sabato 2 novembre 2019

Rage Against the Machine: "The Battle of Los Angeles" (1999)

"The Battle of Los Angeles", terzo album dei Rage Against the Machine, esce il 2 novembre del 1999 e rappresenta l'ultimo disco in studio della formazione, nonostante diverse reunion successive. Rappresenta anche il disco più maturo e completo della breve e intensa carriera della band, che coincide per intero con il decennio degli anni Novanta.




(il disco completo si può ascoltare qui: https://tinyurl.com/y32gezww)




2 Novembre 1999, i losangelini Rage Against the Machine danno alle stampe "The Battle of Los Angeles", terzo studio album di una carriera esplosiva anche se non particolarmente prolifica.

Formati nel ’91, pubblicano l’anno successivo il loro esordio omonimo, uno degli album più importanti in assoluto degli anni novanta, per qualità e originalità. Bisogna aspettare quattro anni per il sequel, "Evil Empire", lavoro che vende altrettanto bene, ma nonostante le due superhit "Bulls on Parade" e "People of the Sun" lascia un po’ l’amaro in bocca; siamo troppe spanne sotto il loro debutto. I RATM potevano fare decisamente meglio.

Altri tre anni d’attesa, ed ecco arrivare "The Battle of Los Angeles", pluriacclamato album della riscossa. Il gruppo si ripresenta in forma smagliante, con una ritrovata vena compositiva e tanta voglia di sperimentare. E più incazzati che mai verso la società occidentale, confermandosi, se mai ce ne fosse ancora bisogno, come il gruppo più politicizzato della scena musicale.

Repubblicani o democratici non fa differenza, i RATM non risparmiano nessuno, le tematiche dei testi sono sempre indirizzate ponendo duri attacchi verso il sistema capitalista, le politiche guerrafondaie, le disuguaglianze sociali, le dittature e regimi totalitari presenti nel mondo.

E qui si pone sempre l’eterna domanda: come si fa ad essere degli anticonformisti credibili quando si è parte integrante dello showbiz, incidendo per una major, la Epic, che rende conto a una multinazionale come la Sony? La figura dei rivoluzionari che da sempre accompagna i quattro membri, Zack De La Rocha, Tom Morello, Brad Wilk, Tim Commeford, è solamente un espediente di facciata? La risposta è no, non è solo un modo per cucirsi addosso il ruolo dei Don Chisciotte moderni, tutti e quattro i membri (soprattutto Morello) sono da sempre impegnati in prima linea come attivisti antagonisti del sistema, donando capitali ad associazioni filantropiche, organizzazioni non governative, partecipando a manifestazioni di protesta e mob per lotte di emancipazione sociale e diritti civili, e pure finanziando gruppi di ribelli di ispirazione marxista in Sudamerica. Insomma, possiamo vedere il loro operato come un modo di asservirsi di una multinazionale per finanziare le loro battaglie. E naturalmente, le multinazionali si asserviscono di loro per proliferare grazie ai milioni di dischi venduti. Un po’ come una candela che brucia da due parti, tenendo viva la fiamma della rivoluzione da un estremo, e del capitalismo dall’altro.

Tornando al lato prettamente musicale, la band porta una ventata di freschezza nel proprio sound, pur rimanendo fedelissimi al loro ibrido fra metal e rap, imbevuto da una flessione funk, in quello che è stato uno dei più personali esperimenti di crossover della loro generazione. Merito soprattutto di Morello, chitarrista dal tocco e inconfondibile, che per l’occasione di sbizzarrisce con gran gusto nella sperimentazione di feedback e tecniche inedite e anticonvenzionali, con l’ausilio dei suoi switch e kit per la pedaliera.

A fare da apristrada per la battaglia di Los Angeles ci pensò "Guerrilla Radio", pezzo cazzuto e diretto dotato di un groove travolgente, e dal refrain semplice ed efficace, diventato subito un grande classico del gruppo. E non è da meno l’opener "Testify", complice un Morello dannatamente ispirato, sparandoci pure un assolo ottenuto staccando il jack e usandolo a mo’ di plettro.

"Sleep Now in the Fire", secondo singolo estratto, è un pezzo rabbioso e accattivante che narra della sopraffazione occidentale verso popolazioni meno tecnologicamente sviluppate, dall’avvento di Colombo passando attraverso la colonizzazione dell’America fino alle politiche estere degli States ai giorni nostri. Forte di un refrain coinvolgente di immediato impatto con De La Rocha qui davvero ispirato, il pezzo presenta un riffing di stampo blues, rivisitato da Morello in modalità ruvida e distorta. Il videoclip della canzone fu diretto dal noto regista anti-Bush Michael Moore (che diresse anche quello di "Testify"), e vede la band e lo stesso Moore impegnati in un flash mob di fronte alla New York Stock Exchange.

Abbiamo un altro pezzo molto appetitoso nel piatto, ci stiamo riferendo a "Calm Like a Bomb", in cui il riff portante che emula sirene antipanico dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto sia ampio il campionario a base di feed inauditi ed effetti sonori astrusi di Morello. "Born of a Broken Man" è quello che in genere si definisce come la perla occulta dell’album, magistrale nell’alternare strofe simil-narrate su ritmiche evocative e cadenzate, insolitamente dilatate per lo stile compositivo del gruppo, per poi deflagrare in un grooveggiante refrain incazzatissimo. Forse, potrebbe pure essere considerato il pezzo più meritevole dell’album.

Bisogna riconoscere che la seconda parte di "The Battle of Los Angeles" non è altrettanto valida della prima, però scorre tutto sommato decisamente bene, e ogni pezzo ha quel qualcosa di personale che ti permette di apprezzarlo, segnaliamo "Maria" con il suo trascinante incedere rappeggiante e le più sperimentali, conclusive, "Ashes in the Fall" e "War Within a Breath", in cui il gruppo prova a indirizzarsi verso sonorità industrial e post punk, rielaborate alla loro maniera.

Nella versione bonus è presente "No Shelter", non un’inedita dato che era già stata pubblicata un paio di anni prima in occasione della colonna sonora di "Godzilla".

"The Battle of Los Angeles" è un disco solido, fresco, originale, capace di mantenere alta l’attenzione per tutti i suoi quarantacinque minuti di durata. Lo stesso Morello lo ha sempre considerato quello più elaborato e completo, nel suo complesso.

Da lì a un anno, sfortunatamente, De La Rocha decise di lasciare la band (in toni amichevoli), che di conseguenza non se la sentì di proseguire l’attività. Poco male, perché le loro strade si incroceranno con Chris Cornell, con cui daranno vita agli Audioslave (producendo un esordio fotonico, e altri due album discreti).

I Rage Against the Machine si riuniranno nel 2007, fino al 2011, tenendo svariati tour ma senza riuscire a comporre un nuovo lavoro. Escludendo il postumo "Renegades" (album di b-sides), "The Battle of Los Angeles" restava quindi il canto del cigno di uno dei gruppi più rappresentativi degli anni novanta.

Ieri è stata annunciata la reunion per il 2020. La band si esibirà anche come headliner al Coachella del prossimo anno. Ma ancora non si sa se sia in vista del nuovo materiale.

- Supergiovane

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