sabato 11 aprile 2020

Trans-Siberian Orchestra: "Beethoven's Last Night" (2000)

Usciva vent'anni fa oggi "Beethoven's Last Night" del progetto musicale Trans-Siberian Orchestra. L'album raccontava la storia horror-fantastica dell'ultima notte di Beethoven prima di morire, e vedeva il sommo compositore impegnato in una lotta contro il diavolo per il possesso della propria anima. Come è ovvio aspettarsi, il disco trabocca di citazioni beethoveniane.


(il disco completo si può ascoltare qui --> https://youtu.be/Wm2jdYcG5FM)



Progetto musicale composto, prodotto e arrangiato dal trio formato da Jon Oliva (ex-tastierista dei Savatage), dal tastierista Bob Kinkel e dal chitarrista Paul O'Neill, la Trans-Siberian Orchestra con "Beethoven's Last Night" realizza il proprio terzo album, in questo caso incentrato sulla figura di Ludwig van Beethoven. Numerosi brani famosi e meno famosi di Beethoven e non solo sono citati in continuazione e sprezzo assoluto del ridicolo e del purismo (a un certo punto ci sono incomprensibilmente persino una versione neoclassic metal delle Nozze di Figaro di Mozart e una del Volo del Calabrone di Rimsky-Korsakov).

La storia narrata dal disco è assurda quanto basta: è la notte della morte di Ludwig van Beethoven, il 26 marzo del 1827, e il compositore viene visitato dal Diavolo che reclama lo spartito della sua Decima Sinfonia incompiuta in cambio della sua anima che gli ha sottratto molti anni prima. Intervengono il Fato e suo figlio ("Twist of Fate", "i Giri del Fato", si potrebbe forse tradurre) e smascherano il Diavolo con una complessa e arzigogolata macchinazione che ricorda un po' aspetti del Canto di Natale di Dickens - l'anima del compositore ascende al Paradiso ma la Decima Sinfonia viene nascosta dal Fato.

A chi si rivolge la Trans-Siberian Orchestra? Beh, certamente non ai puristi, questo è un disco per amanti del prog metal più sinfonico ed eccessivo e delle commistioni più iconoclaste fra rock e classica (vedere alla voce Emerson Lake & Palmer), fin dalle note di apertura in cui si citano la Sonata al chiaro di luna, la Patetica, la Nona Sinfonia e, per non farsi mancare nulla, il Requiem di Mozart.

Il disco prosegue così, fra una citazione classica resa con tastiere prog o chitarre metal, florilegi di archi veri o sintetici, una pletora di cantanti e musiche epiche, pompose o struggenti, che si prendono terribilmente sul serio in continuazione. La resa è tragica e teatrale al massimo, quindi l'ascoltatore è avvertito: bisogna avere una passione o almeno una predisposizione per questo tipo di musica per poterla apprezzare, anche volendo ignorare il testo e concentrarsi sulla musica. Se però mostrerete un pochino di tolleranza per le citazioni beethoveniane e il senso continuo di tragedia allora potreste davvero godere appieno di un disco suonato benissimo, arrangiato in modo elettrizzante e pieno di melodie taglienti.

Oltre ai tre autori, il gruppo di musicisti alla base del progetto sono semplicemente i Savatage, vecchi amici e collaboratori di Jon Oliva: quindi Chris Caffery alle chitarre, Johnny Lee Middleton al basso e Jeff Plate alla batteria, mentre il loro cantante Zak Stevens compare come una delle numerose voci del progetto: il principale cantante del disco è Jody Ashworth, che interpreta Beethoven, Patti Russo interpreta l'amata Theresa ("The Dreams of Candlelight", "I'll keep your secrets", "After the Fall"), Jon Oliva interpreta il diavolo ("Mephistopheles", Misery"), Guy Lemmonnier il giovane Beethoven ("Vienna"), Sylvia Tosun e Jamie Torcellini sono il Fato ("A Final Dream") e suo figlio ("Midnight", "What good this deafness"), mentre nella pensosa, marziale "Dark" le tre Muse sono interpretate dal sopracitato Zak Stevens, da Dave Diamond e da Doug Thoms. A tutti loro si aggiungono il chitarrista Al Pitrelli (Asia, Megadeth, Blue Oyster Cult) e una sezione d'archi (viole: Mark Ferris, Mark Wood; violini: Denise Stillwell, Laura Seaton-Finn, Mary Rowell, Paul Woodiel, Todd Reynolds; violoncelli: Dorothy Lawson, Garo Yellin, Jonas Tauber).

Venendo ai singoli brani, molte sono le eccellenze: "Vienna"; le romantiche "I'll Keep Your Secrets" e "After the Fall" (degne di Jim Steinman e non a caso cantate da Patti Russo, collaboratrice proprio di Steinman e Meat Loaf); l'epos struggente di "This is who you are"; e la splendida, dolorosa "Who is this child?", che porta la storia verso la sua conclusione.

Per tirare le somme, "Beethoven's Last Night" è un disco davvero valido e coinvolgente, che però segue una impronta stilistica molto netta e forte sia per le scelte liriche che per quelle musicali. Se siete amanti di Emerson, Lake & Palmer, Jim Steinman & Meat Loaf, "Jesus Christ Superstar" e "Rent", Ayreon e - naturalmente - Savatage, questo disco farà per voi senza alcun dubbio. In caso contrario, maneggiare con cautela.

- Prog Fox

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