venerdì 15 maggio 2020

King Crimson: "In the Wake of Poseidon" (1970)

Cinquant'anni fa oggi usciva anche "In the Wake of Poseidon", secondo album dei maestri del prog britannico King Crimson. Il gruppo si era frantumato a causa dei primi conflitti interni causati dal dispotico chitarrista Robert Fripp, ansioso di prendere il controllo completo del gruppo. Ne nasce così una copia carbone del disco d'esordio, non particolarmente entusiasmante ma importante per preparare il terreno al futuro della formazione inglese.



(il disco completo con due tracce bonus si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/y79cfsm3)

Si può realizzare uno degli album più importanti della storia del rock e poi entrare immediatamente in crisi? La storia dei King Crimson ci dice di sì.

Nell'ottobre del 1969 i King Crimson avevano pubblicato "In the Court of the Crimson King", l'album che conduce il progressive rock alla piena maturità, dopo che era nato due anni e mezzo prima con gli esperimenti classicheggianti di Procol Harum, Nice e Moody Blues. La quantità di band che saranno ispirate dal loro art rock è incalcolabile: nel corso del 1970, Genesis, Gentle Giant, Van der Graaf Generator e Yes pubblicano tutti album che sono fortemente debitori di "In the Court of the Crimson King", mentre debuttano Emerson, Lake & Palmer, un terzo dei quali è proprio il bassista Greg Lake transfugo dai King Crimson.

Lotte di potere tra il chitarrista Robert Fripp e il tastierista, sassofonista e flautista Ian McDonald, fino ad allora il principale compositore e artefice del suono dei King Crimson, portano quest'ultimo ad abbandonare la formazione, accompagnato dal batterista Michael Giles. Del bassista Greg Lake abbiamo già detto, anche lui non vuole rimanere con Fripp più a lungo. Il chitarrista rimane così solo padrone del nome del gruppo, affiancato dal solo Pete Sinfield, sodale, poeta e scrittore dei testi della formazione.

Fripp si mette così alla ricerca di nuovi musicisti e prepara il secondo album del gruppo, "In the Wake of Poseidon", a partire anche da idee musicali già sviluppate da Ian McDonald prima di lasciare: è il caso di "Cadence and Cascade", la più bella canzone del disco, e della lunga "The Devil's Triangle", una suite di una undicina di minuti che trae ispirazione fra l'altro da "Mars, The Bringer of War", uno dei movimenti della suite dei Pianeti del compositore classico anglo-svedese Gustav Holst.

Ma chi suonerà su questo disco? Fripp recluta il fantastico sassofonista e flautista Mel Collins, che nel decennio successivo diverrà uno dei più importanti interpreti del suo strumento nel mondo del progressive, ma per la sezione ritmica e il cantante non sa che pesci pigliare. Decide così di chiedere un favore ai suoi vecchi compagni: recluta, nel ruolo di musicisti in studio, Michael Giles alla batteria, al basso suo fratello Pete (con cui aveva lavorato nel trio Giles, Giles & Fripp, prima di fondare i King Crimson), e alla voce Greg Lake stesso. Finalmente il disco può essere registrato.

In tutto questo caos, non ci si può aspettare che il disco replichi il capolavoro precedente, o forse sì, ma non nel senso che si vorrebbe. L'album infatti è in un certo senso una copia carbone di "In the Court of the Crimson King", con la minacciosa fanfara per sax e batteria sincopata "Pictures of a city" nel ruolo di "21st Century Schizoid Man", "Cadence and Cascade" in quello di "I talk to the wind", e "In the wake of Poseidon" in quello di Epitaph.

Riesce nel compito di emulare il livello del loro esordio solo la meravigliosa "Cadence and Cascade", cantata dal futuro bassista Gordon Haskell, reclutato verso il termine delle registrazioni da Fripp e quindi in grado di rimpiazzare Greg Lake almeno per questa canzone stellare, una delle più belle ballate prog del decennio e forse non solo. Tutto in essa è perfetto, dal flauto di McDonald agli interventi luminosi dell'acustica di Fripp, per finire con le sottili pennellate della sezione ritmica.

"Pictures of a city", caratterizzata da un tempo più blando di quello del brano a cui si ispira, è senza infamia e senza lode nella parte cantata, mentre nella propria sezione strumentale, così come la struggente canzone che da il titolo al disco, è al limite dell'autoplagio. Almeno "In the Wake of Poseidon" presenta una delle maggiori interpretazioni vocali di Lake di una intera carriera.

Rimangono così "The Devil's Triangle", uno strumentale francamente non troppo ispirato, e la buona "Cat Groon", l'unico vero momento innovativo del disco, che traccia la strada che verrà seguita nel jazz rock schizofrenico del successivo album "Lizard" e che è segnata dal contributo al piano del jazzista Keith Tippett, che inizia qui una proficua collaborazione con i King Crimson durata tre dischi e che colora con i suoi interventi vari brani dell'album.

Abbiamo detto che al termine delle registrazioni, Fripp, Sinfield e Collins reclutano il bassista e cantante Gordon Haskell. In seguito troveranno anche il batterista, Andy McCulloch, e sarà questa la formazione che inciderà il terzo album "Lizard".

"In the Wake of Poseidon", per quanto sicuramente apprezzabile in alcuni momenti (tra i quali non abbiamo menzionato i delicati interludi intitolati "Peace"), rimane un album minore della produzione dei King Crimson, importante soprattutto per affinare le qualità compositive di Robert Fripp. Evidentemente solo divorando simbolicamente il proprio fratello maggiore McDonald, rubandogli idee e riscrivendone i brani, poteva diventare il genio che si sarebbe dimostrato a partire proprio dal disco successivo.

- Prog Fox

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