giovedì 2 aprile 2020

Mott the Hoople: "Mad Shadows" (1970)

Nell'aprile di cinquant'anni fa venivano completate le incisioni di "Mad Shadows", secondo album dei grandissimi e purtroppo misconosciuti Mott The Hoople, protagonisti del rock classico inglese dei primi settanta.



Il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/va6fmuc

Il 1969 aveva testimoniato la pubblicazione del disco d'esordio eponimo dei Mott the Hoople, un disco brillante di una formazione brillante e in forma, un quintetto di rocker britannici che sapevano incarnare sia l'anima ruggente che quella epica, malinconica, alfieriana, struggente e giovanilisticamente autocentrata del rock.

Il flop del primo disco non scoraggia né il gruppo né il loro produttore, l'eccentrico Guy Stevens (lo ritroveremo anni dopo a lavorare con altri giovani iconoclasti come i Clash).

Se possibile, l'insuccesso aumenta sia la rabbia del quintetto sia le sue pulsioni e pose tragiche, perfettamente incarnate da due delle composizioni migliori dell'album, rispettivamente il selvaggio brano di apertura "Thunderbuck Ram" (del cantante-chitarrista Mick Ralphs) e lo strepitoso duello chitarra-piano fra Ralphs e il cantante-pianista-chitarrista Ian Hunter che alimenta il crescendo disperato di "No wheels to ride", pezzo che aggiunge gli Steppenwolf al novero delle influenze che, sul primo disco, ammontavano quasi interamente a Bob Dylan e Rolling Stones.

Ciò non toglie che la musica del gruppo sia assolutamente personale, come Hunter ribadisce su un'altra perla dell'album, la struggente "I Can Feel", carica di sapori soul se non quasi gospel; mentre Ralphs firma un'altra aggressione sonora come "Threads of Iron", giusto per non fossilizzarsi troppo sullo stile da piano soul, ripreso peraltro nella conclusiva "When my mind's gone".

"Mad Shadows" è rock che picchia duro, intenso ed emotivo, che funziona al meglio quando si lancia nel melodrammatico e nel pomposo, in un certo senso quasi agendo da ponte fra gli Who degli anni sessanta e i Queen (non a caso loro ammiratori e amici) degli anni settanta. Il gruppo, oltre a Ralphs e Hunter, annovera fra le sue file i solidi Dale Griffin (batteria), Verden Allen (organo) e Pete Watts (basso), che condividono con i due chitarristi una sensibilità rock di taglio epico e violento.

Anche "Mad Shadows", purtroppo, è un flop commerciale, ma il gruppo stringe i denti e va ancora avanti, sacrificando il produttore e decidendo di cambiare linea per il successivo "Wildlife" del 1971. La fortuna però non li aiuta per altri due album, prima del successo in piena era glam che arriva grazie all'aiuto dell'amico David Bowie.

- Prog Fox

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