giovedì 25 giugno 2020

Parkway Drive: "Deep Blue" (2010)

Il 25 giugno di dieci anni fa esce "Deep Blue", terzo lavoro da studio dei Parkway Drive, gruppo originario dell'Australia che aveva ottenuto un buon seguito fra gli appassionati di metalcore grazie ai primi due album e a una intensa attività live negli Stati Uniti.



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/yaw6sped)

Quando esce "Deep Plue", terzo lavoro dei Parkway Drive, il gruppo originario dell’Australia era riuscito in breve tempo a guadagnare gran popolarità all’interno della cerchia degli adepti del metalcore, grazie al buon primogenito "Killing with a Smile" e all’altrettanto buon sequel "Horizons", nonché a un’abbondante attività live che ha permesso al loro brand di essere conosciuto soprattutto negli States.

Come si sa, l’aspettativa di vita di un gruppo moderno non è altissima, soprattutto di un gruppo che suona metalcore, genere esploso a cavallo della metà degli anni zero e diventato in breve tempo modaiolo e strainflazionato. I Parkway Drive, fortunatamente, sono una gradevole eccezione.

La band, chiamata a confermare la propria maturità, ha corretto il tiro, sotto la supervisione del nuovo producer, il guru Joe Barresi, smorzando l’aggressività degli esordi e tarpando la tagliente attitudine hardcore che caratterizzava il loro sound. L’approccio è più ragionato, le sfuriate 'core' più controllate, a giovarne è un approccio melodico più marcato, dalle sonorità più squisitamente vicine al metal classico e alla scena death/thrash svedese degli anni novanta (che a sua volta, è fortemente debitrice del nwobhm). In sintesi, tutto quello che già facevano i più noti gruppi metalcore quali Shadows Fall, Unearth, As I Lay Dying, August Burns Red. Niente di così originale, intendiamoci, ma il livello di ispirazione compositiva è decisamente alto.

La peculiarità del gruppo rimangono i lunghi e interminabili testi, che strutturati come tutt’uno con le singole composizioni hanno una vera e propria funzione narrativa. "Deep Blue" è una sorta di concept incentrato su riflessioni introspettive riguardanti la perdità e la ricerca di 'identità' e alienazione verso la società.

L’intro "Samsara" anticipa la breve opener "Unrest", uno degli apici dell’album, pezzo carico di groove scandito da riff taglienti e breakdown d’ordinanza. Gli altri highlights sono riscontrabili nella più accattivante e orecchiabile "Sleepwalker" (singolo di lancio del disco), in "Karma" (un ottimo mix di metal melodico caratteristico di Goteborg e hardcore newyorkese) e nell’evocatica "Home is for the Heartless" (tipico pezzo da arena, con quei cori che fanno molto “epic metal”).

Per non tradire le proprie origini, il gruppo non si esime dall’offrire mazzate nelle gengive, grazie a bordate come "Deliver Me" (il pezzo che più ricorda i Parkway Drive delle origini), "Deadweight" e la velocissima "Set to Destroy", con cui si chiude l’album.

Non c’è molto altro da dire, ovviamente la mancanza di originalità nelle soluzioni potrebbe indispettire gli ascoltatori più esigenti, fatto sta che Deep Blue rappresenta uno dei lavori più riusciti del genere, e coloro che hanno sempre avuto un debole per quella decadente melodia alla In Flames, unita alla furia dell’hardcore e del post thrash americano, troveranno molti motivi per rimanere soddisfatti dall’ascolto.

- Supergiovane

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