lunedì 11 maggio 2020

Luciano Ligabue: "Ligabue" (1990)

L'11 maggio di trent'anni fa esordisce su LP il cantautore reggiano Luciano Ligabue, classe 1960, che con questo primo album, intitolato semplicemente "Ligabue", si impone subito all'attenzione della critica e del pubblico italiano. Si tratta infatti di un disco strepitoso, che rinnova per gli anni novanta il mito del rocker di provincia, sospeso fra il cantautorato emiliano e sanguigno di Guccini, Dalla, Bertoli e la devozione per Springsteen e il punk che già ispirarono un altro rocker emiliano, Vasco Rossi.



La cosa che colpisce maggiormente, quando si ascolta "Ligabue", album di esordio del cantautore reggiano, è quanto fosse bravo all'epoca, quanto fossero belle le canzoni che scriveva.

Perché le canzoni di "Ligabue" includono alcune delle più belle canzoni italiane dell'epoca, quell'epoca sospesa fra anni ottanta e novanta quando ancora si poteva essere rocker romantici, quando ancora si potevano fare sogni di rock'n'roll, prima che la morte del grunge, il trip hop e il nu metal non spazzassero via la voglia di imbracciare una chitarra elettrica e fare poesia di provincia.

Poeta di provincia, nel suo senso migliore: l'emilianità di Ligabue è evidente, come quella di tanti gruppi rock dell'epoca, i Rats, gli Stadio, i Rio, anche quelli più folk come i Modena City Ramblers o maggiormente punk e sperimentali come i CSI. C'è quel filo comune, c'è la via Emilia che scorre da Reggio Emilia a Bologna passando per Modena, c'è il mito dei vecchi Guccini e Dalla, ci sono le anomalie, Vasco Rossi e Zucchero che fanno un percorso proprio e che sono forse anche un po' esempi ingombranti.

Ligabue diverrà anche lui un monolite, una figura mastodontica che spazza record di vendite e di concerti tra Campovolo e stadi, e tutto quello che sarà è in nuce, e in meglio, qui.

Luciano Ligabue di Correggio, provincia di Reggio Emilia al confine col modenese, ha 29 anni nel gennaio del 1990 quando entra in studio a Milano per incidere il suo primo album con i Clan Destino (Max Cottafavi alla chitarra elettrica, Luciano Ghezzi al basso e Gigi Cavalli Cocchi alla batteria), a produrlo è Angelo Carrara, a cui lo ha presentato un amico comune, un certo Pierangelo Bertoli da Sassuolo, che crede tanto nel ragazzo da incidere due sue canzoni nei suoi due album precedenti, "Sogni di rock'n'roll" e "Figlio di un cane", canzoni che compariranno in questo suo primo LP.

Quando il disco esce siamo ormai a maggio e Ligabue di anni ne ha compiuti 30, e si sente che di anni ne ha 30 e non 18 o 20, non c'è l'energia punk e non c'è giovanilismo, nella voce come nelle parole Ligabue è un uomo, con le sue cicatrici reali e non immaginate, è uno che lavora, che ha fatto la gavetta, che fa serata nei bar e nei pub di paese, con amici chi più chi meno fuori fase, "Non è tempo per noi", canta, infatti, il ragazzone di Correggio.

Ha anche un bel repertorio al quale attingere, e ne attinge i brani migliori di una stagione ma anche di una carriera. Nessun album di Ligabue riuscirà a replicare la naturalezza, la spontaneità e la grinta di queste canzoni: "Balliamo sul mondo", "Bambolina e barracuda", "Piccola stella senza cielo", "Marlon Brando è sempre lui", "Non è tempo per noi", "Bar Mario", "Sogni di rock'n'roll", "Figlio d'un cane" - otto pezzi su undici di questo disco potrebbero bastare per un'antologia fenomenale.

E allora lo vogliamo dire che "Ligabue" è uno dei dischi italiani più belli del decennio, che Ligabue sapeva scrivere delle canzoni fenomenali, che aveva una band intelligente e capace, che come sessionmen in prestito dalla galassia di Elio e le Storie Tese arrivano Feiez a sax, hammond e cori, Jantoman alle tastiere e Otar Bolivecic al banjo?

Avremo il coraggio di dirlo senza preoccuparci di ciò che Ligabue è diventato in seguito, di quell'ingombrante monumento anche a se stesso? Avremo il coraggio di dire che era un ingombrante monumento a se stesso già al tempo del pur meritato successo del sopravvalutato "Buon compleanno Elvis"?

Noi il coraggio di dirlo ce l'abbiamo. "Ligabue" è un disco meraviglioso e nessun amante del rock italiano può non averlo in casa, che sia una cassetta nell'autoradio, un LP polveroso, o una playlist salvata sull'ipod.

- Prog Fox

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