mercoledì 6 maggio 2020

High Tide: "High Tide" (1970)

Cinquant'anni fa oggi venivano completate le incisioni di "High Tide", secondo album della formazione inglese omonima, fra le prime del progressive rock britannico. Disco altrettanto valido quanto l'eccellente esordio ("Sea Shanties", 1969), è purtroppo il canto del cigno del gruppo che si scioglie per la mancanza di successo e i problemi di salute del batterista.



(il disco intero si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/ycrulxnf)

Dopo il vulcanico esordio dell'anno precedente, Tony Hill (voce, chitarra), Simon House (violino), Peter Pavli (basso) e Roger Hadden (batteria) integrano le tonalità di hard magmatico degli esordi con ispirazioni folk e jam psichedeliche: "High Tide" contiene infatti soli tre lunghi brani di notevole livello, due sul lato A e uno che occupa l'intera facciata B.

Rispeetto al disco d'esordio, le qualità compositive del quartetto si sono accresciute e questo permette al gruppo di indugiare maggiormente sullo sviluppo dei temi musicali invece di ricorrere esclusivamente all'energia che dominava "Sea Shanties". Il chitarrista Tony Hill lascia così maggiormente spazio al collega Simon House, cosicché l'album suona più progressive che hard rock. Quello che non cambia sono le atmosfere cupe, pessimistiche e prive di qualsiasi squarcio. In effetti, la mancanza del sarcasmo e dell'occultismo ironico che evitano ai Black Sabbath di sprofondare completamente nell'oscurità li rende probabilmente il gruppo più deprimente dell'epoca.

Il disco si apre con la meditabonda "Blankman cries again", che ci mostra un gruppo maturato e completamente padrone dei propri mezzi. Il tema iniziale è un folk prog obliquo che ricorda Family e Flock, con la calda voce del chitarrista Tony Hill avvolta dal violino di Simon House. Terminate le strofe cantate, il brano esplode in una jam di rock progressivo in cui House si esalta, prima di lasciare spazio all'elettrica violenta di Hill attorno a metà brano. La ritmica del batterista Roger Hadden, davvero superbo, e del bassista Peter Pavli, suggerisce una terribile tempesta atmosferica, un sabba delle streghe, che rievoca nel freddo di una landa desolata le tematiche apocalittiche vissute sui mari nell'album precedente.

Un lugubre tema di violino introduce la successiva "The Joke", prima che il brano si trasformi in una lenta marcia funebre di organo e lasci spazio alle liriche pessimiste di Hill; House conduce un'altra lunga jam, al termine della quale la chitarra acustica apre uno squarcio fra le nubi e lascia correre un violino catartico su uno dei percorsi più illuminati dell'album tutto.

Come detto, i quindici minuti di "Saneonimous" occupano per intero la seconda facciata: il brano si apre con il solito violino di House, che imperversa per quattro minuti, dopodiché emergono le chitarre acustiche di Hill, con una superba sequenza di accordi e arpeggi sui quali la voce del chitarrista tesse una solenne, malinconica trama. La seconda metà del lungo pezzo è ancora una volta una lunga improvvisazione collettiva, in cui elementi folk, jazz e hard rock si alternano fluidamente, finché il tema cantato non conduce un album davvero fenomenale alla sua degna conclusione.

Problemi di salute per il batterista Roger Hadden, durante le registrazioni di quello che sarebbe dovuto essere il terzo album del gruppo, portano la formazione a sciogliersi. Simon House sarà, dei quattro, quello con la carriera di più alto profilo nell'arco degli anni settanta, diventando una colonna degli Hawkwind e poi uomo di fiducia di David Bowie.

Gli High Tide sono un gruppo che, durato fin troppo poco e dimenticato da troppi, merita il posto che tutti gli tributano come gruppo cult del progressive underground dell'epoca, in tutte le enciclopedie del rock. Sia "Sea Shanties" sia "High Tide" vanno riscoperti e ascoltati. In seguito non mancheranno reunion e pubblicazioni di inediti dell'epoca e anche nuove incisioni; ma sono questi due album che hanno consegnato la combinazione di Hill, House, Pavli e Hadden alla storia.

- Prog Fox

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