domenica 22 marzo 2020

Vader: "Litany" (2000)

Vent'anni fa oggi usciva "Litany", quarto album dei death metaller polacchi Vader, forse il loro migliore album e uno dei più importanti album di death metal degli anni zero.



(disco completo qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mMDwPX8sXt_h63B8exIPnymqxsa_KDwTc)
L’inizio del nuovo millennio in campo death metal viene inaugurato con un masterpiece leggendario, stiamo parlando di Litany dei Vader.

Litany, quarto album da studio della band polacca capitanata dal frontman Piotr “Peter” Wiwczarek, rappresenta non solamente il punto più alto raggiunto nella loro pluriennale carriera, ma anche uno dei capisaldi del death metal europeo. Per usare un francesismo, uno di quei lavori che meritano di stare in cima alla classifica degli album che spaccano il culo di brutto.

Il gruppo, il cui monicker è ovviamente preso dal famigerato villain di Star Wars, vede i propri natali addirittura nei primi anni 80, per essere precisi dobbiamo risalire all’uscita nelle sale de “Il ritorno dello Jedi”. Dopo un lunghissimo apprendistato, l’esordio arriva nel ’92 con The Ultimate Incantation, album tanto immaturo quanto promettente, ispirato in forma sostanziosa dal thrash americano più feroce di stampo slayeriano. La loro carriera prosegue in costante ascesa, prima con “De Profundis” e poi con “Back to the Blind”. Arriva l’offerta di una major del settore, la firma con la Metal Blade con cui incidono subito il mini “Kingdom” (i mini lp fra un full lenght e un altro diverranno la consuetudine).

Eccoci dunque arrivare al diretto interessato, Litany, album estremamente ispirato, feroce, brutale, incazzato, composto da undici pezzi spalmati su una mezz’ora tiratissima sparata al massimo in cui i blast beat vanno a coprire quasi del tutto l’intera sezione ritmica. La produzione è programmata scrupolosamente per non fare prigionieri: l’energia dei suoni sprigionati, in particolare dalla cassa della batteria del fenomenale Krysztof “Doc” Raczowski (scomparso solo cinque anni dopo a causa di un tumore, RIP), raggiunge livelli di potenza inauditi. A dirigere questa sinfonia del massacro ordita dalla sezione ritmica, ci pensa il vocione rauco e rozzo di Peter (un po’ il Lemmy del death metal) con il suo caratteristico growl/nongrowl, marchio di fabbrica inconfondibile.

In un genere spesso tacciato di essere eccessivamente monocorde e ripetitivo, in cui chi non è un estimatore fatica a “distinguere un pezzo dall’altro”, i Vader dimostrano personalità da vendere, forti di un songwriting snello e di spiccate peculiarità stilistiche che li distinguono in mezzo alla massa.

L’album apre le danze con Wings, pezzo assolutamente devastante dal tiro letale, grande classico del quartetto polacco immancabile in sede live. L’altrettanto epica Xeper rappresenta l’unica sterzata del disco orientandosi verso un up-tempo molto dinamico e poderoso, condito da un groove killer.

Le polveri vengono definitivamente incendiate con Cold Demons (unico estratto dell’album che può vantare un videoclip), un concentrato di pura e genuina violenza sotto forma di death metal. Meritevolissime di menzione anche The One Made of Dreams, Forewards to Die!!! e North (tutti pezzi che non raggiungono i due minuti di durata), tripletta che contribuisce alla carneficina sonora offerta dai Vader.

Chiude l’album The Final Massacre, composizione presa dall’album di esordio che il gruppo ha debitamente rivisto e riregistrato, e che mette in risalto tutta l’influenza che gli Slayer hanno avuto sul loro sound.

Permettendogli con Litany, di comporre il loro Reign in Blood personale. Signori, il massacro è servito.

- Supergiovane

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