domenica 14 giugno 2020

Blue Oyster Cult: "Cultosaurus Erectus" (1980)

Settimo album in studio degli hard rocker americani Blue Oyster Cult, "Cultosaurus Erectus", uscito il 14 giugno del 1980, è il ritorno glorioso della formazione newyorchese dopo un disco non impeccabile come "Mirrors".



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/yatl2ak4)

Dopo il mezzo passo falso di "Mirrors" (1979), caratterizzato da una scrittura meno ispirata e da arrangiamenti più leggeri e scialbi rispetto a quanto ci avevano abituato a fare nei cinque album precedenti, i Blue Oyster Cult capiscono che, in un'era in cui stanno nascendo nuovi generi di heavy metal ispirati anche alla loro vecchia produzione, la scelta giusta non è inseguire i gruppi radiofonici alla Fleetwood Mac ma tornare a picchiare pesante.

Per fare ciò scelgono come produttore una figura solida e affidabile come Martin Birch, e sfoderano subito in apertura un nuovo classico, la tempestosa "Black Blade", scritta dal cantante-chitarrista Eric Bloom con lo scrittore inglese Michael Moorcock e l'amico John Trivers sul tema di Elric di Melnibonè e della sua spada nera maledetta, il più famoso dei personaggi creato proprio da Moorcock. Il pezzo fa paura: un riff allucinato di chitarra lascia il posto alle paranoiche elucubrazioni del re-stregone albino, tra riprese e accelerazioni che conducono al finale kitsch in cui la spada stessa si fa beffe di Elric con l'aiuto di un vocoder. Da notare come Bloom canti quasi tutte le canzoni del disco, contrariamente all'abitudine del gruppo di variare continuamente il cantante solista da brano a brano.

Il livello rimane elevato per la successiva "Monsters", nella quale il quintetto mostra tutte le sue qualità musicali, tra riff di hard rock granitico, sofisticate escursioni jazz e il sax dell'amico Mark Rivera. "Divine Wind" è un blues rock suonato egregiamente, ma senza particolari qualità, riuscita "Deadline", con un ritornello caratterizzato da un meraviglioso lavoro di chitarra e tastiere rispettivamente di Donald Roeser e Allen Lanier.

Ad aprire il lato B sta quella che nell'intenzione del gruppo è la composizione principale del disco, "The Marshall Plan", firmata da tutti e cinque i componenti del Culto. Marshall in questo caso si riferisce all'amplificatore, in quanto la canzone descrive la storia di un ragazzo a cui viene fregata la ragazza da un musicista rock a un concerto e che decide quindi di diventare una rockstar e vendicarsi. Dal punto di vista musicale, il gruppo gioca un po' con diversi stereotipi sia nelle liriche che nella musica, arrivando persino a citare "Smoke on the Water" dei Deep Purple, la musica surf strumentale e il rock and roll anni cinquanta. Il brano è simpatico ma inessenziale, così come sono abbastanza trascurabili la seguente "Hungry Boys", un pezzo veloce fra hard rock e new wave, e "Lips in the Hills", che ricorda un po' lo stile dei Kiss senza riuscire a emularne l'orecchiabilità.

Sensazionale è invece il riff di tastiera di Lanier che apre "Fallen Angel", composta e cantata dal bassista Joe Bouchard, pezzo davvero di livello, breve ma coinvolgente power pop con un andamento lievemente irregolare e cambi di tempo e tonalità che ne aumentano il fascino. A conclusione di "Cultosaurus Erectus" troviamo poi un altro pezzo strepitoso, l'orrorifica "Unknown Tongue" del batterista Albert Bouchard, riuscito ritratto di una adolescente in fissa con il rock che di notte fantastica di possibili incontri soprannaturali ascoltando musica al chiuso della sua stanza.

"Cultosaurus Erectus" ci restituisce la gloria del Culto del periodo 1976-1978, aprendo una seconda giovinezza al quintetto originale, che purtroppo si chiuderà durante il tour del successivo "Fire of Unknown Origin". Naturalmente l'album è in gran parte mestiere, frutto della conoscenza ben sfruttata di sentieri già tracciati: ma se, invece di aspettarvi dai Blue Oyster Cult di guidare le nuove avanguardie metalliche dopo un decennio di onesta carriera, vi limitate a chiedere della buona musica, qui ne troverete in abbondanza.

- Prog Fox

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