mercoledì 29 aprile 2020

Fairport Convention: "Full House" (1970)

Tra febbraio e aprile di cinquant'anni fa veniva inciso anche "Full House", quinto album dei folk rocker inglesi Fairport Convention ed ennesima perla della loro discografia.



(il disco completo con tracce bonus si trova qui --> https://tinyurl.com/yclzfhdw)

Dopo avere inciso il loro capolavoro assoluto, "Liege & Lief", nel 1969, i Fairport Convention si trovano a dovere affrontare la seconda crisi della loro breve carriera.

Dopo il terzo disco, "Unhalfbricking", i ragazzi avevano dovuto gestire la morte del giovane batterista Martin Lamble in un incidente stradale che aveva coinvolto tutto il gruppo e in cui era perita anche la fidanzata del chitarrista Richard Thompson. Dopo il quarto album il trauma umano è assai minore, ma quello artistico resta: il bassista Ashley Hutching e la cantante Sandy Denny se ne vanno per fondare altre due band di folk rock con i loro compagni - Hutchings e la moglie Shirley Collins danno vita alla Albion Country Band mentre Sandy e il ragazzo Trevor Lucas ai Fotheringay.

Del gruppo originario rimangono così i chitarristi Richard Thompson e Simon Nicol, oltre alle recenti aggiunte Dave Mattacks (batteria) e Dave Swarbrick (violino e violino elettrico), che reclutano il fantastico bassista Dave Pegg e incidono con energia e furore immutati "Full House". L'album è un ennesimo successo per il gruppo.

Può sembrare strano sentire parlare di energia e furore per un disco di folk rock, ma il tutto sarà evidente anche all'ascoltatore più scettico non appena posata la puntina sul vinile.

Persa una cantante straordinaria come Sandy Denny, il suono del gruppo viene infatti deviato e diretto sugli strumenti: le chitarre elettriche di Nicol e Thompson non sono mai state così incisive, il violino di Swarbrick si impone su tutto con violenza, la sensazione generale è quella di una esuberanza vitale a cui non mancano di contribuire la solidissima sezione ritmica e la scelta di cantare i brani in maniera corale, con spesso tre o quattro voci alla volta.

I brani dell'album sono suddivisi equamente fra composizioni originali e brani tradizionali. Fra i secondi emerge la dolorosa "Sir Patrick Spens", storia di un naufragio e riuscita espressione delle armonie corali da ubriachi del gruppo, tra call-and-response in stile gospel, arpeggi elettrici che si incrociano, il violino dolente di Swarbrick e la percussività slegata e iconoclasta di Mattacks; splendidi anche gli strumentali "Dirty Linen" e "Flatback Caper", che raccolgono diverse melodie folk e le danno in pasto a un violino famelico e a mandolini ammiccanti.

Dei brani composti dal gruppo, "Walk Awhile" apre le danze con allegria scanzonata e disimpegnata, puntellata da prove superbe del violino di Swarbrick e della batteria di Mattacks; mentre "Doctor of Physick" pone l'enfasi su ritmi lenti e marziali, con Pegg e Mattacks che ancorano solidamente il suono alla terra, grazie anche ai suoni della sezione ritmica appropriatamente scelti dal tecnico del suono John Wood.

Capolavoro centrale dell'album è però la composizione collettiva "Sloth", nove minuti di puro folk rock progressivo, costruita a partire da un ritmo letargico (sloth in inglese significa appunto indolenza) con il solito corale da ubriachi per poi tramutarsi, grazie a un crescendo impressionante, in una tempestosa improvvisazione corale.

A queste sette canzoni si aggiunge oggi "Poor Will and the Jolly Hangman", che fu cancellata dalla scaletta all'ultimo minuto (tanto che le prime copie dell'album ancora la riportavano erroneamente in copertina) perché Richard Thompson decise che non gli piaceva il proprio assolo di chitarra (mah!). Per fortuna oggi è nuovamente inclusa nei cd e nelle versioni online assieme a un piccolo numero di tracce bonus che comprende un altro capolavoro inspiegabilmente lasciato fuori dall'LP, il singolo "Now be thankful", un inno struggente alla natura e all'armonia nel creato invocato dalla voce da druido del buon Swarbrick.

Una menzione finale per le esilaranti note di copertina del disco, che imitano quelle di un giornale locale (dando una idea analoga ai Jethro Tull per il loro successivo "Thick as a Brick"): nelle notizie compare il diario di una giornata di manifestazioni sportive rurali improbabili, degne di Lewis Carroll, alcune delle quali risultano addirittura letali per i poveri partecipanti, fra i quali ci sono anche i personaggi delle canzoni del disco.

"Full House" è un deciso, capace e coerente cambio di sonorità nella carriera del gruppo: i cinque musicisti fanno fronte alla perdita dei compari con maturità e intelligenza, realizzando un nuovo capolavoro del folk che sa battersi alla pari sia con i virtuosismi del nascente progressive sia con le precedenti, più misurate e più tradizionaliste, opere del gruppo. Non ne parleremo mai bene abbastanza.

- Prog Fox

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