venerdì 3 aprile 2020

Vasco Rossi: "Colpa d'Alfredo" (1980)

Veniva pubblicato il 3 aprile di quarant'anni fa "Colpa d'Alfredo", terzo album del cantautore italiano Vasco Rossi e disco della sua piena maturità musicale.



(il disco completo si può trovare qui --> https://tinyurl.com/ws5qvhj)

Nel 1980 il rocker di Zocca veniva da due dischi di buon livello, anche se chiaramente acerbi sia negli aspetti tecnici che in quelli contenutistici, "Ma cosa vuoi che sia una canzone" (1978) e "Non siamo mica gli americani" (fine 1978-inizio 1979), che già avevano visto una crescita dal primo al secondo.

Influenzato inizialmente da cantautori italiani, progressive alla PFM e punk, Vasco imbarca uno dei suoi più importanti collaboratori, Guido Elmi (alias Steve Rogers) quando intraprende le registrazioni di "Colpa d'Alfredo", nel quale lo accompagnano come sempre Maurizio Solieri alla chitarra, Gaetano Curreri alle tastiere e agli arrangiamenti e il bassista Alan Taylor alla produzione.

Oltre a loro ci sono Bruno Corticelli, Roberto Costa e Glauco Zuppiroli al basso, il Kaba (al secolo Angelo Cavazzuti) alla batteria, Enzo Feliciati alle tastiere e ai cori amici fra i quali Auro Lugli e Massimo Riva.

Con "Colpa d'Alfredo", Vasco si spoglia delle ambizioni cantautoriali e intellettuali per calarsi completamente nella parte del rocker di provincia: alcolizzato osservatore disincantato, drogato che prova invano a farsi i cazzi suoi nel sornione paesino appenninico, quasi come un personaggio di Andrea Pazienza, pornaccioso erotomane dall'animo tutto sommato romantico, che affronta col sorriso i (numerosi) due di picche e al di là del proprio narcisismo fallocentrico si scopre più interessato alle studentesse universitarie, pure se non gliela danno, di cui accetta con buona grazia i rifiuti (la scanzonata "Non l'hai mica capito", ma soprattutto "Colpa d'Alfredo", rocker clamoroso e vero inno generazionale del due di picche degli anni '80 almeno quanto "Servi della gleba" di Elio lo sarà degli anni '90).

A Vasco naturalmente interessa poco la questione femminile e zero il politicamente corretto, però emerge dall'istinto del fuori corso di provincia all'università di Bologna un uomo tutto sommato moderno nell'Italia del 1980: uno che ingoia i due di picche e l'orgoglio, uno che ricerca attivamente il consenso della donna, della quale riconosce in modo paritario il diritto di godere nel sesso, e di farlo spesso e volentieri - tutte cose che scandalizzano l'Italietta democristiana, perbenista e bigotta.

Così "Susanna", liceale che frequenta le discoteche del pomeriggio, sorta di Albachiara cresciuta e sfrontata, così la ragazza di "Colpa d'Alfredo" che scarica Vasco per andare "col negro, la troia", così la protagonsita di "Non l'hai mica capito" che non vuole una storia perché è concentrata sullo studio e fa sesso per piacere e senza impegno.

Musicalmente il territorio è più rock, la produzione più limpida e solida, meno confinata a sonorità seventies, la batteria del Kaba è protagonista incisiva nel sottolineare qualunque pezzo alla perfezione (si senta il funky nel motore di "Sensazioni forti"), e naturalmente Maurizio Solieri con la sua chitarra illumina non appena Vasco e il gruppo gli danno briglia sciolta, come nel talk box di "Sensazioni forti" o nei soli fragorosi di "Colpa d'Alfredo", evidentemente il massimo brano di questo che è uno dei massimi dischi del Blasco.

La divisione tematica del disco è evidente: il lato A è dedicato all'amore e/o al sesso, mentre il lato B è tutto incentrato sugli aspetti sociali, psicologici o sociologici che siano, a quello che abbiamo chiamato lo sguardo irriverente ma acuto del paria di provincia.

"Alibi", con una sezione ritmica strabordante e un altro contributo pazzesco di Solieri, è uno spaccato di vita che complementa "Fegato, fegato spappolato" dell'album precedente, sarcastico e irriverente. "Tropico del Cancro" è dedicato al tema della fuga da sé e del viaggio, un brano immaginifico, epico, quasi psichedelico, che vive di luce propria. Il disco si conclude con un altro grosso vaffanculo in musica, "Asilo Republic", nichilismo quasi punk che traccia una breve ma efficace descrizione della politica italiana negli anni di piombo, con riferimento evidente anche alle aspirazioni golpiste e alla morte di Pinelli.

"Colpa d'Alfredo", con il successivo "Siamo solo noi" (1981), è il migliore album di Vasco Rossi. Non ha nessuna importanza ciò che Vasco ha fatto di buono o cattivo negli anni successivi, questi due dischi bastano a mettere il cantautore di Zocca nell'olimpo dei rocker nostrani, piaccia o meno.

- Prog Fox

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