domenica 3 novembre 2019

Raincoats: "The Raincoats" (1979)

Il 3 novembre di quarant'anni fa usciva il debutto omonimo delle The Raincoats quartetto post-punk tutto al femminile che realizzò tre dischi splendidi tra 1979 e 1984. Questo, il primo di essi, è uno dei dischi più radicali dell'anno, con il pregio ulteriore di non essere radicalmente inascoltabile!




(l'album completo si può ascoltare qua: https://tinyurl.com/y25c23bz)


La fine degli anni settanta fu uno di quei momenti magici della musica pop, uno di quei periodi in cui si poteva sperimentare davvero. Non che non fosse possibile sperimentare in altri periodi, o non sia possibile oggi, solo che all'epoca idee bizzarre ed esperimenti alternativi erano visti con favore e interesse da una fetta consistente di grande pubblico e dalle case discografiche, senza considerare tutte le case indipendenti. Un'epoca di fervore artistico con pochi eguali, fuori dalla quale sarebbe stato pressoché impossibile imbattersi in un gruppo come le Raincoats.

Quartetto tutto al femminile, le Raincoats sono fondate dalla chitarrista portoghese Ana da Silva (proveniente da Funchal, Madeira, come Cristiano Ronaldo, che dopo avere studiato Lingue germaniche a Lisbona si iscrive allo Hornsey College of Art nel Regno Unito), e dalla sua amica Gina Birch, bassista inglese e sua compagna di college. Tra diversi cambi di formazione, le due amiche arruolano per il singolo d'esordio "Fairytale in a Supermarket" e per il debutto su LP "The Raincoats" la chitarrista, violinista classica e attivista femminista Vicky Aspinall (laureatasi al Royal College of Music) e la batterista spagnola Paloma Romero, detta Palmolive, ex-fondatrice e batterista delle Slits (forse il primo gruppo tutto al femminile dell'era punk).

Le Raincoats rientrano nel movimento punk non tanto per la musica, che non è aggressiva e violenta (anche se a tratti abrasiva), quanto per lo spirito libero. È difficile infatti sentire spesso dischi che rientrano ampiamente nelle espressioni musicali del rock ma che si sviluppano su un tale piano di libertà, iconoclasta, radicale e totalizzante. Nessuna delle vignette del disco sfugge al rifiuto completo della forma tradizionale della canzone, tra cambi continui di armonie e ritmi, non sequitur, uso di strumenti anomali o uso anomalo di strumenti (il basso della Birch rappresenta qui forse quello più interessante).

Anche l'uso delle voci è particolare, Aspinall, Birch e Da Silva si alternano e sovrappongono continuamente, con uno stile improntato all'espressionismo di una Dagmar Krause (la cantante di Slapp Happy, Henry Cow & Art Bears) o alle declamazioni di un Bowie o di una Siouxsie Sioux.

Il risultato è sorprendentemente gradevole per un disco che è concepito per non esserlo; forse perché non è concepito per essere ascoltabile, ma le quattro musiciste non si incaponiscono per renderlo inascoltabile - cosicché quando emergono melodie fiabesche o accattivanti non le scartano ma le sottopongono solo al proprio peculiare modo esecutivo ("Fairytale in a Supermarket", "No side to fall in" o "Black and White", nonostante il sax delirante dell'amica Lora Logic).

Un altro momento di respiro in un ascolto che comunque non è mai troppo opprimente è la bella cover di "Lola" dei Kinks, posta esattamente a metà dell'album.

Nella seconda metà del disco emergono maggiormente anche le influenze del violino della Aspinall, che illuminano in particolare l'ossessiva "Life on the Line" e le notevoli "The Void" e "In love", con quest'ultima che sembra quasi preconizzare la musica di gruppi come i Camper van Beethoven. Splendido anche il crescendo finale della conclusiva "No looking".

Disco fra i più sperimentali e radicali del 1979, "The Raincoats" è anche una entusiasmante introduzione a quattro musiciste troppo presto dimenticate, anche perché le Raincoats, pur con qualche cambio di formazione, rimasero insieme fino al 1984 producendo altri due album di alto livello.

Se siete musicalmente curiosi, onnivori e famelici, "The Raincoats" non vi deluderà.

- Prog Fox

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