lunedì 23 marzo 2020

Black Widow: "Sacrifice" (1970)

Cinquant'anni fa usciva anche "Sacrifice", album d'esordio degli inglesi Black Widow, gruppo di progressive rock con influenze jazz e hard, confuso spesso con epigoni o imitatori dei (peraltro coevi) Black Sabbath a causa del nome e dell'ampio ricorso a tematiche occultistiche e misteriche. Gruppo da riscoprire per tutti gli appassionati di prog e di rock inglese dei primi settanta.



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/w878uva)


Il periodo tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70 fu estremamente creativo nel Regno Unito, grazie al fatto che generi che oggi percepiamo come chiaramente divisi fossero ancora estremamente mescolati fra loro, in una sorta di Pangea creativa. Hard rock, jazz rock, progressive, folk e blues si trovavano ancora compenetrati insieme e nessuna band generava confusione in ascoltatori viziati se faceva qualcosa di diverso da ciò che ci si aspettava da loro.

In questo panorama si muovevano i Black Widow, nati a Leicester come i Family e come essi un gruppo alla confluenza fra jazz, prog e hard. A differenza dei sanguigni Family, i Black Widow toccavano temi misterici e satanici più profondamente che non gli stessi Black Sabbath, a cui furono un po' inappropriatamente associati in seguito.

Il gruppo era formato dal cantante Kip Trevor, dal chitarrista Jim Gannon, dal bassista Bob Bond, dal batterista Clive Box, da Clive Jones (flauto, sax e clarinetto) e da Zoot Taylor (piano e organo). Tutt'altro che un power trio, insomma, e infatti il gruppo si distingue per arrangiamenti abbastanza sofisticati, jazzati o classicheggianti, con ampio uso di flauto nei passaggi solisti.

Premesso che il disco non ha pezzi fiacchi, tra i brani migliori vanno segnalati "Come to the Sabbat", quello a più alto tasso occultistico dell'album (a una litania iniziale segue una giga medievaleggiante con flauto, archi e percussioni al centro del suono, che termina poi in un maniacale sabba) e i due brani che aprono e chiudono l'album, rispettivamente "In ancient days" (che dopo una minacciosa intro di organo si sviluppa come una cavalcata prog rock sui tempi medi illuminata da influenze blues e dal flauto di Clive Jones) e "Sacrifice" (undici minuti di jazz rock progressive che regge bene il confronto con le coeve opere di Colosseum e Family).

Per riassumere, "Sacrifice" è un riuscito disco di jazz-rock progressivo dedicato al tema del satanismo e dell'occulto, ben più che una mera bizzarria, da riscoprire per tutti gli appassionati della musica di quegli anni, progressive in primis.

- Prog Fox

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