lunedì 16 dicembre 2019

Seatrain: "Sea Train" (1969)

"Sea Train" è il primo album dei... ehm, sì, Seatrain, evoluzione del gruppo blues rock americano dei... Blues Project (che fantasia). La band inventa un linguaggio roots fusion in cui strumentali che gettano un ponte inusuale fra jazz e country si affiancano a brani di roots rock progressivo, come una versione ipertrofica della Band, favorita dagli assoli dei suoi eccellenti strumentisti.



(il disco completo si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=PL8UfM7ycll7Q107jtBDsWjQ8_TtThq8I0)


I Seatrain nascono dai resti dei Blues Project, fra i primi gruppi di blues rock americani, e dal loro ultimo album "Planned Obsolescence" del 1968. Dei membri originali del gruppo erano rimasti solo il bassista e flautista Andy Kulberg e il batterista Roy Blumenfeld; i nuovi membri erano Richard Greene (violino), John Gregory (voce, chitarre) e Don Kretmar (sax, basso). Dopo avere realizzato quell'album col vecchio nome per una questione contrattuale, decidono di cambiare nome in Seatrain per segnare un distacco col passato (prendendo il nome da una compagnia di trasporti navali) e pubblicano nel 1969 il loro esordio col nuovo nome, chiamato semplicemente "Sea Train".

L'album, con brani composti da John Gregory o da Andy Kulberg, con l'ausilio delle liriche di Jim Roberts, è un'opera senza dubbio brillante. I Setrain riescono a tracciare un originale ponte fra il roots rock della Band, il folk rock dei Byrds e il jazz rock di gruppi come Flock e Blood Sweat & Tears (d'altronde, Al Kooper e Steve Katz, fondatori di questi ultimi, erano stati nel Blues Project anche loro), trovando qualche somiglianza forse con gruppi come Quicksilver e It's a beautiful day (si ascolti "Let the duchess no") che avevano condotto esperimenti fra il country progressivo e il rock psichedelico, ma anche con i britannici Family. Davvero pochi i gruppi che si sono cimentati in questo stile che alcuni hanno chiamato roots fusion.

Uno dei più classici esempi di questo linguaggio musicale davvero ibrido si trova nello strumentale "Pudding Street", tra gli accordi jazz e blues di Gregory, il flauto di Kulberg e il violino di Greene. "As I lay losing" è un altro capolavoro strabordante, con Blumenfeld a guidare la complessa partitura ritmica del brano con una prova superlativa e una cascata di assoli superbi di Kretmar, Gregory e Greene.

Se vogliamo il difetto del disco può essere che le idee a volte sbalordiscano un po' troppo, come se il gruppo cercasse appositamente la soluzione più inusuale a scapito della fruibilità. Ma possiamo davvero considerarlo un difetto? Comunque non manca anche un brano più semplice e meditativo come la dimessa ballata semielettrica "Rondo". Tra i pezzi interessanti c'è anche l'ottima "Out where the hills", che verrà reincisa in una versione ancora più intensa e riuscita nel disco successivo della formazione.

Dopo la pubblicazione dell'album, Blumenfeld, Gregory e Kretmar lasciarono il gruppo, per essere sostituiti dal batterista Larry Atamanuik, dal chitarrista-cantante Peter Rowan, transfugo degli Earth Opera, e dal tastierista Lloyd Baskin. Questo non avrebbe minato la creatività del gruppo, che avrebbe continuato, non senza altri cambi di formazione, fino al 1973.

- Prog Fox

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