lunedì 4 novembre 2019

Gentle Giant: "Civilian" (1979)

Nel novembre di quarant'anni fa venivano completate le registrazioni di "Civilian", undicesimo e ultimo album in studio dei Gentle Giant, maestri del progressive britannico. Disco bistrattato e demolito dalla critica ben al di là dei propri demeriti, non apprezzato dai fan che gli rimproverano cedimenti nei confronti delle sonorità della new wave, "Civilian" viene pubblicato il 3 marzo e affonda definitivamente il gruppo, che si scioglie dopo un ultimotour promozionale.
(il disco si può ascoltare qui: https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nK28nCG553UQY3j43a-42p4DmRp8zSMTI)


Quando è il momento di incidere "Civilian", i Gentle Giant sono ormai un dinosauro senza speranze di sopravvivere all'avvento degli anni ottanta. I Genesis hanno perso Steve Hackett e Peter Gabriel; gli Yes hanno perso Jon Anderson e Steve Howe; Peter Gabriel e Robert Fripp si sono convertiti alla new wave; i King Crimson si sono sciolti, così come Emerson, Lake & Palmer e i Van der Graaf Generator.

I Gentle Giant stessi si scioglieranno poco dopo la pubblicazione di questo, che sarà l'ultimo album: nessuna reunion nei 40 anni successivi e nessuna apparentemente prevista nemmeno ora che esce un box che racchiude tutti i dischi in studio, quindici dischi dal vivo e due compilation di inediti di varia origine.

Ma torniamo a "Civilian": i Gentle Giant, dopo essersi dedicati a musica sempre più cerebrale nel prosieguo degli anni settanta, negli ultimi tempi avevano pubblicato due dischi non molto apprezzati dai loro fan, a causa di una svolta verso l'accessibilità e l'immediatezza, dovuta o a stanchezza e desiderio di non ripetersi nel prog cerebrale, o a un interesse per le nuove sonorità, o forse per una resa al punk che aveva rivoluzionato i gusti del pubblico.

Quale che fosse il motivo, i due dischi "Giant for a day" e "The Missing Piece" sarebbero divenuti oggetto di una sorta di damnatio memoriae, che colpisce anche questo "Civilian", che pure ha diversi motivi di interesse.

È vero che non si tratta del lavoro più riuscito del quintetto, all'epoca composto da quattro dei membri fondatori (Derek Shulman, voce; Ray Shulman, basso; Kerry Minnear, voce, tastiere; Gary Green, chitarre) e dal batterista John Weather (a bordo dal 1972); eppure l'era new wave e post punk apparirebbe quasi congeniale ai Gentle Giant, viste le possibilità di sperimentare liberate dal movimento. Il gruppo decide infatti di tentare un incrocio tra progressive e new wave non privo di ispirazione, sebbene sul piano artistico riuscirà decisamente meglio, per dire, ai nuovi King Crimson ("Discipline", 1981).

Basso e batteria sono prodotti e missati secondo le regole della nuova onda, mentre le tastiere spaziano da piano elettrico e synth più vicini alle sonorità di fine decennio a momenti che ricordano il prog dell'era classica.

Fra le otto tracce del disco, vanno applaudite almeno "Convenience", che apre l'album con l'urgenza della nuova era musicale, "Inside out" con i suoi suoni moderni e le armonie corali elaborate tipiche del gruppo, e la conclusiva "It's not imagination", che fra tutte le canzoni dell'album sono quelle che realizzano meglio il tentativo di fusione fra generi.

Altro eccellente pezzo è la ballata "Shadows on the Street", generalmente considerato il brano migliore del disco anche se più che altro perché è quello che non ha nulla di new wave e richiama esplicitamente la propria era progressive di inizio decennio.

Pubblicato il 3 marzo del 1980, ultimo disco di uno dei più importanti gruppi del progressive rock britannico, "Civilian" chiude dignitosamente un percorso fatto di undici album in studio e tanta buona, buonissima, splendida musica.

- Prog Fox

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