutto il loro successo stava molto più nelle canzoni vere e proprie che nell'immagine del loro cantante. Si poteva fare: si poteva sostituire e proseguire il lavoro, sfondare davvero. Oppure, come pare sia, fortunatamente, più probabile, la famiglia di Bon Scott, gli amici del gruppo, tutti dissero ai fratelli Young e soci che davvero, Bon Scott si sarebbe asciugato le lacrime, avrebbe mandato tutti affanculo, si sarebbe bevuto una birra e sarebbe andato in studio per registrare il fottuto seguito di "Highway to Hell".

Così fecero: reclutano Brian Johnson, un inglese arcigno del nord che aveva cantato nei Geordie, uno che Bon Scott lo conosceva, che con gli AC/DC era stato compagno di tour, se ne vanno alle Bahamas con Mutt Lange e incidono il cazzo di disco nuovo. E che disco!

"Back in Black" prosegue la formula di "Highway to Hell" e vende 50 milioni di copie nel mondo. Uno dei migliori dischi della carriera degli AC/DC, è uno dei dischi che garantisce la sopravvivenza dell'heavy metal negli anni '80. Sporco al punto giusto, un po' malvagio da operetta e un po' con l'ombra maledetta dell'amico morto. Il successo arriva dalle canzoni? Dall'aura di morbosa curiosità per la morte e la sostituzione di Scott? Dalla gente che leggeva i testi cercando di capire se erano di Scott oppure erano davvero di Brian Johnson, quel novellino?

Comunque la si pensi, le canzoni sono centrali al successo del disco: "Back in Black" e "Hells Bells" sono due delle canzoni più potenti di tutto l'hard rock. E "You shook it all night long" prosegue a ricordarci che anche in un disco dedicato alla morte di Bon Scott quello che conta è lo spirito con cui Scott affrontava la sua vita: cazzo dritto, petto in fuori, birra in mano, e sempre una risata stampata in faccia.

Musicalmente beh, ragazzi, dopo quel giorno gli AC/DC sono entrati nell'immaginario di tutti e se non avete imparato a riconoscere il 4/4 essenziale di Phil Rudd, la ritmica di Malcolm e gli assoli di Angus dietro alla voce di Brian, beh, non sapete nulla di rock'n'roll.

Possiamo specificare che Angus è un solista eccezionale, o che Brian Johnson su "Back to Black" ancora non aveva la voce di carta vetrata delle sue uscite successive, familiare e piacevole, certo, ma non più capace della versatilità e delle sfumature che mostra nel suo esordio con gli AC/DC. Ma in realtà forse è meglio ascoltare il disco, bere una birra al ricordo di Bon Scott e chiedersi, come hanno fatto tutti gli amanti del rock'n'roll dal giorno in cui è uscito "Back in Black" e hanno sentito cosa cazzo c'era sul platter, se con Bon sarebbe stato lo stesso.

Probabilmente sì.

Ma questo non va che a maggiore onore di Brian.

Per cui una birra beviamocela anche per lui.

- Red

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