sabato 7 marzo 2020

Disturbed: "The Sickness" (2000)

Vent'anni fa oggi usciva "The Sickness", disco d'esordio dei Disturbed, fra i protagonisti migliori del nu metal americano. 



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/t5rqqfu)


Correva l’anno 2000, complice anche una crisi in termini di ispirazione che aveva colpito il metal (perlomeno, i big del settore), aveva iniziato a spopolare un nuovo genere (o meglio, una diversa direzione stilistica), ribattezzato da qualche vate musicale nu-metal. Il 7 marzo di quell’anno, esce "The Sickness" dei Disturbed, uno di quegli album che hanno contribuito a dare ulteriore spinta propulsiva al movimento del metal del nuovo millennio.

Volendo scomporre il genere in quattro correntoni, possiamo individuare in gruppi come Linkin Park, P.O.D. e Papa Roach quella forma di nu-metal più leggero, visceralmente mtv-friendly e tendenzialmente più ispirato da crossover e rap piuttosto che dal metal tradizionale.

Di contrapposto, abbiamo il nu-metal più pesante, brutale e (post)thrasheggiante degli Slipknot, Mudvayne o Coal Chamber.

Poi ci sono gruppi quali Deftones, System of a Down e Korn, attivi da molto prima dell’ascesa del genere, i quali hanno avuto evoluzioni autonome e decisamente più “autoriali” (e che, non a caso, hanno sempre ripudiato l’etichetta rifilatagli).

Infine abbiamo quella corrente nata dal crossover, dal groove, e dalle ceneri del grunge e rinata come alternative metal, della quale i maggiori esponenti sono i Drowning Pool, i Godsmack e appunto i Disturbed.

La storia del gruppo comincia a Chicago intorno alla metà degli anni ’90 per mano dei padri fondatori Dan Donegan, Mike Wengran e Steve Kmak, rispettivamente chitarrista, batterista e bassista. La svolta avviene nel 1996: i tre, rimasti senza un lead singer, pubblicarono un annuncio su un giornale locale per cercare qualcuno che potesse riempire il posto rimasto vacante. All’annuncio rispose David Draiman.

Non ci volle molto prima che lo stesso Draiman diventò il leader e mastermind della band, fu effettivamente lui che suggerì il cambio di monicker da Brawl a Disturbed. E da lì a qualche anno, ecco arrivare il debutto "The Sickness", un boom fragoroso che a oggi ha venduto oltre cinque milioni di copie nel mondo.

A far da apristrada ci pensò il buon singolo "Stupify", lanciato un mese dopo l’uscita dell’album, ma fu con il seguente estratto "Down with the Sickness", da molti ricordata per l’iniziale incipt OOOUUU-UAH-AH-AH-AH, un riff portante tanto elementare quanto accattivante, il suo anthemico refrain 'Get up! Come on get down on the sickness!', e nondimeno per l’isterico e delirante bridge finale (se nell’immaginario dei Korn fatto di ambienti familiari disfunzional e abusi genitoriali il colpevole è spesso il padre, in questo caso il carnefice è la madre) che i Disturbed fecero il botto interplanetario.

Gli stilemi compositivi sono i medesimi per ogni singola composizione presente sull’album: inflessione crossover estremamente marcata, mid-tempo e riff stoppati a ricircolo continuo, groove pompato ai livelli massimi consentiti, ritmiche lineari, omogeneità compositiva volta a ricalcare la forma canzone classica, canzoni tutte di medio-breve durata, nessun accenno di solismo o virtuosismo individuale, un leggero tocco di elettronica, testi espliciti e rabbiosi. In sintesi, l’ A B C standard di come suonare nu-metal, indicato su ogni vademecum e manuale for dummies.

A fare la differenza è soprattutto il frontman David Draiman, cantante carismatico che adotta uno stile estremamente personale (seppur influenzato dalla verve schizoide di Jonathan Davis), e dotato di un timbro profondo, ruvido e potente.

L’opener "Voices" e la seguente "The Game" (in sequenza, terzo e quarto singolo estratto) vanno a completare un quartetto iniziale assolutamente avvincente.

Tutto il resto dell’album si attesta comunque su livelli decisamente alti per lo standard del genere, fra cui spiccano l’accattivante "Fear", la cadenzata "Numb" (in cui risalta tutta l’influenza dell’alternative misticheggiante in salsa Maynardiana) e l’azzeccata rivisitazione di un classico dei Tears for Fear, ovvero "Shout", qui personalizzata e ribattezzata "Shout 2000" (Draiman ha sempre avuto buon piglio per le cover, come testimonia soprattutto la più recente "The Sound of Silence").

Il gruppo oggi può vantare una carriera pluriventennale fatta di alti e bassi, e nonostante qualche album valido che prova a discostarsi da queste sonorità proponendo soluzioni differenti (vedi "Indestructible"), "The Sickness" rimarrà di gran lunga il loro album più apprezzato e saccheggiato in sede live. Certamente un must per tutti colori a cui garba il genere; di contro, altrettanto certamente non farà cambiare idea a chi ha sempre ritenuto il nu-metal musica dozzinale, monocorde e prevedibile.

- Supergiovane

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