sabato 7 dicembre 2019

Aimee Mann: "Magnolia" (1999)

Usciva oggi vent'anni fa la splendida colonna sonora del film "Magnolia" di Paul Thomas Anderson, dieci canzoni della quale erano state suonate e/o composte appositamente dalla cantautrice americana Aimee Mann e/o dal cantautore Jon Brion.





Chi ha avuto la ventura di imbattersi, sul grande/piccolo o medio schermo, in "Magnolia" di PT Anderson non può essere uscito da questo incontro in modo indifferente o superficiale.

Nel suo film del 1999, Anderson compie un virtuoso esercizio di stile, incastrando meccanismi di racconto corale e di varia umanità, in modo davvero magistrale (almeno secondo il parere di chi scrive queste note). È un film di volti e di primi piani sorprendenti: il volto affascinante e dolente di Julianne Moore, quello inquietantemente risoluto (e mai troppo rimpianto) di P.S. Hoffmann, quello spavaldamente hollywodiano e da Actor's Studio performer di Tom Cruise.
E, a dire molti, è vitale per l'ispirazione complessiva del regista l'ascolto e l'interazione con le canzoni che l'amica Aimee Mann stava componendo proprio mentre lo script complessivo dell'opera stava prendendo corpo.

Il film e l'album della cantautrice americana ("Magnolia: music from the motion picture", 1999) sono infatti due parti di un quadro che si assembla perfettamente e vive proprio delle mutue interazioni, ma che permette alle due opere di reggersi perfettamente anche in completa autonomia.

A partire dalla martellante e teatrale "One", che accompagna la memorabile scena introduttiva, tutte le canzoni del disco trovano sia perfetta collocazione nel film sia straordinaria vita autonoma. La cifra stilistica del racconto di Aimee Mann è sicuramente più lineare e convenzionale rispetto alla atmosfera sospesa e paradossale del film, ma questo non è da ascrivere a difetto, anzi.
Si tratta di splendide ballate di pop cantautoriale, pienamente ispirate, in cui la dolce voce di Mann precorre quelle strade che (ad esempio) saranno
anni dopo ripercorse con risultati analoghi da Joan As A Policewoman, tanto per indicare una possibile linea ereditaria.

Non c'e' un singolo passo falso nel disco, che scorre ammaliante e accogliente: un romanticismo disilluso ed assolutamente antiretorico fa da linea guida e da
connessione tra i diversi brani che si susseguono in una garbata sequenza fino al colpo finale, che aggiunge al disco la testa d'ariete per il successo
commerciale e di critica, ovverosia "Save Me".
Brano capolavoro, struggente ninna nanna che consegna questo disco e Aimee Mann ai cuori di tutti gli appassionati: non solo di cinema, non solo di musica, ma di arte in generale.

- il Compano Folagra

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