domenica 5 gennaio 2020

Aksak Maboul: "Un peu de l'ame des bandits" (1980)

Nel gennaio di quarant'anni fa usciva il meraviglioso "Un peu de l'ame des bandits", meraviglioso nel senso della meraviglia e del fantastico che i belgi Aksak Maboul, esponenti del R.I.O. ('rock in opposition', un movimento progressive rock radicale politicamente e musicalmente di fine anni settanta), riescono a evocare nelle tracce di questo album.



(il disco completo si può ascoltare qui --> https://tinyurl.com/w4bd2b5)
I belgi Aksak Maboul avevano debuttato nel 1977 con "Onze Danses Pour Combattre la Migraine", che li aveva proiettati immediatamente all'attenzione degli appassionati di Canterbury, Rock in Opposition e rock di avanguardia. Dopo essersi formalmente associati al Rock in Opposition, che oltre che un sottogenere del progressive rock europeo più radicale rappresentò per un breve periodo una cooperativa musicale, lavorarono a febbraio e agosto del 1979 alle registrazioni del loro secondo album, completato e pubblicato nel gennaio del 1980.

"Un Peu de l'Âme des Bandits" vede il temporaneo abbandono di uno dei due fondatori e leader del complesso belga, Vincent Kenis. Il gruppo rimane così nelle mani dell'altro leader-fondatore, il tastierista e sassofonista Marc Hollander, che rinnova la formazione chiamando i batteristi Frank Wuyts e Chris Cutler, quest'ultimo proveniente dai disciolti Henry Cow, il chitarrista-violinista-bassista Fred Frith (un altro ex-Henry Cow), due ex-membri degli Univers Zero (altro gruppo belga di R.I.O.), ovvero Michel Berckmans (fagotto, oboe) e Denis van Hecke (violoncello), e infine la cantante Catherine Jauniaux, che già era stata ospite nel disco d'esordio.

Con brani composti da tutti i membri del gruppo, "Un Peu de l'Âme des Bandits" risulta un'altra piccola meraviglia di musica radicale, per quanto chiaramente imparentata con l'accogliente e multiculturale mondo del rock'n'roll.

La volontà di porsi sotto il grande ombrello protettivo della musica più rilevante dell'ultimo trentennio del secolo si coglie dal brano di apertura, "A Modern Lesson", che mescola Bo Diddley e Bela Bartok (le cui affinità ritmiche erano state notoriamente studiate dal famoso arrangiatore Paul Buckmaster già un decennio prima) - fondo rock'n'roll alla Diddley con strabordante radicalismo prog-R.I.O. in primo piano, e la voce di Jauniaux che mescola scat e improvvisazione vocale in modo esilarante.

"Palmiers en Pots" è un pot pourri di tango veri e finti che regala il momento più melodico e commovente del disco; lo segue la strepitosa "Geistige Nacht", il brano più radicale ed esplosivo del lato A, in cui emerge la maestria tecnica dei musicisti e la potenza dei due batteristi, che costruiscono un potente temporale sonoro su cui vaneggiano i solisti, rievocando nei momenti più sconvolti i King Crimson di "Red". "I viaggi formano la gioventù" è un canto tradizionale turco riarrangiato non senza un fascino ipnotico.

Il lato B è interamente occupato dalla suite "Cinema", in quattro parti, che prosegue il discorso secondo le coordinate di "A Modern Lesson" e "Geistige Nacht": pur se meno varia dei brani individuali sul lato A, presenta alcuni momenti fantastici come l'assolo di chitarra di Frith, molto frippiano, sul finale del secondo movimento, "Alluvions".

Dopo la pubblicazione dell'album, il chitarrista Vincent Kenis torna in formazione e il gruppo incide un nuovo album con un altro gruppo belga, i Tueurs de la Lune de Miel, firmato a nome Honeymoon Killers, nel 1981. Sette nuove tracce appariranno a firma Aksak Maboul nel 1984 sul disco "Made to Measure Vol. 1", a fianco di pezzi di Minimal Compact, Benjamin Lew e Tuxedomoon. Poi, abbandonate le sedute di registrazione di un terzo album proprio, il gruppo si scioglie per venticinque anni.

- Prog Fox

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