(il disco completo --> https://tinyurl.com/uzlcqay)
Chi se lo sarebbe mai aspettato? Nel 2019, dopo vent'anni di attività e una serie di dischi dischiutibili (opps...) i Coldplay escono con "Everyday Life" che è disco onestissimo e uno dei migliori della loro carriera senza dubbio.
Sarà che hanno guadagnato così tanto che possono fare quello che gli pare? Sarà che Chris Martin in particolare ha perso la capoccia dietro all'ambientalismo, al punto che non faranno nemmeno concerti per la preoccupazione per la CO2? Ma allora perché lanciare il disco dalla Giordania con tre concerti speciali lì? Ci sono arrivati in nave come Greta? Non hanno mica fatto male eh, solo boh. Personaggi che hanno diluito la propria musica nella quest for money non ce la contano mai del tutto giusta con le loro svolte. Sarà che volevano andare in Giordania per dare un messaggio contro razzismo e islamofobia? è per questo che ci sono varie scritte in arabo nell'artwork e nei titoli? Forse non è servito a molto se poi ha vinto le elezioni Boris Johnson ma, boh, forse la Brexit non è contro gli islamici ma contro l'Europa? Chissà. Ma che ci fotte a noi in finale?
Il disco sono in realtà due LP, due brevi LP di mezz'ora l'uno e avrebbero potuto risparmiare plastica stampandoli su un solo CD ma no, perché i Coldplay ci hanno le fisse concettuali e i due album sono "Sunrise" (alba) e "Sunset" (tramonto) e quindi ci vogliono due cd, poi in Giordania lo hanno presentato con due brevi concerti, uno la mattina a fare "Sunrise" uno la sera a fare "Sunset" (e poi il terzo normale concerto il giorno dopo).
C'era bisogno di sta divisione? Boh forse no perché il disco in realtà fluisce e scorre bene tutto di fila e non ci sono grosse differenze tra la prima e la seconda parte. Ma com'è lo stile del disco, allora? "Everyday life" è un disco abbastanza ecumenico, diciamo, se vogliamo trovargli degli antecedenti possiamo farlo negli album influenzati dalla world music dei Peter Gabriel, David Byrne e Paul Simon degli anni '80/'90, naturalmente filtrato dal pop lagnosetto post-Radiohead di cui i Coldplay sono maestri. Da questo punto di vista, "Everyday Life" ne è un erede assolutamente dignitoso e rispettabile, con una attenzione particolare per il mondo africano e mediorientale. Anche se le sperimentazioni che vi albergano sono più importanti per la band che non per la storia della musica rock, non si può negare che il gruppo giochi con numerosi mood e modelli, rendendo l'album vario e interessante.
Nel primo LP, ci lasciamo piacevolmente cullare da "Sunrise", strumentale d'apertura a cui collabora il nostro Davide Rossi, e da "Daddy", una delicata ballad che ci ricorda perché Chris Martin & soci abbiano sfondato, ovvero perché sanno farci commuovere.
Il secondo LP fa anche meglio: ci sono "Guns", una esuberante canzone alla chitarra acustica, sembra una canzone solista di Dave Matthews; "Orphans", che mescola con successo Arcade Fire e "Graceland" di Paul Simon; "بنی آدم" ("figli di Adamo"), la canzone che riesce di più a infondere uno spirito musicale multietnico; "Champion of the World", uno dei momenti sinceramente più commoventi della storia del gruppo, è dedicato a Scott Hutchison, leader dei Frightened Rabbit suicidatosi il 10 maggio 2018 (e cita la sua "Los Angeles, Be Kind"); e infine "Everyday Life", pop infuso di world music che conclude degnissimamente l'album.
Le domande inevase di inizio recensione restano inevase anche dopo l'ennesimo ascolto del disco. I Coldplay hanno compiuto una svolta artistica di rilievo? Oppure è solo un caso? Dopo anni in cui sembravano precipitati nella stessa irrilevanza degli U2, sono paraculi o sono sinceri? Se dobbiamo giudicare solo da questo disco, i segnali sono positivi. Ma dipenderà anche da come si muoveranno d'ora in poi. Ai posteri l'ardua sentenza ma diciamo ai Coldplay: noi facciamo il tifo per voi.
- Red
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