Il 25 giugno 1990 usciva l’esordio eponimo dei Deicide, fra i padrini della florente scena death metal old school coltivata a Tampa in Florida. Gruppo incredibilmente controverso a causa delle pose eccessive del 'blasfemo' cantante e leader Glen Benton, i Deicide contribuirono comunque in maniera indiscutibile all'evoluzione del genere con il loro trittico di album iniziali, di cui questo "Deicide" è appunto il primo.
(il disco completo --> https://tinyurl.com/ycck4woo)
I Deicide sono gruppo da sempre molto discusso, venerato dai diehard fan del death, disprezzato dagli accoliti del black metal norvegese, indifferente a molti per via di una sorta di “chiusura” compositiva in cui il gruppo capeggiato da Glen Benton si è fin da subito rifugiato.
A differenza dei colleghi Morbid Angel, Obituary e soprattutto dei Death, i Deicide non hanno mai voluto apporre evoluzioni stilistiche alla propria formula (quando pure i Cannibal Corpse con "The Bleeding" provarono a sperimentare nuove soluzioni), ad eccezione della breve parentesi di "Stench of Redemption", grazie all’apporto solista di Ralph Santolla.
Autori di una tripletta iniziale di album seminali, come di una serie di schifezze completamente prive di ispirazione nell’immediato seguito, i Deicide hanno sempre fatto molto parlare di sé per via dell’immagine iconografica apertamente blasfema, anticristiana e occultista. Oltre alla puerile rivalità che si era creata fra black metaller e deathster, Glen Benton era visto come uno dei più grandi ipocriti poser della scena da parte dei padrini del black, impressioni che vennero ovviamente confermate nel corso degli anni.
Nonostante la croce rovesciata marchiata a fuoco in fronte, il primogenito battezzato con il nome di Demon, le dichiarazioni di suicidio a 33 anni (e tante altre pagliacciate), tutta questa paccottiglia satanista si rivelò una grande farsa: Benton nel corso degli anni, piuttosto che all’adulazione di Belzebù, si dimostrò molto più interessato all’alcool e agli incassi sottobanco delle royalties, motivo per cui anni dopo i fratelli Hoffmann fanculizzarono Benton e abbandonarono il gruppo, con tanto di strascichi giudiziari.
Durante i primi anni novanta, non mancarono nemmeno episodi di cronaca nera negli States parallelamente a quelli in Norvegia, legati a presunti fan della dottrina satanista dei Deicide, episodi con cui i media andarono a nozze, regalando ulteriore pubblicità al gruppo.
Nonostante la sgradevole immagine che il gruppo si cucì attorno a causa del personaggio di Benton e di parecchie sgradevoli sue interviste, il gruppo, fra molti alti e bassi, riuscì a dare continuità alla propria carriera, forte soprattutto della rendita dei primi seminali album.
Uno di questi, è certamente il memorabile omonimo debutto, grazia a una macchina ritmica devastante, guidata dai riff a struttura circolare delle asce imbracciate dai fratelli Hoffmann e dall’ossessivo, quadrato e incessante drumming di Steve Asheim. Benton, molto discusso anche come “cantante”, fu forse il primo in assoluto ad alternare il suo growl profondo a urla animalesche, sovrapponendo le varie linee vocali registrate in studio che poi divennero uno dei marchi di fabbrica del gruppo.
I pezzi che compongono l’album hanno una durata media che si attesta sui tre minuti, sono tutti piuttosto monolitici e non si concedono grossi distanziamenti stilistici l’uno dall’altro. Fra i più rappresentativi ricordiamo il loro cavallo di battaglia "Dead by Dawn", e le memorabili "Lunatic of God’s Creation" (incentrata sulle gesta di Charles Manson) e "Suicide Sacrifical".
Il premio di 'most underrated' lo concediamo invece alle schizzate "Carnage in the Temple of the Damned", "Mephistopheles" e alla conclusiva "Crucifixation", dove risaltano maggiormente i brevi assoli distorti (a cui il gruppo comincerà ad affidarsi maggiormente su "Once Upon the Cross"). Un concentrato di brutalità e cattiveria che raramente si era sentito a quei tempi, che metterà a dura prova i vostri timpani e il vostro sistema nervoso.
- Supergiovane
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