lunedì 13 aprile 2020

MGMT: "Congratulations" (2010)

Il duo newyorchese degli MGMT pubblica il 13 aprile del 2010 il suo secondo album, che segue il grande successo del singolo "Time to Pretend" dall'esordio "Oracular Spectacular". Né pubblico né critica rispondono bene, anche se noi, francamente, non capiremo mai perché.



(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/yx32yr5n)

Sono tante le volte in cui l'improvviso successo di un gruppo misconosciuto ci lascia perplessi, specie perché, soprattutto nell'ambito della musica che passa per radio, esso deriva generalmente dall'esplosione di una singola traccia alla quale spesso non segue molto di sostanziale. Altrettanto sconcertante, però, è come un gruppo esploso per una singola traccia, ma dotato di un notevole talento, di cui si ha prova effettiva disco dopo disco, brano dopo brano, venga relegato all'infamia dalla critica o all'indifferenza dal pubblico.

È questo forse il caso degli MGMT, duo formato a New York da due cantanti-autori pop rock, il chitarrista e batterista Andrew VanWyngarden e il tastierista Ben Goldwasser, che aggiungono il proprio nome con modestia ma anche talento alla lunghissima lista degli epigoni e discepoli di Brian Wilson, Lennon-McCartney e Brian Eno e che confermano, dopo l'ottimo debutto "Oracular Spectacular", di essere in gran forma anche sul loro secondo album, "Congratulations", che in confronto all'esordio sparì ingiustamente dalle radio e dalle classifiche dei critici.

Se su "Oracular Spectacular" il duo dava una nuova lettura, buona per l'era dell'eletroclash e dell'indie, della forma canzone usuale strofa-ritornello, su "Congratulations" VanWyngarden e Goldwasser compiono un indispensabile e riuscito cambio di marcia, lavorando continuamente su strutture inusuali, cambi di tempo e variazioni melodiche, destrutturando le canzoni ispirandosi a quell'approccio al pop rivoluzionato da figure quali Beach Boys e Beatles. Ovviamente la destrutturazione della canzone è una idea vecchia di quarant'anni, ma questo non la rende meno gradita o meno necessaria, ed è innegabile che i due siano capaci anche di risultati originali all'interno del loro percorso di crescita. Al fianco dei due compaiono stavolta, in selezionate occasioni, il chitarrista James Richardson, il chitarrista-bassista Matt Asti e il batterista Will Berman.

Il talento della coppia emerge fin dal brano d'esordio, "It's working", felice commistione di surf, psichedelia sixties e synth pop del nuovo millennio. "Someone's missing" evoca Klaatu ed Electric Light Orchestra. "I found a whistle" è un festival rumoristico sovrapposto a una semplice sequenza di accordi semiacustici, rimandando a certa psichedelia inglese anni sessanta.

"Siberian Breaks" è una suite di dodici minuti che cerca di mescolare un po' tutte le influenze del gruppo in un magnum opus: ritroviamo così Steely Dan, 10cc, Beatles, anche se forse la carne al fuoco è troppa e non tutto funziona bene quanto i brani più corti. Va comunque tributato rispetto al coraggio del duo nel proporre questo pastiche. Nella seconda metà dell'album compaiono anche due dei pezzi migliori del disco: "Brian Eno", omaggio a una delle loro evidenti ispirazioni, appropriatamente resa da un incalzante, accattivante cavalcata densa di suoni e strumenti inattesi e colorata da una sezione centrale lounge jazz e da un momento quasi bandistico; e la conclusiva "Congratulations", letargica, sinuosa e ironica, costruita su una abusata (sin dai tempi di Band e Led Zeppelin) ma non meno emozionante progressione discendente.

Per tirare le somme, pur senza essere un capolavoro o una rivoluzione, "Congratulations" è un disco eccellente, ebbro di idee e di fantasia e che si presenta fresco anche davanti a numerosi, ripetuti ascolti, senza deviare mai da un impianto musicale meno che totalmente melodico e orecchiabile. Non è certo poco.

- Prog Fox

Nessun commento:

Posta un commento

ARTISTI IN ORDINE ALFABETICO:   #  --  A  --  B  --  C  --  D  --  E  --  F  --  G  --  H  --  I  --  J  --  K  --  L  --  M  --  N  --  ...